I neonati prematuri rischiano più infezioni per le malattie batteriche rispetto ai neonati a termine. Ecco quanto emerge da un recente studio dell’Università di Modena e Reggio Emilia pubblicato sulla rivista Plos One e coordinato dalla neonatologia Aou di Modena.
I neonati prematuri che nascono prima delle 37 settimane di gestazione, sono circa uno su dieci, 15 milioni l’anno. Fino a 30 anni fa, la maggior parte dei bambini nati a 28 settimane di gestazione, non sopravviveva oltre il primo anno. Oggi, il 90% ce la fa, questa percentuale, ovviamente ciò è valido nei paesi industrializzati. Questo aumento della sopravvivenza comporta però che i neonati prematuri sono sicuramente più esposti a rischio di infezioni batteriche.
Uno studio condotto nei vari punti nascita della regione Emilia-Romagna su più di 146 mila neonati e durato 3 anni (dal 2009 al 2012) ha mostrato come nei primi 90 giorni di vita dei neonati nati prematuri i bambini nati prima delle 28 settimane o con peso inferiore ai 1500 grammi siano più esposti alle infezioni. Il rischio di contrarre infezione aumenta, rispetto ai neonati a termine, di oltre 100 volte e il rischio di morire per infezioni batteriche di oltre 800 volte.
Le infezioni più comuni sono l’Escherichia Coli e lo Streptococco B, e di queste due infezioni, lo Streptococco B è risultata essere la prima causa di meningite nei neonati poco pretermine, mentre l’ Escherichia Coli è risultata essere la una causa importante di morte per i neonati grandi pretermine.
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Il professore Alberto Berardi di UNIMORE, Direttore della Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico di Modena, ha così commentato lo studio, che è la più grande indagine epidemiologica mai realizzata: “Le infezioni batteriche sono uno dei principali problemi neonatali. Esse colpiscono da 2 ad 8 per 1000 nati vivi e rappresentano tuttora una minaccia per la sopravvivenza e la qualità della vita dei neonati. Infatti, ad esse si associa un aumento del rischio di mortalità ed esiti neurologici a lungo termine, soprattutto nei neonati con età gestazionali più basse. Per questo motivo, nelle terapie intensive di tutto il mondo vengono attuate strategie per la prevenzione ed il controllo delle infezioni. Si tratta di un campo in continua evoluzione, che richiede un impegno continuo di tutto il personale, medico e non medico, attraverso una formazione continua e l’uso di tecniche innovative”
Sempre il professor Berardi che coordina anche il progetto di “Sorveglianza delle malattie invasive batteriche dei primi mesi di vita” che raccoglie informazioni da una rete di ospedali distribuiti nella penisola su tipologia di infezioni neonatali e profilassi attuate, conclude sottolineando come ai fini della prevenzione sia necessaria una costante formazione degli operatori e spiega che :”I neonati prematuri accolti in una Terapia Intensiva Neonatale spesso non sono autonomi dal punto di vista respiratorio e non sono in grado di alimentarsi; per questo si rendono spesso necessarie procedure invasive (intubazione oro-tracheale, posizionamento di cateteri venosi centrali, ecc.) per supportare queste ed altre funzioni vitali. Queste procedure, tuttavia, seppur indispensabili, possono purtroppo rappresentare di per sé un fattore di rischio, soprattutto in questi pazienti, che sono maggiormente esposti a contrarre infezioni per le loro caratteristiche legate alla prematurità (cute sottile, scarsa barriera gastrica, deficit di anticorpi materni, leucopenia, ecc..): il loro utilizzo viene pertanto limitato al tempo strettamente necessario. Un altro tema importante della prevenzione delle infezioni è il corretto utilizzo degli antibiotici che, se usati indiscriminatamente, potrebbero favorire il diffondersi di germi resistenti.”
Quindi per ridurre il rischio infettivo è necessario assumere determinati comportamenti:
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Voi unimamme avete mai avuto esperienze con neonati prematuri? Quali accorgimenti avete apportato ai vostri comportamenti quotidiani? Cosa ne pensate dei risultati di questa ricerca riportata dalla regione?
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