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Attualità

Naufragio di migranti vicino a Lampedusa: è strage di donne e bambini

Published by
Maria Sole Bosaia
fonte: Ansa/ le bare delle vittime del naufragio sul molo di Lampedusa

Nuovo naufragio di una barca di profughi al largo di Lampedusa. 13 donne vittime, tra i dispersi 8 bambini.

Nella notte tra domenica 6 ottobre e lunedì 7 si è verificato un nuovo naufragio a 6 miglia dalle coste di Lampedusa.

Naufragio vicino a Lampedusa: cosa è successo

A bordo del barchino c’erano più di 50 persone fatte partire dai trafficanti senza salvagente nonostante le condizioni meteo del mare fossero in netto peggioramento.

Le motovedette della guardia costiera finora hanno portato in porto 22 superstiti, mentre sono stati recuperati 13 cadaveri, tutti appartenenti a donne. Tra i dispersi ci sono anche 8 bambini.

La Guardia costiera in un comunicato riporta:”intorno a 00:15 la motovedetta avvistava a 6 miglia dall’isola di Lampedusa il barchino sovraccarico e già sbandato e dopo qualche minuto giungeva anche l’unità della guardia di finanza. Nel corso delle operazioni di soccorso, con condizioni meteomarine avverse, lo spostamento repentino dei migranti ha provocato il ribaltamento dell’imbarcazione”.

Pare infatti che, osservando l’arrivo dei soccorsi della Guardia costiera i migranti si siano spostati tutti su un lato causando il ribaltamento della precaria imbarcazione.

Il procuratore Salvatore Vella ha sottolineato: “a bordo erano tutti senza salvagente, se lo avessero avuto ora sarebbero tutti salvi”.

Sul barcone erano più di 50. La maggior parte dei sopravvissuti, 13 uomini e nove donne, sono salvi solo grazie al coraggio degli uomini della guardia costiera e della guardia di finanza”.

La più piccola delle vittime recuperate, di 12 anni, viaggiava con la mamma, una zia e la cugina che l’ha identificata.

Fino a questo momento sono state identificate solo 4 delle 13 donne morte.

“Fra i dispersi c’è anche mia sorella con la sua bambina di appena otto mesi”  ha dichiarato una superstite accompagnata all’hotspot di contrada Imbriacola.

Un altro superstite, un giovane tunisino, Wissem, ha aggiunto di aver visto la piccina coi suoi occhi. Quando la barca si è ribaltata anche lui è finito in mare. Dicono gli inquirenti: “Mentre risaliva, a fatica, ha visto il corpicino che scendeva e lo ha afferrato per riportarlo a galla ma poi è stato afferrato alle caviglie da un migrante che provava a risalire. Lui, Wissem, per liberarsi ha dovuto sfibiare la cintura per far sfilare i pantaloni e ha dovuto anche mollare la neonata”.

LEGGI ANCHE > NAUFRAGIO NEL MEDITERRANEO: MORTI 3 BAMBINI, 100 DISPERSI. PORTI CHIUSI ALLE ONG

I migranti sono quasi tutti tunisini, ma ce ne sono anche alcuni subsahariani, nelle ultime settimane, infatti, ultimamente ci sono molte barche che partono dalle coste della Tunisia, la via più breve.

Ora la procura di Agrigento ha aperto un’inchiesto, il fascicolo è contro ignoti.

Il sindaco di Lampedusa ha commentato la tragedia. Basta stragi del mare. Basta raccogliere morti che galleggiano. Non possiamo continuare ad assistere allo sbarco di cadaveri di povere persone che inseguono il sogno di migliorare la propria vita. La politica agisca”.

A intervenire con toni molto duri è stato anche Oscar Camps, presidente e fondatore di Open Arms. “Probabilmente saremmo arrivati in tempo perché la nostra nave era a sole 20 miglia di distanza. È orribile che una nave come quella di Open Arms, che tutti conoscono per la sua capacità di azione e salvataggio, non sia stata attivata per percorrere 20 miglia e poter intervenire“.

Infine, anche Roberto Saviano si è espresso con un messaggio su Facebook:

“Dal Mediterraneo hanno bandito le Ong eppure si continua a morire, come dimostra il naufragio a poche miglia da Lampedusa: su 50 naufraghi, solo 22 sono stati tratti in salvo. Anzi, nel Mediterraneo si muore di più, proprio perché hanno bandito le Ong. Si morirà sempre nel Mediterraneo, fino a quando ci saranno ragioni per partire, e su quelle nessuno ha idea di come agire, non solo: petrolio e armi ci legano le mani.

Hanno bandito le Ong, ma poi le autorità italiane chiedono alla Ocean Viking e a tutte le Ong presenti nell’area, con velivoli o imbarcazioni, di aiutare a cercare i superstiti. Hanno bandito le Ong chiamandole scafisti, trafficanti di uomini, ma poi a trattare con gli scafisti, con Bija, il noto trafficante di uomini libico (“uno dei più brutali aggressori di migranti” secondo l’Onu), abbiamo visto solo persone che agivano in nome e rappresentanza del governo italiano (vi consiglio di leggere questi articoli di Nello Scavo, illuminanti al riguardo https://bit.ly/2Ipuvwe e https://bit.ly/2oY0e0U).

Era il 2017, era appena partita la “guerra” alle Ong, una guerra orchestrata solo per racimolare voti, una guerra combattuta e vinta (dobbiamo prenderne atto) comunicando con crudeltà e diffondendo fake news. E dopo migliaia di morti senza volto né nome, siamo sempre qui, al punto di partenza, a cercare in mare i corpi di donne e bambini che hanno perso la vita nel tentativo di sopravvivere. Perché chi viene in Europa non ha altra scelta: non si va incontro alla morte per tentare la fortuna o per realizzarsi nel lavoro. Si affronta la morte quando ciò che vivi è peggio della morte.”

Unimamme, voi cosa quali pensieri avete nei confronti di questa ennesima tragedia del mare di cui si parla su Repubblica?

Maria Sole Bosaia

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