“Suicidio assistito”: la sentenza della Consulta sul caso di Marco Cappato che ha aiutato Dj Fabo.
Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, aveva accompagnato Dj Fabo, Fabiano Antoniani, in Svizzera a morire. Dj Fabo, divenuto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale, aveva deciso di ricorrere al suicidio assistito in una clinica privata.
Marco Cappato nel febbraio 2017 decide di compiere un gesto di disobbedienza civile e accompagna Fabiano Antoniani da Milano a Zurigo (Svizzera) per l’ottenimento dell’assistenza alla morte volontaria nella clinica Dignitas, dove si pratica il suicidio assistito. Rientrato in Italia si autodenuncia per il reato di cui all’art.580 c.p., ossia “aiuto al suicidio”. Inizialmente l’accusa viene archiviata dalla Procura di Milano, ma successivamente il giudice delle indagini preliminari lo accusa. Inizia così il processo. La Corte Costituzionale rinvia a settembre 2019 il verdetto, chiedendo al Parlamento di intervenire per colmare il vuoto legislativo, ma la legge non arriva. Ecco quindi che la Consulta ha dovuto decidere ed ha aperto al “suicidio assistito”.
Il 25 settembre del 2019 nella sentenza dei giudizi della Corte Costituzionale si legge che chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli” Per questo motivo Marco Cappato “non è punibile” per aver aiutato Dj Fabio a realizzare la sua volontà: la pena che rischiava, lo ricordiamo, erano 12 anni di reclusione.
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Se da una parte la reazione delle parti in causa ne sono felici: “Da oggi tutti più liberi, anche quelli che non sono d’accordo” ha dichiarato Marco Cappato, dall’altra diffuso è il malcontento. Il diritto a vivere si contrappone al diritto a morire. Si è infatti creata una spaccatura nei medici e molti si sono già dichiarati pronti ad esercitare “l’obiezione di coscienza”. Il presidente della Federazione nazionale dei medici chirughi e odontoiatri (FNOMCEO) ha dichiarato che “deve essere lo Stato a prendersi la responsabilità dell’atto finale.” La Federazione chiede infatti che sia un rappresentante dello Stato, e non un medico, a verificare la sussistenza di tutte le condizioni e a procurare il farmaco. Sempre Anelli aggiunge: “Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana“.
E voi unimamme che ne pensate di questa decisione?
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