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Intestino ed invecchiamento: il legame trovato dalla scienza

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Valentina Crea
Intestino ed invecchiamento: il legame trovato dalla scienza – Universomamma.it

Un gruppo di ricercatori internazionali ha scoperto che i batteri dell’intestino sono legati anche all’invecchiamento del corpo umano.

Un recente studio ha dimostrato che uno dei segreti per mantenersi in forma passa attraverso la flora intestinale del nostro intestino. Sembrerebbe che i batteri presenti vadano ad alterare il processo d’invecchiamento. Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori internazionali guidati dalla Nanyang Technological University di Singapore. La scoperta è molto importante perché potrebbe essere un punto di partenza per la possibilità di trovare dei nuovi trattamenti a base alimentare che siano in grado di fermare l’invecchiamento.

Dall’intestino un’arma anti-invecchiamento: la conferma dalla scienza

Lo studio di ricerca internazionale è stato condotto anche con ricercatori inglesi ed australiani ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Science Translational Medicine”. Partendo dal presupposto che in un organismo vivente ci sono tantissime specie microbiche, i ricercatori hanno cercato di verificare se quelli dell’intestino possano influire anche sull’invecchiamento.

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Per effettuare lo studio sono stati usate delle cavie, dei topi di laboratorio. Il team guidato dal professore Sven Pettersson della NTU Lee Kong Chian School of Medicine, ha trapiantato microbi intestinali da topi vecchi (24 mesi) in topi giovani e senza germi (6 settimane). Dopo otto settimane, i topi giovani avevano aumentato la crescita dei villi intestinali e la produzione di neuroni nel cervello, noti come neurogenesi. I ricercatori hanno dimostrato che l’aumento della neurogenesi era dovuto ad un arricchimento di microbi intestinali che sono in grado di produrre un determinato acido grasso a corta catena, il butirrato. Questo acido viene prodotto in seguito alla fermentazione microbica delle fibre alimentari nel tratto intestinale inferiore e ha la capacità di stimolare la produzione di un ormone, chiamato in gergo scientifico “Fgf21”. Questo ormone è importante nella regolazione dell’energia e del metabolismo del corpo. I ricercatori hanno quindi dimostrato che somministrare butirrato ai giovani topi, privi di germi, ha avuto gli stessi effetti della neurogenesi negli adulti.

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Il professore Sven Pettersson, della NTU, ha affermato: “Abbiamo scoperto che i microbi raccolti da un topo più adulto hanno la capacità di supportare la crescita neurale in un topo più giovane. Questa è una scoperta sorprendente e molto interessante, soprattutto perché possiamo imitare l’effetto neurostimolatorio utilizzando solo il butirrato”. Quest’ultimo poi, aggiunge l’esperto, potrebbe avere qualche implicazione nella riparazione e nella ricostruzione cerebrale in casi come l’ictus, un danno spinale o semplicemente attenuare l’invecchiamento accelerato e il declino cognitivo.

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A questo punto i ricercatori hanno studiato come i microbi intestinali influenzano l’apparato digerente. Con l’avanzamento dell’età, la vitalità delle piccole cellule intestinali si riduce portando ad una ridotta produzione di muco che rende le cellule intestinali più vulnerabili ai danni ed anche alla morte cellulare. Se, però, si somministra del butirrato si va a regolare al meglio la funzione di barriera intestinale e si va a ridurre il rischio di infiammazione. Gli scienziati infatti hanno scoperto che i topi che ricevono microbi da un donatore adulto hanno beneficiato di un aumento dei villi intestinali, che compongono la parete dell’intestino tenue. La scoperta mostra che i microbi intestinali possono compensare e sostenere un corpo che invecchia attraverso la stimolazione positiva. Questo indica un nuovo potenziale metodo per affrontare gli effetti negativi dell’invecchiamento imitando l’arricchimento e l’attivazione del butirrato: “Siamo in grado di concepire futuri studi sull’uomo in cui testeremo la capacità dei prodotti alimentari con butirrato di sostenere l’invecchiamento sano e la neurogenesi degli adulti”.

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Voi unimamme eravate a conoscenza di questo studio internazionale? Cosa ne pensate dei risultati ottenuti?

Valentina Crea

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