Emergono elementi importanti dalla relazione dei servizi sociali sulla mamma che si è gettata con la figlia dall’ottavo piano di un palazzo milanese.
Unimamme, torniamo ad aggiornarvi con nuovi sviluppi nella storia della mamma che si è buttata dall’ottavo piano insieme alla figlia lunedì 23 settembre.
Mamma suicida con la figlia: era seguita dai servizi sociali
Ora emergono altri dettagli circa questa drammatica vicenda che ha visto la morte della mamma 43enne e il ricovero della bimba di 2 anni in terapia intensiva al Niguarda di Milano.
Mercoledì 18 settembre i servizi sociali del Comune hanno scritto una relazione sulla donna, che era seguita fin dalla nascita della bimba.
La donna, lo ricordiamo, aveva anche altri due figli, ancora minorenni, che sono stati affidati al suo ex marito, mentre ha avuto la figlia più piccola, salvatasi miracolosamente, da un altro uomo.
Il documento non è molto lungo, solo una ventina di righe. Da esso si evince che la mamma suicidatasi non viveva già da tempo nella comunità che le era stata assegnata e dove avrebbe dovuto trascorrere (almeno) tutte le notti. Le avevano proposto anche una comunità alternativa e lei aveva declinato l’offerta.
La mamma dichiarava di vivere in un appartamento, con la figlia, nonostante non le fosse consentito. Infine lei stessa “riconosceva di aver commesso molti e gravi errori”.
La donna infatti, violava tutte le prescrizioni. Nonostante i servizi sociali fossero a conoscenza di tutto non sono stati decisi interventi di urgenza.
All’interno di questo quadro bisogna tenere in considerazione anche le numerose segnalazioni del padre della bimba, che ora ha deciso di fare causa al Comune di Milano.
Tramite i suoi legali, in settembre, l’uomo aveva consegnato un faldone di indagini difensive corredato di testimonianza, chat, foto e filmati che dimostravano che la donna aveva istinti suicidi, che voleva uccidere anche la figlia, che era stata denunciata per abbandono di minore, aveva un giro di frequentazioni molto ambiguo, ecc…
C’erano state istanze urgenti al Tribunale il 2 e 9 settembre e ancora il 12 settembre dove il padre della piccina aveva chiesto l’affido o la protezione della bimba.
Secondo gli educatori, assistenti sociali, ecc.. la donna non presentava rischio per la bimba.
Da un’altra relazione con la comunità di Milano, risalente al 10 luglio, si sospettava che la donna non rientrasse in comunità nemmeno di notte ormai da settimane. Le è stato fatto un richiamo e un invito a riprendere gli incontri con l’educatrice che la mamma aveva sospeso di sua volontà da tempo.
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Dalla relazione emerge che la donna aveva una relazione serena con la bimba e che l’unico problema era il conflitto col padre della piccola.
Unimamme, la situazione descritta sul Corriere della Sera pare aggravare la situazione dei servizi sociali che avrebbero dovuto vigilare e proteggere la bimba.
Voi cosa ne pensate dopo aver letto tutto questo, soprattutto considerando che c’è stata una morte e che la piccina si è salvata per un soffio? Questa piccola avrà sulle sue spalle le conseguenze del gesto della madre per tutta la vita.