Antonio è un neonato giudicato incurabile dai medici inglese dopo aver subito un arresto cardiaco che ora è al Bambin Gesù in Italia.
Antonio Isaiah è un bambino nato il 7 agosto scorso che, poco tempo fa, è stato trovato nella culla esanime dalla sua mamma di origine sarda, Ylenia.
Se Ylenia fosse stata inglese forse ci troveremmo davanti a un nuovo caso Charlie Gard o Alfie Evans, i cui genitori si sono battuti, perdendo, contro l’imposizione degli ospedali inglesi che volevano staccare i macchinari, perché i bambini erano giudicati incurabili. Mamma Ylenia ha ripercorso il dramma della scoperta più brutta per una mamma. Al Great Ormond Street di Londra le hanno detto che il figlio era incurabile.
“Lo avevo appena allattato e adagiato nella culletta, quando sono andata a riprenderlo non respirava più. Al Great Ormond Street di Londra lo hanno dato per spacciato e già dopo una settimana con encefalogramma piatto avrebbero voluto staccare la spina. Mi sono opposta e ho chiesto di poter avere una second opinion, una seconda valutazione. L’avrei cercata in Italia, al Bambino Gesù. Loro hanno subito acconsentito“.
Il suo piccolino era stato ritrovato senza vita in seguito di un attacco cardiaco. Grazie alla disponibilità del Bambin Gesù da venerdì 11 ottobre il piccino si trova nel centro di rianimazione dell’ospedale romano. Ad Antonio è stata anche praticata una tracheostomia, una manovra per facilitare la respirazione che invece non viene prevista dai protocolli britannici nei casi giudicati senza speranza. Mamma Ylenia, conducente di autobus, ha potuto portare via il suo bambino perché lei è cittadina italiana, di Olbia e il nostro consolato ha subito riconosciuto la cittadinanza a suo figlio. L’areonatica militare ha poi messo a disposizione un Falcon per il trasporto.
“Ringrazio il console Alessandro Solinas. Ci ha consegnato i documenti come se fossimo la sua famiglia”.
Ylenia è consapevole della gravità della situazione, per questo si gode ogni momento e prepara il tiralatte in ospedale. Appena lui sarà in grado, lo prenderà e sarà una gioia. “Voglio godere fino in fondo questi momenti perché non so cosa ci riserva il futuro. Potrebbe finire presto. Però nessuno ha il potere di spegnere una vita precocemente. Antonio ora mostra una minima attività cerebrale e può darsi avessero ragione i medici inglesi, se ne andrà via. Da mamma però penso a mio figlio vivo e non vedo immagini di morte. Lo immagino da adulto, credo nella ripresa”.
Ylenia difende il diritto dei genitori a preservare la vita dei figli.
“L’ho avuto dopo 280 giorni di gravidanza e 30 ore di travaglio tra i dolori più atroci, con le contrazioni che si ripetevano ogni 4 minuti e ne duravano due. E ora per quale ragione dovrei rispettare il volere di altre persone e cedere a una legge che non tiene conto dei nostri desideri. Il diritto alla famiglia viene calpestato quando l’ultima parola spetta ai dottori e poi al giudice se ne richiedi l’intervento. Non vorrei mai che il destino di mio figlio dipendesse da un tribunale”.
La mamma di Antonio si è trasferita a Londra dove ha conosciuto un uomo: Rohan, di origini giamaicane, da cui ha avuto il suo bambino. Il papà di Antonio è rimasto nella capitale Uk per motivi di lavoro.
«Londra è una città che non perdona. Abbiamo tante spese e deve lavorare, però è come se fosse qui. Spero che mio figlio possa sapere un giorno quanto grande è stato l’amore fra i suoi genitori».
I genitori del piccolo Antonio hanno anche lanciato una raccolta fondi per affrontare le ingenti spese mediche che dovranno sostenere: UNA SPERANZA PER ANTONIO.
Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù ritiene che l’arrivo di Antonio sia frutto del lavoro svolto dopo i casi di Alfie Evans e Charlie Gard, a cui fu negato il trasferimento a Roma. Esiste infatti ed è stata diffusa a tutti gli ambasciatori dell’UE la Carta del bambino morente che afferma il diritto a scegliere il luogo di cura.
“Continueremo ad assistere il nuovo bimbo per quanto si potrà fare. Mi auguro non ci debbano essere più battaglie» dichiara la Enoc.
Ylenia parla così del suo bimbo e si tratta di parole molto commoventi che ci fanno comprendere un po’ il punto di vista dei genitori che si trovano davanti a una doppia lotta: “lo abbiamo adorato fin da quando era l’unione di due cellule. È frutto del desiderio e dell’amore immenso tra me e il mio compagno Rohan. Poi il miracolo è avvenuto ed è spuntato fuori lui, incredibile creatura. E ora dovrei privarmene?”
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Unimamme voi cosa ne pensate di quanto raccontato sul Corriere? Contribuirete alla raccolta fondi per aiutare questi genitori a curare il loro bambino?
Vi ricordiamo che di recente c’è stata un’altra battaglia legale di grande risonanza per la vita di una bimba: Tafida Raqeeb, considerata incurabile dai medici inglesi e che ora si trova al Gaslini di Genova per le cure.
Soprattutto ci chiediamo come sia possibile che bambini giudicati incurabili nel Regno Unito, poi trovino in Italia un’accoglienza completamente diversa e forse una piccola speranza.
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