Una mamma di 43 anni si è gettata dall’ottavo piano di un palazzo a Milano insieme alla sua bambina di 2 anni.
Alle 15 di lunedì 23 settembre una donna di 43 anni è salita fino all’ottavo piano di un palazzo milanese, in viale Regina Margherita e si è lanciata nel vuoto insieme alla figlia di 2 anni.
All’incirca in quell’orario i condomini di questo palazzo, di cui la donna non era residente, hanno udito un forte tonfo. Sono bastati pochi istanti e hanno capito il dramma svoltosi: la donna era a terra in un lago di sangue, mentre la bambina era accanto a lei, ancora vigile e cosciente ma confusa.
Una testimone ha confessato a Fanpage: “Ho sentito un rumore molto forte e delle urla, mi sono affacciata e ho visto questa scena raccapricciante. In vita mia ne avevo viste solo nei film”.
Secondo le prime ricostruzioni la donna non era un’inquilina del palazzo. Quando è entrata la donna avrebbe chiesto di uno studio legale all’ottavo piano, ma quando è arrivata all’ottavo piano si è gettata con la bimba nella tromba delle scale.
La donna avrebbe anche lasciato un messaggio d’addio sui social. Forse per problemi di tossicodipendenza temeva che le sarebbe stata tolta la custodia della figlia.
Oltre alla piccina scampata miracolosamente all’omicidio suicidio la donna aveva altri due figli di 11 e 8 anni avuti da una vecchia relazione con l’erede di una dinastia industriale lombarda e che sono stati affidati al padre.
La bimba più piccola invece l’ha avuta con un altro uomo.
Giovedì 26 settembre la mamma avrebbe dovuto presenziare a un’udienza per l’affido della figlia minore. Il padre di quest’ultima voleva l’affido della piccola e pare intendesse dimostrare che la madre era pericolosa.
Nonostante, inizialmente, le condizioni della bimba fossero state giudicate gravi, i traumi non riguardavano la testa, le fratture e contusioni sono tutti guaribili.
La bimba è stata portata di Niguarda.
La quarantatreenne, è poi emerso, era laureata in legge, ma non aveva mai lavorato, proveniva da una famiglia benestante.
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Secondo l’ultima perizia medica la donna soffriva “di gravi disturbi di personalità , narcisista e immatura, ma non di disturbo psichiatrico”. La sua ultima figlia era stata affidata ai servizi sociali, ma in carico alla madre. In teoria avrebbero dovuto vivere in una comunità a Milano, ma la donna si allontanava spesso.
Infine negli atti di parte la donna era accusata di avere relazioni ambigue, di uscire dalla comunità per andare nei locali, di aver lasciato da sola la bimba, ecc…
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