Un bambino di origini bengalesi, nato e cresciuto nel Vicentino diventa bravo a scuola e negli scacchi. Il bambino costretto a lasciare l’Italia dal padre.
Questa storia vede come protagonista un ragazzino di 12 anni nato e cresciuto nel Vicentino. Il bambino dopo essersi integrato ha dovuto abbandonare tutti e tutto perché il padre ha deciso di riportarlo nel suo paese di origine per “salvarlo”.
Questa poteva essere una bellissima storia d’integrazione, Dawud un ragazzino di 12 anni di origini bengalesi si era ambientato bene in Italia ed è diventato anche un campione nel gioco degli scacchi. Quando ha iniziato a frequentare la prima elementare non conosceva l’italiano e per questo è stato bocciato. Un suo vicino di casa e papà di un compagnetto di scuola, Giacomo Bertola, ha deciso di aiutarlo e ha chiesto il permesso ai genitori del 12enne per supportarlo nei compiti.
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Bertola, architetto, vive nello stesso Paese dove abitava Dawud, Montecchio Maggiore ed ha un figlio della stessa età: “Veniva a giocare con mio figlio, poi ha cominciato a confidarsi con me, a parlarmi di Eminem, dei cantanti della sua generazione, e di tutti quegli argomenti che in casa non poteva affrontare. Ho voluto sapere qualcosa di più di quel bambino, che ha la stessa età di mio figlio. Ho scoperto che viveva a pochi metri da casa mia e che non sapeva l’italiano. Ho proposto ai genitori di mandarlo da me: lo avrei aiutato con i compiti. E ho conosciuto un ragazzino che ha tanta voglia di sapere, imparare, leggere“.
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A casa dell’uomo Dawud ha visto dvd, mangiato i pop corn, bevuto cioccolate e soprattutto letto: “Lui e il fratellino hanno preso a studiare regolarmente a casa mia, li portavo al cinema, un gelato in piazza, una pizza in compagnia. Apprendeva da solo, io mi limitavo a tenere il libro aperto e ad ascoltarlo mentre ripeteva le lezioni: ha dimostrato subito una intelligenza particolare, anche se era orgoglioso e quando lo riprendevo piangeva, non sopportava di sbagliare“. Si è appassionato alla lettura, ha letto Verne e Salgari, è arrivato ad Anna Frank e Malala. Poi ha anche cominciato ad avere qualche dubbio sulla religione in cui era cresciuto. Grazie all’aiuto il bambino ha finito le elementari con il massimo dei voti, ha imparato benissimo la lingua italiana ed ha anche imparato bene a giocare a scacchi.
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Tutto questo però non è andato bene al padre di Dawud che ha deciso di rimandarlo a casa con la mamma ed i suoi fratelli. Come riportato da il Corriere, Bertola ha dichiarato: “non poteva sopportare che suo figlio vivesse, e godesse, di tanti aspetti della cultura occidentale, così diversi da quella della sua origine”. Il bambino ha dovuto abbandonare tutto quello che amava fare, la sua vita, le sue abitudini ed i suoi amici ed è ritornato in Bangladesh. Al figlio di Bertola, Dawud ha mandato un messaggio WhatsApp quando è partito per avvisarlo di quello che stava succedendo: “Aiutami, sono a Dubai, mi stanno portando in Bangladesh! Mi avevano detto che andavamo a fare una visita medica, invece la mamma ci ha portati alla Malpensa“.
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A Montecchio, le mamme e i papà dei suoi compagni di scuola si stanno battendo per riportarlo indietro e vorrebbero organizzare anche una fiaccolata attraverso le strade del paese: “Nessuno di noi desidera smembrare la loro famiglia, che va invece educata e accompagnata in un percorso di accettazione della cultura occidentale”. Bertola ha anche scritto a Mattarella: “L’ambasciata italiana a Dacca deve fare tutto il possibile per riportare a casa lui e suoi fratellini”.
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Intervistato il padre di Dawud avrebbe dichiarato: “Non lo riconoscevo più, mio figlio era diventato irrispettoso, non faceva ciò che gli veniva detto. Un giorno è arrivato a mettere in dubbio l’esistenza di Allah, un’altra volta mi ha insultato. Purtroppo, me l’hanno rovinato”. L’uomo con la moglie è arrivato in Italia 23 anni fa, parlano poco con gli altri genitori anche perché non conoscono bene la lingua italiana.
Sembrerebbe che il bambino subisse delle violenze anche fisiche a casa. E’ lui stesso che lo rivela in un tema scritto a maggio: “Quando ritorno a casa, loro mi picchiano. È ingiusto essere maltrattati da tuo padre e da tua madre, subire insulti per ragioni sciocche o perché non appoggi la loro religione”. In un altro tema avrebbe scritto: “Ha iniziato a picchiarmi sulla testa, sulle braccia, sulla mascella e sulla schiena, mia madre mi ha dato la colpa di aver fatto rumore”. La vicenda è stata segnalata all’Unità operativa tutela del minore, per questo, come dichiarato dal padre del 12enne sono ritornati nel loro paese: “Gli assistenti sociali volevano portarmelo via e, con lui, volevano portarmi via anche gli altri due figli più piccoli. Per questo mia moglie li ha trasferiti tutti in Bangladesh. Ora lì sono al sicuro: li abbiamo salvati”. Dawud stata mettendo in discussioni le tradizioni e la religione della famiglia scavalcando anche l’autorità del padre, ha anche chiesto loro se conoscessero la storia di Malala, la bimba pakistana che si è ribellata al radicalismo islamico dei talebani.
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Come riportato da Avvenire, la famiglia del 12enne accusa il vicino di casa di molte cose, come dichiarato da Bertola: “In realtà mi accusavano di varie cose, prima di volerne fare un cattolico a causa dei libri che gli ho fatto leggere, poi di avere mire pedofile, alla fine di puntare ai soldi di Ahmed quando inizierà a lavorare“. Bertola non vuole che il bambino venisse tolto ai genitori, ma che tutta la famiglia fosse aiutata: “Era urgente sostenere questa famiglia e vegliare perché i figli potessero studiare. Qui regna la Lega, la gente parla tanto di identità italica da salvaguardare, ma mi dica: chi è più italiano di un bambino che a 12 anni ha letto Primo Levi? Chi è più europeo di lui? Sono tutti dispiaciuti per il piccolo, ma poi tacciono per indifferenza”. Dopo settimane di assenza da WhatsApp, il profilo del 12nne è tornato un attimo disponibile così i suoi amici gli hanno chiesto quando tonerà: “Gli abbiamo chiesto quando tornerà, ha risposto forse tra 5 mesi, così sarà di nuovo bocciato… Altrimenti, ha scritto, a 18 anni e un giorno“.
Voi unimamme eravate già a conoscenza della storia del 12enne? Cosa ne pensate?
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