Salute degli adolescenti, la terra di nessuno tra pediatra e medico di famiglia. Cosa bisogna sapere.
Si parla troppo poco della salute degli adolescenti o comunque non in modo appropriato. Un problema che riguarda in particolare dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni, che si trovano in un’età di mezzo tra la fine dell’infanzia o prima adolescenza e l’età adulta. Una fase di transizione nota a tutti, con i suoi alti e bassi, le sue difficoltà ma anche i bei momenti. Il problema, però, rimane quello delle cure mediche. Perché in questa fase questi ragazzi rimangono ancora sospesi tra il pediatra e il medico di famiglia per gli adulti. Troppo giovani per le cure tipiche dell’adulto ma anche troppo cresciuti per quelle dei bambini.
Il rischio è che senza cure mirate e una prevenzione adatta alla loro età i ragazzi si trovino con problemi di salute sottovalutati o che avrebbero potuto essere evitati. C’è chi ha iniziato a porsi il problema e ad indagarlo. Ecco cosa bisogna sapere.
Chi deve curare gli adolescenti tra i 15 e i 17 anni? Sono troppo grandi per il pediatra, che di solito segue bambini e ragazzi fino ai 14 anni, ma anche troppo giovani per il medico degli adulti. Servirebbe una figura professionale apposita, che conosca le loro caratteristiche specifiche di individui in crescita e le loro esigenze. Una questione di cui si sono occupati alcuni esperti del settore e che viene affrontata nel nuovo “Corriere Salute“, il supplemento del Corriere della Sera in edicola giovedì 19 dicembre, allegato al giornale, anche nell’edizione digitale.
La questione della salute degli adolescenti è particolarmente delicata, anche perché come riporta l’Istat, secondo dati riferiti al 2017, sono in aumento i pazienti tra i 15 e i 17 anni di età. Negli ultimi cinque anni sono stati circa 60mila. Questo dato è anche un elemento positivo, perché si tratta di ragazzi che sono sì malati ma di quelle malattie che un tempo sarebbero state mortali e che oggi invece, grazie a diagnosi sempre più precoci e cure innovative, permettono loro di vivere, seppure con problemi o situazioni croniche. Oggi questi ragazzi possono diventare adulti grazie ai progressi della scienza medica, ma necessitano di cure sempre più specifiche e su misura. Il loro organismo, infatti, non è più quello di un bambino, ma nemmeno ancora quello di un adulto.
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Gli adolescenti affetti da malattie croniche, congenite o contratte da piccoli o durante la stessa adolescenza, hanno bisogno di cure costanti, controlli periodici e anche ricoveri in ospedale. Sempre secondo l’Istat sono oltre un milione i bambini e gli adolescenti in Italia (dati 2017) che convivono con almeno una malattia cronica. Quelle più diffuse sono il diabete, la bronchite cronica e le allergie, altre meno frequenti sono le cardiopatie congenite, le leucemie o i tumori, fino a comprendere le malattie rare.
Fondamentale, come sempre quando si tratta di malattie ma soprattutto in questi casi che riguardano giovani pazienti, è la diagnosi precoce. Giuseppe Saggese, professore ordinario di Pediatria all’Università di Pisa spiega che “oggi, a 5 anni dalla diagnosi, abbiamo una sopravvivenza del 78 per cento per i tumori in età pediatrica e dell’82 per cento per i tumori dell’adolescente, i pazienti con fibrosi cistica superano i 50 anni e il 90 per cento dei bambini con cardiopatie congenite raggiunge l’età adulta“. Passi avanti della medicina veramente notevoli, ma che poi richiedono un impegno ulteriore nell’assistenza al malato cronico.
“Per il ragazzo con una malattia cronica o rara, che ha bisogno di assistenza continua – aggiunge Saggese -, è particolarmente delicato il passaggio dalle cure pediatriche a quelle del medico di medicina generale e dello specialista del centro ospedaliero di riferimento per adulti, in un periodo della vita già condizionato dai comportamenti a rischio tipici dell’adolescenza“.
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Come emerge da alcuni studi internazionali, infatti, in questa età è più alto il rischio che i ragazzi “si perdano”, che abbandonino le cure e non si sottopongano ai controlli periodici necessari. Questi comportamenti conducono al pericolo concreto di complicanze a lungo termine e di un aumento della mortalità. Pertanto, la comunità medica e scientifica, italiana e internazionale, ha iniziato a prestare maggiore attenzione alla cosiddetta “transizione”, ovvero il momento di passaggio da un sistema di cure centrato sul bambino a uno orientato sull’adulto, che di solito avviene verso i 16-17 anni di età degli adolescenti con una malattia cronica.
Che ne pensate unimamme?
Il professor Giuseppe Saggese è coordinatore, insieme al pediatra di famiglia Michele Fiore, della guida “Adolescenza e transizione dal pediatra al medico dell’adulto“, realizzata dalla Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) in collaborazione con le principali Società scientifiche della pediatria e dell’età adulta.
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