Caso Cucchi: due carabinieri condannati a 12 anni per omicidio. La sentenza della Corte d’Assise di Roma.
Sono stati condannati a 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale i carabinieri Di Bernardo e D’Alessandro ritenuti responsabili del pestaggio di Stefano Cucchi, il giovane romano arrestato nell’ottobre di 10 anni fa per spaccio di stupefacenti e morto una settimana dopo l’arresto. Nel pomeriggio di giovedì 14 novembre è stata pronunciata la sentenza dalla prima Corte d’assise di Roma dopo 10 anni di indagini, processi, depistaggi e una lunghissima e dolorosa battaglia da parte della famiglia Cucchi, con la sorella di Stefano, Ilaria, sempre in prima fila, pronta anche ad affrontare gli attacchi più duri.
La lunga battaglia ha dato ragione a Ilaria e ai suoi genitori e restituito finalmente un po’ di giustizia a Stefano.
A più di 10 anni dalla morte nell’ospedale penitenziario Pertini di Stefano Cucchi è arrivata la sentenza di condanna per i carabinieri che lo picchiarono in caserma subito dopo il suo arresto per droga. Oggi, 14 novembre, la prima Corte d’assise di Roma, davanti alla quale si è svolto il processo per la nuova indagine sul caso, ha condannato a 12 anni di carcere riconoscendoli colpevoli di omicidio preterintenzionale, per il pestaggio di Stefano Cucchi, i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, condannati anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il che significa che non potranno più fare i carabinieri. Un altro carabiniere, Francesco Tedesco, che era presente al momento dell’arresto, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi di carcere per l’accusa di falso, ma assolto da quella di omicidio. Il carabiniere era accusato di aver manipolato il verbale di arresto di Cucchi. Durante il processo, Tedesco aveva rivelato di aver assistito al pestaggio di Stefano Cucchi da parte dei suoi colleghi dopo l’arresto.
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Sempre per l’accusa di falso è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere il maresciallo Roberto Mandolini, che all’epoca era a capo della stazione dei carabinieri dove avvenne il fermo di Cucchi. Il Maresciallo è stato interdetto per cinque anni dai pubblici uffici. Mandolini, Tedesco e Vincenzo Nicolardi, un altro carabiniere, sono stati invece assolti dall’accusa di calunnia per le accuse contro i tre agenti di polizia penitenziaria coinvolti nel primo processo sulla morte di Cucchi.
Gli avvocati dei condannati hanno detto che attendono le motivazioni della sentenza e che faranno ricorso in appello.
Grande commozione per la sorella e i genitori di Stefano alla lettura della sentenza. “Stefano è stato ucciso, questo lo sapevamo e lo ripetiamo da 10 anni. Forse ora potrà risposare in pace“, ha commentato Ilaria Cucchi dopo la pronuncia delle condanne. “Un po’ di sollievo dopo 10 anni di dolore e di processi non veri”, ha detto Rita Calore, madre di Stefano Cucchi, abbracciando il marito.
A conclusione del processo, un carabiniere presente in aula ha fatto il baciamano a Ilaria Cucchi, un gesto galante di solidarietà. Il militare, che ha accompagnato i genitori di Stefano fuori dall’aula, ha dichiarato: “L’ho fatto perché finalmente dopo tutti questi anni è stata fatta giustizia“.
“È finito un incubo“, ha dichiarato Francesco Tedesco, il carabiniere assolto dall’accusa di omicidio, che con le sue dichiarazioni ha indicato le responsabilità nel pestaggio del giovane romano.
Sulla sentenza di condanna è intervenuto anche comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Giovanni Nistri, che ha dichiarato: “Abbiamo manifestato in più occasioni il nostro dolore e la nostra vicinanza alla famiglia per la vicenda culminata con la morte di Stefano Cucchi. Un dolore che oggi è ancora più intenso dopo la sentenza di primo grado della Corte d’Assise di Roma che definisce le responsabilità di alcuni carabinieri venuti meno al loro dovere, con ciò disattendendo i valori fondanti dell’Istituzione”.
Nella stessa giornata, si è concluso anche il processo davanti alla Corte d’Assise di Appello di Roma nei confronti di cinque medici dell’ospedale Sandro Pertini coinvolti nella vicenda. Con la sentenza i giudici hanno assolto il medico Stefania Corbi, mentre hanno dichiarato la prescrizione per altri quattro medici del Pertini, che erano stati accusati di non aver prestato le cure necessarie al giovane. Infine, un altro processo per depistaggio sul caso Cucchi nei confronti di otto carabinieri è stato rinviato a dicembre.
La condanna dei carabinieri per la morte di Stefano Cucchi è stata riportata dall’Ansa.
Stefano Cucchi, geometra di 31 anni, fu arrestato la sera del 15 ottobre del 2009 a Roma, fermato dai carabinieri che lo sorpresero mentre vendeva droga a un altro giovane. Cucchi fu trattenuto nella cella della stazione dei carabinieri Appia di Roma, quindi fu trasferito nel carcere di Regna Coeli e poi all’ospedale penitenziario Sandro Pertini. Qui Stefano Cucchi morì il 22 ottobre, dopo una settimana di agonia per le conseguenze del pestaggio avvenuto dopo l’arresto – ora confermato dalla sentenza della Corte di Assise – senza che ai familiari fosse stata data la possibilità di vederlo. Oltre che per le violente percosse subite, che causarono lesioni gravi anche interne al giovane, Stefano Cucchi fu vittima di una impressionante serie di negligenze e omissioni riguardo alle sue condizioni di salute.
È vero che il giovane a più riprese rifiutò le cure durante la detenzione, ma era nelle mani e nella responsabilità dello Stato, completamente solo, senza il consulto di un avvocato né la vicinanza della famiglia, probabilmente terrorizzato dopo il pestaggio. Lo Stato e chi ne faceva le veci si sarebbe dovuto prendere cura di lui.
Che ne pensate della sentenza di condanna, unimamme?
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