Alvin Berisha, il bambino di 11 anni trascinato in Siria a combattere al fianco dell’Isis dalla madre finalmente tornerà a casa.
Unimamme, oggi vi raccontiamo una drammatica storia che però sta per avere un lieto fine, quello del piccolo Alvin Berisha.
L’odissea del piccolo Alvin Berisha e l’angoscia di suo padre Afrimm Berisha, un operaio 50enne di nazionalità albanese, da anni residente in Italia, è iniziata 5 anni fa, quando la mamma del bimbo Valbona Berisha, albanese residente a Barzago, dopo essersi radicalizzata, fuggì verso la Siria portandosi dietro il figlio che all’epoca aveva 6 anni. Il 16 ottobre scorso Le Iene avevano dedicato un servizio a questa vicenda e al padre di Alvin che non vedeva più l’adorato figlio da 5 anni. Già da agosto però erano partite le ricerche del bambino, era stato attivato lo Scip, il punto di contatto italiano per la cooperazione ed il lavoro comune con il Ros. Verso la madre di Alvin era stato prodotto un mandato di arresto europeo.
Le ricerche hanno localizzato il piccolo a Al Hol, sotto il controllo dei curdi, un campo profughi che ospita 70 mila persone, in prevalenza compagne e figli di combattenti jihadisti finiti in prigione. Lo Scip ha interessato la polizia scientifica italiana che ha effettuato un esame di comparazione fisiognomica dando un giudizio di totale compatibilità, grazie a una malformazione specifica all’orecchio destro di Alvin, segnalata dal padre. Anche le Iene, che avevano seguito il caso, sono giunti a Al Hol dove hanno incontrato Alvin, rimasto orfano dopo che la madre era morta in un bombardamento che aveva ucciso anche i figli avuti da un militante dell’Isis.
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Padre e figlio avevano potuto riabbracciarsi, ma Alvin non poteva tornare a casa subito con lui a causa di problemi burocratici (il piccolo infatti non ha la cittadinanza italiana). In questi giorni il presidente della Croce Rossa, Francesco Rocca, è andato in Siria per riportare a casa il bambino. Nella notte tra lunedì e martedì è stato trasportato fuori dal campo profughi fino a Damasco. Da lì fino al confine della Siria con il Libano. Al confine è stato preso in carico da una donna, una dirigente della Polizia di Stato dello Scip che, insieme alla Cri, al Ros dei Carabinieri e ad una delegazione del governo albanese l’ha portato all’ambasciata italiana Beirut. Nel suo paese in provincia di Lecco lo aspettano in centinaia: Il bambino dovrebbe arrivare in Italia domani. Unimamme, cosa ne pensate dell’esito di questa vicenda di cui si parla su Repubblica?
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