Chi compie atti di bullismo rischia disturbi di salute mentale e viceversa. Lo studio scientifico.
Il bullismo fa male anche a chi lo fa perché rischia di sviluppare problemi di salute mentale, ma è vero anche il contrario, ovvero chi soffre di problemi mentali è predisposto a compiere atti di bullismo verso gli altri. Lo ha accertato uno studio americano che per la prima volta ha esaminato l’ipotesi che la relazione tra perpetrazione di bullismo e problemi di salute mentale possa essere bidirezionale. Si tratta dunque di fenomeni che si influenzano a vicenda. Cosa bisogna sapere.
Il nuovo studio è stato condotto alla Columbia University Mailman School of Public Health, la scuola di specializzazione in salute pubblica della Columbia University di New York. I ricercatori della scuola sostengono che il compimento di atti di bullismo ha aumentato il rischio di sviluppare problemi di interiorizzazione e che a loro volta i problemi di interiorizzazione hanno aumentato la probabilità di bullismo sugli altri. Le ricerche precedenti si erano concentrate sulle conseguenze della vittimizzazione del bullismo, questo è il primo studio che esplora in modo completo la sequenza temporale tra la vittima del bullismo e i problemi di salute mentale. I risultati dello studio sono pubblicati online sul Journal of Adolescent Health.
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Per bullismo si intende qualsiasi comportamento aggressivo da parte di un altro giovane o gruppo di giovani, che non sono fratelli né partner, ed è ripetuto più volte oppure ha alte probabilità di essere ripetuto. Negli Stati Uniti è stato stimato che i giovani colpiti da bullismo siano tra il 18 e il 31%.
Marine Azevedo Da Silva, ricercatrice alla Columbia Mailman School of Public Health, ha spiegato che “mentre è ben documentato il fatto che la vittimizzazione del bullismo è associata a problemi di salute mentale immediati e che durano tutta la vita, finora nessuno studio aveva esaminato l’ipotesi che la relazione tra perpetrazione di bullismo e problemi di salute mentale possa essere bidirezionale“.
Nel loro studio, i ricercatori hanno preso in esame i dati riferiti a 13.200 giovani di età compresa tra 12 e 17 anni, nel sondaggio rappresentativo nazionale sulla valutazione del tabacco e della salute, per studiare l’associazione bidirezionale tra il bullismo e l’interiorizzazione dei problemi. Tra questi:
Quando la perpetrazione del bullismo è stata considerata come una misura del mese precedente, il 16% ha riferito di aver compiuto atti di bullismo su altri un mese prima e il 5% ha riferito di aver bullizzato altri nel mese precedente.
Circa l’interiorizzazione dei problemi le domande sottoposte ai ragazzi hanno riguardato come si sentivano, se:
1- in trappola/triste/depresso
2- problemi per dormire
3- nervoso/ansioso/tirato/spaventato
4- stressato/arrabbiato per il passato
Quando i ricercatori hanno esaminato la relazione del bullismo come predittivo di problemi di interiorizzazione, hanno scoperto che i giovani che avevano riferito di essere stati responsabili di atti di bullismo avevano maggiori probabilità di sviluppare problemi di salute mentale con un’incidenza da moderata a elevata rispetto a quelli che avevano detto di non aver compiuto atti di bullismo. D’altra parte, hanno scoperto che gli adolescenti che avevano avuto problemi di interiorizzazione da moderati a elevati avevano un rischio maggiore di bullizzare gli altri rispetto a coloro che avevano riportato nessuna o bassa incidenza di problemi di salute mentale.
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I ricercatori, pertanto, hanno potuto dimostrare che l’associazione tra atti di bullismo e interiorizzazione dei problemi è probabilmente bidirezionale. Va però sottolineato che lo studio presenta dei limiti in merito a definizioni e formulari di domande, perché basandosi sulle risposte dei soggetti esaminati la prevalenza del bullismo potrebbe essere sovrastimata o sottostimata e in questo modo influenzare l’associazione indicata.
In ogni caso, queste scoperte sono importanti perché ampliano la letteratura scientifica nel campo e permettono di individuare nuove strategie per prevenire comportamenti di bullismo e per intervenire tra i giovani, tenendo conto e gestendo anche i sentimenti negativi e i problemi di salute mentale, come hanno sottolineato i ricercatori.
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