La mamma di un ragazzo autistico promosso ha raccontato che la scuola, per lei, non si vuole più occupare del figlio e per questo lo ha “licenziato“.
Quando i propri figli vengono promossi a scuola i genitori sono contenti, ma non è il caso di una mamma di un ragazzino di 15 anni autistico. La donna ha raccontato che il figlio è stato promosso al liceo senza neppure dover sostenere gli esami di terza media. Per il 15enne la promozione è un danno perché ha difficoltà a relazionarsi con gli altri e spesso reagisce con atteggiamenti di angoscia e chiusura.
Per questo motivo la mamma, Alessandra Rubiolo, aveva chiesto di far ripetere l’anno al figlio: “Mio figlio non sa leggere e non sa scrivere. Avevo chiesto al dirigente scolastico dell’istituto che venisse fermato un altro anno alle medie”.
Eduardo è un ragazzino di 15 anni che ha una grave forma di autismo. Il suo sviluppo, come riportato da Fan Page, è pari a quello di un bambino di tre ani ed alterna momenti di gioia a momenti di angoscia e di chiusura. L’anno scorso ha frequentato la terza media all’istituto comprensivo Trofarello di Torino. Nonostante la madre abbia fatto richiesta affinché rimanesse in terza media anche l’anno successivo, il preside ha ritenuto opportuno “licenziarlo” cioè promuoverlo alle scuole superiori.
Inoltre, Eduardo non ha sostenuto l’esame di stato, come denunciato dalla madre Alessandra: “Mio figlio non sa leggere e non sa scrivere. Mi sono sempre prodigata con numerose terapie affinché la sua situazione migliorasse. Ma arrivato in terza media ci siamo accorti che non era pronto per fare il salto successivo al liceo. Così ho chiesto al dirigente scolastico dell’istituto che venisse fermato un altro anno alle medie”.
La donna ha preso questa decisione anche coinvolgendo degli esperti che hanno stabilito che frequentare un altro anno in un ambiente che Eduardo conosce potesse solo giovargli. La scuola in un primo momento sembrava che avesse accettato la richiesta: “Dopo aver richiesto il parere di diversi esperti, ho chiesto alla scuola se sarebbe potuto rimanere in terza media un altro anno. In un primo momento hanno accettato, poi qualcosa è andato storto”.
Sembrava che andasse tutto bene, ma il giorno nel quale sono iniziati gli esami la donna viene contattata dall’istituto: “Mi è stato chiesto come mai mio figlio non si fosse presentato agli esami, per me è stata una doccia fredda. E nonostante nemmeno in un secondo momento sia andato a sostenere l’esame, il preside ha deciso di promuoverlo lo stesso”. Alessandra pensa che la ragione sia solo una: “Non lo volevano più in quella scuola, mi sono sentita cacciata dall’istituzione scolastica”.
In seguito Alessandra si è rivolta all’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale, l’Anffas di Torino, anche perché adesso Eduardo è al liceo, ma la nuova scuola non è riuscita a garantirgli il percorso di inserimento graduale e oggi non gli sono state neppure assegnate le ore di educativa richieste. Il presidente dell’Anffas, Giancarlo D’Errico, ha commentato la vicenda: “Persone come Edoardo hanno bisogno di stabilità e hanno bisogno di essere seguite. E se nemmeno la scuola è in grado di garantire e comprendere questi bisogni allora si pone un grosso problema. Nel caso di Edoardo indietro non si può tornare, ma la domanda che si pone è: il preside della scuola è sicuro di aver scelto considerando il bene della persona o ha adottato un comportamento discriminatorio?”.
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Il consigliere di Anffas Torino, Angelo Faiella, ha racontato dell’incontro della Signora Alessandra con il preside dell’istituto: “Quando la signora è andata a parlare col preside chiedendo che il figlio potesse rimanere un altro anno alle media ero presente anche io e confermo che il dirigente, a parole, aveva dato la sua totale disponibilità. Il ragazzo, d’altra parte, non era pronto ad andare alle superiori e la richiesta è stata fatta sulla base di un’effettiva valutazione di professionisti e non come una semplice richiesta del genitore. Il cambiamento di rotta del preside, che ha motivato la sua scelta di “licenziare” il ragazzo come una sua facoltà, pone proprio la riflessione suggerita da D’Errico. In questa sua scelta di promuovere Edoardo, il preside ha tutelato il benessere del ragazzo? O lo ha dichiarato idoneo pur di allontanarlo dalla scuola negandogli, di fatto, il diritto all’istruzione?“.
La scuola ha dato la sua versione al Corriere: “Noi comprendiamo le difficoltà di questa mamma e le siamo vicini, ma se anche il ragazzo fosse rimasto un anno in più da noi, avrebbe cambiato aula, compagni e professori. Non solo: il prossimo anno si sarebbe trovato a cambiare nuovamente ambiente con il passaggio alle superiori. Abbiamo, quindi, ritenuto che per lui fosse più importante continuare il suo percorso scolastico”.
Voi unimamme eravate a conoscenza della storia di Eduardo? Cosa ne pensate della decisione della Signora Alessandra e del preside dell’istituto?
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