Una mamma ha denunciato il figlio, Valerio Del Grosso, accusato di aver ucciso il personal trainer Luca Sacchi.
Giovanna Proietti è la mamma di Valerio Del Grosso, il ventunenne accusato di aver ucciso Luca Sacchi fuori da un locale, a Roma. La donna sapendo che il figlio poteva essere collegato all’efferato omicidio ha deciso di denunciarlo, facendolo arrestare.
La donna ha rilasciato un’intervista al Giornale Radio1 in cui ha spiegato le motivazioni del suo gesto. Ecco che cosa ha detto: “sono distrutta dal dolore sapendo che una mamma e un papà, un’intera famiglia sta piangendo la morte di un figlio. Ancora non posso credere che Valerio abbia potuto fare un gesto simile. E come me tutti quelli che lo hanno visto crescere nel quartiere”. Ha anche aggiunto: “è giusto che adesso paghi e si assuma le sue responsabilità e so che lo farà. Per questo con lo stesso dolore nel cuore non ho mai pensato mai nemmeno un minuto che si potesse fare una cosa diversa da quella che ho fatto. La nostra è una famiglia per bene di lavoratori e per questo non potevamo aggiungere al dolore di questa tragedia la vergogna di sentirci in qualche modo complici. Quel giorno ho anche pensato che forse era l’unica maniera per dare a Valerio una speranza di riscatto”.
Secondo lei il figlio aveva deciso di consegnarsi alla giustizia. “Anche lui aveva deciso di consegnarsi alla giustizia, lo so per certo. So che non voleva uccidere, ma di questo non voglio dire, ci penseranno gli avvocati. Oggi c’e’ solo la vergogna e il dolore per una tragedia che non avrei mai potuto immaginare e per la quale a nome della mia famiglia posso solo chiedere scusa”. Il giovane, ora rinchiuso nel carcere di Regina Coeli ha chiesto di incontrare la donna. Per ora però niente è stato ancora organizzato e l’incontro dovrà attendere. Il gesto di questa mamma ha colpito molto l’opinione pubblica, che si è chiesta, sostanzialmente, se, nei panni di questa donna, avrebbero fatto la stessa cosa.
La psicoterapeuta Barbara Tamborini ha espresso la sua opinione su questi ultimi fatti prendendo spunto dall’articolo di Ferdinando Camon che su Facebook aveva chiesto: “e voi sapeste che vostro figlio ha ucciso, andreste a denunciarlo?” La psicoterapeuta ha deciso di ampliare il discorso collegandosi all’esperienza quotidiana e al comportamento dei genitori in relazione alle trasgressioni dei figli. “Penso a un figlio che torna a casa dalla scuola primaria e racconta tutto soddisfatto di aver preso un bel voto per un disegno fatto al posto suo da un compagno molto bravo. O penso a una mamma che scopre che la figlia invece di andare a scuola è stata in giro con un gruppo di amici. Penso anche a un figlio che sta a casa da scuola fingendosi poco in forma e poi scopriamo che l’assenza era strategica per saltare un’interrogazione, lasciando i compagni nei pasticci. Quale posizione teniamo? Cosa fare della nostra scoperta? Condividerla o farne un fatto privato che risolviamo a casa nostra.”
Tamborini ricorda il legame che lega un figlio alla madre fin dall’inizio e lo sforzo necessario per educarlo, per fargli comprendere il suo errore quando sbaglia, anche se questo le pone in una situazione scomoda e di conflitto. “Il troppo amore è uno degli errori a cui noi mamme siamo sensibili. Pensare che se non siamo sempre amate e apprezzate non andiamo bene. Assumere una posizione ferma di fronte a un bambino che si è comportato male è importante, è nostro compito accompagnarlo sempre verso la verità e la riparazione del danno. ” Le sfide aumentano con la crescita dei ragazzi. “È difficile anche quando in gioco non c’è un omicidio, anche quando le conseguenze dell’informare altri sui fatti o denunciare sono meno drammatiche di un ergastolo. Temiamo l’idea che si faranno di nostro figlio e di noi, ci chiediamo quanto sarà in grado di tollerare una sgridata, una punizione e se sarà capace di rimediare.”
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Ecco quindi qualche consiglio su come rapportarsi ai ragazzi, tenendo presente che amare un figlio non vuol dire trattarlo sempre con dolcezza, perché l’amore ha varie facce. “Io credo che i nostri figli abbiano bisogno della nostra capacità di vedere oltre la prospettiva che appare ai loro occhi. La nostra ricchezza è l’esperienza, il vedere oltre il qui ed ora, noi siamo la saggezza e la sapienza che ancora non hanno. Loro non possono sapere fino in fondo che stiamo facendo il loro bene ma noi sì e questo è il fondamento che ancora il nostro non colludere col male. Quando un figlio fa il male, piccolo o grande che sia, noi lo aiuteremo sempre a metterci la faccia e a riparare. Purtroppo riparare a volte può voler dire scontare, ma dentro a questa condizione che limita la libertà in modo assoluto, c’è l’unico spazio possibile per ritornare alla vita.”
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