Un gruppo di ricercatori americani ha individuato una nanoparticella che iniettata nel sangue permette di aiutare chi soffre di celiachia.
Sono tante le persone che hanno scoperto di essere celiaci, cioè intolleranti al glutine. La celiachia è una infiammazione cronica dell’intestino tenue che viene scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Può manifestarsi in individui di tutte le età a partire dallo svezzamento. Il glutine è un complesso proteico formato da due proteine, una di queste due, la gliadina, è la causa della celiachia. Il glutine è contenuto in quasi tutti i cereali tra i quali: grano, orzo, segale, avena, kamut, farro. L’ingestione di questa proteina causa una reazione infiammatoria che porta alla riduzione dei villi intestinali e va ad interferire con l’assorbimento delle sostanze nutritive. Fino ad oggi, l’unico rimedio efficace conosciuto è quello di una dieta priva di glutine. Degli studiosi hanno però trovato una nanoparticella che sembrerebbe essere in grado di “fermare la celiachia”.
Come riportato da Il Messaggero, una sperimentazione clinica condotta dai ricercatori della Northwestern Medicine, che sarà resa nota in occasione della conferenza “European Gastroenterology Week”, un convegno di gastoenterologi, in corso a Barcellona, ha dimostrato che esiste una nanoparticella in grado di contrastare il glutine.
La sperimentazione è stata condotta iniettando in alcuni pazienti celiaci una nanoparticella biodegradabile contenente il glutine. I pazienti sono riusciti a mangiare prodotti contenenti glutine per due settimane senza avere nessun disturbo. Sembrerebbe che il “nanodispositivo” aiuti il pazienti ad imparare a riconoscere il glutine come una sostanza innocua. Per gli esperti americani, hanno usato la nanoparticella come un “cavallo di troia” per insegnare al sistema immunitario dei pazienti a non reagire al glutine.
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La nanoparticella induce nel paziente “tolleranza immunologica” nei confronti del glutine.Una volta che la nanoparticella con il glutine è stata iniettata nel sangue viene individuata dalle cellule immunitarie che ingoiano il suo “cargo” e avvertono le altre cellule immunitaia della sua innoquità. Per il momento lo studio clinico ha dato degli ottimi risultati. I pazienti trattati con la nanoparticella hanno mostrato una risposta di infiammazione immunitaria inferiore del 90% rispetto ai pazienti non trattati. Il trattamento permette di eliminare ogni reazione infiammatoria a carico delle pareti intestinali. Gli esperti hanno sottoposto la nanoparticella al vaglio della FDA, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. Adesso sarà testato anche per altre malattie autoimmuni e per allergie come quelle alle arachidi.
Voi unimamme eravate a conoscenza di questa nanoparticella? Cosa ne pensate? Potrà essere un valido aiuto per chi è celiaco?
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