Una chat di Whatsapp è andata fuori controllo con immagini di sesso e di violenza tra minorenni. La denuncia dei genitori di una scuola media di Milano.
Un’altra chat di ragazzini minorenni che è andata fuori controllo, centinaia di foto e di messaggi in pochi minuti con immagini non innocenti o innocue. E’ successo a Pogliano Milanese, un paese di 8000 persone. All’inizio la chat di WhatsApp era costituita da alunni delle medie, ma ben presto il numero di partecipanti è aumentato esponenzialmente. I ragazzini erano tutti amministratori ed avevano la possibilità di aggiungere chi volevano.
E’ partito tutto da u gioco, una sfida, una “challenge”, ma un groppo WhatApp è diventato un luogo di scambio di immagini, frasi e video osceni e razzisti: “Apriamo un gruppo WhatsApp e vediamo se riusciamo ad arrivare a cinquecento persone”. In pochi giorni in quella chat venivano condivisi fotomontaggi ed immagini di natura pedopornografica, immagini sacre corredate da bestemmie e volgarità ed altre oscenità. I ragazzini delle medie che hanno creato il gruppo fanno parte tutto della stessa scuola, l’istituto Paolo Neglia, che non ha alcuna responsabilità su quanto accaduto. Anzi, nell’istituto vige un rigido divieto all’uso del telefonino all’interno della scuola e si fanno dei corsi di sensibilizzazione.
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Secondo i primi accertamenti, tutto sarebbe partito da un ragazzino di 13 anni che avrebbe deciso di creare la chat con l’obiettivo di raggiungere i 500 partecipanti. Tutti i membri avevano il titolo di “amministratore” per questo potevano inserire altri numeri e ingrandire il gruppo. La chat ha raggiunto anche degli adulti, che come riportato da il Corriere hanno affermato: “In dieci minuti arrivavano anche 600 messaggi”. Un altro genitore di Pogliano ha aggiunto: “Se ti chiedono il telefonino per la comunione, che adesso si fa a 10-11 anni, è impossibile dire di no. In prima media ce l’hanno tutti, e lo vogliono con internet”. Si pensa che le chat di ragazzini così piccoli siano innocue, ma così, a volte non è: “Sanno come neutralizzare i sistemi di parental control. Cerco momenti in cui verificare con chi chattano, che video guardano, in quale mondo virtuale bazzicano, anche per conoscere meglio i miei figli. Ma vengo stoppato, sono litigate ogni volta per avere i codici di accesso, tirano in ballo la privacy”.
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Quello di Pogliano non è il primo caso, anche in una scuola romana un genitore ha raccontato la sua esperienza dopo aver visto una chat: “Sono rimasto così sconvolto e ho provato a parlarne con gli altri genitori. Ma alcuni hanno reagito male, volevano denunciarmi per violazione della privacy. Altri, invece, si preoccupavano che i messaggi in questione non li avessero mandati i loro figli. Solo alcuni avevano avuto la mia stessa sensazione, ma non il coraggio di denunciarla”.
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Un’ultima trovata è quella degli “stickers”, degli adesivi virtuali, che vanno molto di moda tra gli studenti delle medie, ma anche tra quelli delle elementari. C’è ne sono tanti che richiamano al razzismo, come quello con la faccia di Hitler che dice: “Mi stai simpatico, ti faccio fare la doccia per primo”. Oppure quello dove un bambino focomelico, con braccia o gambe malformate e la scritta “Batti le mani”. O battute che di certo ridere non fanno: “Non è stupro è sesso a sorpresa”.
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I genitori di Pogliano Milanese si sono rivolti alla Polizia Postale. Il vice questore della polizia postale e delle comunicazioni a Milano, Lisa Di Berardin, mette in guardia dall’uso dei cellulare ai bambini e ragazzi troppo piccoli: “I telefonini vengono dati in mano ai ragazzini troppo presto, addirittura in quinta elementare o prima media, senza che i genitori li guidino man mano nell’utilizzo, verificando con loro i contenuti delle chat”. In Europa, l’uso della chat WhatsApp è vietata ai minori di 16 anni, ma in molti non lo sanno: “Si creano chat per tutto e contenuti inappropriati circolano molto spesso. Il rischio cresce man mano che diventano più estese e a maggior ragione se non c’è un amministratore unico”. Anche il procuratore capo dei minori di Milano, Circo Cascone, mette in guardia dall’uso dei cellulari per i ragazzini: “Dare in mano a ragazzini di 12 o 13 anni un telefono e disinteressarsi dell’uso che ne fanno ha un rischio. Loro si ritrovano uno strumento che tecnicamente sanno governare alla perfezione, meglio di noi, ma sono incoscienti sui contenuti. Se i ragazzi entrano a contatto con certe immagini, man mano si assuefanno, il loro livello di accettazione si alza, diventa sempre più “normale” vedere certe cose senza prendere le distanze e riferire a un adulto”.
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Voi unimamme controllate le cha dei vostri figli? Cosa fareste se vi dovesse capitare di trovare dei contenuti inappropiati?
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