Morbillo, un’emergenza mondiale: l’Organizzazione Mondiale della Sanità segnala più di 140mila morti nel 2018.
Il morbillo è diventato un’emergenza mondiale con l’aumento dei casi a livello mondiale di una malattia che negli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità avrebbe dovuto essere eliminata in quattro regioni dell’Oms nel 2015 e in cinque regioni nel 2020. Obiettivi che invece sono ancora lontani dall’essere raggiunti. Il diffondersi del morbillo, che è altamente contagioso, riguarda non solo i Paesi poveri ma anche quelli più sviluppati dove negli ultimi anni sono scese le coperture vaccinali.
L’Italia ne sa qualcosa. Il nostro Paese tra il 2017 e il 2018 ha sperimentato un’epidemia di morbillo che ha provocato circa 7.500 contagi e 13 morti. Tutti casi evitabili con un’adeguata vaccinazione. Fortunatamente l’Italia non è più tra i Paesi con il maggior numero di contagi di morbillo in Europa, grazie all’aumento delle coperture vaccinali dovuto alla legge Lorenzin sull’obbligo e a una maggiore consapevolezza favorita da campagne di informazione e discussioni pubbliche sul morbillo e le malattie infettive prevenibili con i vaccini.
In Europa il Paese con l’emergenza più grave è l’Ucraina, dove nel solo 2018 si sono verificati 53.218 casi di morbillo.
Mentre a livello mondiale, le situazioni più gravi che si sono avute di recente sono le epidemie in Congo e alle Isole Samoa. Nel Paese africano i morti per morbillo (4.000 a ottobre) hanno doppiato quelli causati dal virus Ebola, che pure ha fatto scattare l’emergenza. Mentre nel piccolo stato insulare dell’Oceano Pacifico, gli ultimi dati riportano 4.200 casi di morbillo e 62 morti. L’emergenza è così grave, per l’elevata contagiosità della malattia, che le scuole e i servizi pubblici sono stati chiusi, mentre è stata avviata una massiccia campagna di vaccinazione della popolazione.
In entrambi i casi, in Congo e alle Samoa, la maggior parte di morti sono bambini sotto i 4 anni, la fascia di età in cui l’incidenza della malattia è più elevata. L’unica soluzione per evitare queste conseguenze gravissime è la vaccinazione, che per essere efficace deve avvenire in due dosi e deve coprire almeno il 95% della popolazione.
Mentre epidemie di morbillo sono in corso in tutto il mondo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diffuso i numeri, impressionanti, sulla malattia. Nel 2018 sono morte a causa del morbillo in tutto il mondo oltre 140.000 persone. La stima è dell’OMS (WHO) e dei Centers for Diseases Control and Prevention (CDC) statunitensi. Anche su scala mondiale il numero più alto di morti è tra i bambini di età inferiore ai 5 anni.
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Secondo il rapporto dell’OMS e dei CDC i contagi e la mortalità per il morbillo sono in aumento. Nel 2018, infatti, sono stati segnalati 9.769.400 casi di morbillo in tutto il mondo con 142.300 morti. Nel 2017, invece, i casi furono 7.585.900 con 124.000 morti. La peggiore epidemia mondiale di morbillo, tuttavia, fu nell’anno 2000, quando si registrarono 28.219.100 casi e 535.600 morti. Un’ecatombe.
La tragedia è che di questi decessi, la maggior parte è avvenuta tra bambini di età inferiore ai 5 anni, ovvero coloro tra cui è più elevata l’incidenza dei contagi di morbillo. Per questo motivo solitamente le norme di legge sono più severe sulla vaccinazione dei bambini più piccoli (in Italia sono esclusi dall’asilo se non vaccinati).
I soggetti più a rischio per il morbillo sono proprio i neonati e i bambini nella prima infanzia, con potenziali complicanze tra cui la polmonite e l’encefalite, così come la disabilità permanente, dovuta a danni al cervello, cecità e perdita di udito.
Studi recenti, poi, hanno dimostrato che un’ulteriore conseguenza negativa del morbillo, che può avere effetti a lungo termine sulla salute, è dovuta ai danni al sistema immunitario tali da cancellare la sua memoria per mesi o addirittura per anni. In questi casi anche una volta guariti dal morbillo i pazienti possono rimanere esposti verso altre malattie potenzialmente letali, come l’influenza o la diarrea. Il sistema immunitario potrebbe non rispondere nemmeno alle altre malattie già contratte in passato.
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Le zone del mondo in cui il morbillo desta maggiori preoccupazioni sono ovviamente quelle dei Paesi più poveri e coinvolti in conflitti. In particolare il morbillo ha avuto il suo maggiore impatto, in termini di contagi e decessi, nell’Africa Sub-sahariana, dove moltissimi bambini non sono stati vaccinati. Nel 2018, i Paesi maggiormente colpiti dal morbillo a livello mondiale sono stati la Repubblica Democratica del Congo, la Liberia, il Madagascar, la Somalia e l’Ucraina. Questi cinque Paesi da soli hanno avuto circa la metà dei casi di morbillo di tutto il mondo.
Nemmeno i Paesi più ricchi, tuttavia, si salvano. Se i numeri e la gravità dei casi non sono certo quelli dei Paesi poveri, anche gli Stati più sviluppati hanno sperimentato consistenti cali nelle vaccinazioni e un conseguente ritorno del morbillo con focolai importanti e purtroppo anche morti. Negli Stati Uniti si è registrato il numero più elevato di contagi da morbillo degli ultimi 25 anni, con un’emergenza per la città di New York la scorsa estate e appelli del sindaco De Blasio alla popolazione a vaccinarsi.
In Europa, invece quattro Paesi come Albania, Repubblica Ceca, Grecia e Regno Unito nel 2018 hanno perso il loro status di Paese che aveva eliminato il morbillo a seguito di prolungati focolai della malattia. Questo accade se il morbillo rientra in un Paese dopo che era stato dichiarato eliminato e se la trasmissione del virus avviene continuamente in quel Paese per oltre un anno.
Tutti questi problemi si possono evitare con la vaccinazione. Il morbillo, infatti, si previene con il vaccino. Tuttavia, le coperture vaccinali a livello mondiale sono rimaste ferme per questi un decennio. L’OMS e l’UNICEF stimano che nel 2018 circa l’86% dei bambini nel mondo ha ricevuto la prima dose di vaccino contro il morbillo attraverso i servizi di vaccinazione del proprio Paese. Tuttavia, meno del 70% dei bambini ha ricevuto la seconda dose. Come sappiamo, per essere davvero efficace il vaccino deve essere somministrato in due dosi, seguendo il calendario vaccinale in ciascun Paese. Inoltre, per essere efficace anche nella propria comunità, il vaccino dovrebbe avere una copertura del 95%, per tutelare i più deboli, chi non può ancora vaccinarsi.
Oltre all’immunizzazione rapida contro il morbillo, la risposta alle epidemie richiede anche tutto l’impegno e tutti gli sforzi necessari per ridurre il rischio di morte dovuto alle complicanze della malattia, come ad esempio la polmonite. In questi casi è fondamentale il trattamento tempestivo. A questo scopo l’OMS fornisce con i suoi partner un sostegno per aiutare i Paesi a gestire i casi di morbillo, compresa la formazione degli operatori sanitari ai fini di un’assistenza efficace per i bambini che soffrono degli effetti della malattia.
“Il fatto che un bambino muoia di una malattia prevenibile con un vaccino come il morbillo è uno scandalo e un fallimento collettivo nel proteggere i bambini più vulnerabili del mondo”, ha dichiarato il dott. Tedros Adhanom Ghebreysus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità. “Per salvare vite umane – sottolineato -, dobbiamo garantire che tutti possano beneficiare dei vaccini, il che significa investire nell’immunizzazione e nell’assistenza sanitaria di qualità come un diritto per tutti”.
Negli ultimi 18 anni, si stima che vaccinazione contro il morbillo da sola abbia salvato più di 23 milioni di vite
Per ulteriori informazioni rimandiamo all’articolo sul portale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
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