In un recente studio è stato dimostrato che sono nati centinaia di bambini da abusi tra ragazzine di Haiti ed i militari dei caschi blu.
All’interno di uno studio pubblicato sulla rivista Conversation, una rivista accademica sostenuta da un consorzio di Università, ha messo in evidenza che i militari dei Caschi Blu dell’Onu sono responsabili di una serie di abusi sessuali ai danni di ragazzine tra gli 11 ed i 13 anni di Haiti. A seguito degli abusi, molte di loro rimanevano anche incinte, ma poi erano costrette a crescere i neonati da sole anche in situazioni economiche molto difficili.
Lo studio pubblicato sulla rivista rivela che ad Haiti ci sono centinaia di bambini figli dei caschi blu dell’Onu, che per tredici anni hanno condotto una missione di pace. Lo studio è stato condotto da Sabine Lee dell’università di Birmingham e Susan Bartels, della Queens University in Ontario ed è il risultato di una lunga e difficile indagine.
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L’articolo, “Incinta per poche monete – 256 storie di bambini haitiani abbandonati dai padri dell’ONU”, racconta di come i militari abusavano le ragazzine minorenni in cambio di pochi spiccioli e quando scoprivano di averle messe incinte le abbandonavano al loro destino. Per effettuare lo studio, nell’estate del 2017 sono state intervistate 2.500 haitiani sulle esperienze di donne e ragazze locali che vivono in comunità che ospitano operazioni di sostegno alla pace. Le storie raccontante sono state molto diverse, ma si è riscontrato che nel 10% dei casi le storie riguardavano i bambini, 256, nati da relazioni di “bambine” del posto con i militari.
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Hanno raccolto le loro testimonianze e tutte le storie sembravano molto simili tra di loro. Infatti sembra che i militari chiedessero un apporto sessuale in cambio di un pasto o di un piccolo pagamento in denaro. Molto spesso era solo per avere un pasto, proprio per la grande povertà nella quale vivono. Altre donne, invece, hanno parlato direttamente di stupro. Le ragazzine che vengono abusate hanno dagli 11 ai 13 anni che quando rimangano incinte, non vengono solo abbandonate dal padre del bambino, che molto spesso viene anche rimpatriato nel frattempo, ma anche dalla loro famiglia d’origine. Le ragazze vengono cacciate di case e finiscono a vivere nella miseria più totale senza essere aiutate da nessuno.
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Per esempio viene raccontata la storia di Marie, nome inventato, aveva 14 anni quando si iscrisse ad una scuola cristiana. Qui incontrò Miguel, un soldato brasiliano che lavorava ad Haiti come peacekeeper delle Nazioni Unite. Con lui ha avuto dei rapporti sessuali e quando gli disse che era incinta del suo bambino, Miguel le disse che l’avrebbe aiutata con il piccolo. Invece, è tornato in Brasile, Marie gli ha scritto su Facebook, ma lui non le ha mai risposto. Il padre, una volta scoperto che era incinta, l’ha cacciata di casa ed è andata a vivere dalla sorella. Il figlio di Marie ha adesso 4 anni e non ha ricevuto aiuto ne dall’esercito brasiliano, ne da una ONG, ne dalle Nazioni Unite o dallo stato haitiano. Cerca di fare il possibile per il figlio e lavora guadagnando 26 centesimi l’ora per portare da mangiare a casa. Però, ha bisogno di aiuto per pagare l’alloggio e per pagare le tasse scolastiche.
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Come riportato anche da Il Fatto Quotidiano, sono finiti sotto accusa i militari di 13 diverse nazioni, in maggioranza brasiliani e uruguaiani, che venivano rimpatriati ogni volta che una gravidanza veniva scoperta. Il portavoce del del dipartimento al peacekeeping Nick Birnback ha commentato: “Lo sfruttamento sessuale e l’abuso da parte di personale Onu è inaccettabile. Il segretario generale Antonio Guterres ha fatto della tolleranza zero una priorità del suo mandato”. La missione ad Haiti, Minustah, è la più lunga che è mai stata nel Paese, attiva dal 2004 al 2017: è stata prolungata per i disastri naturali, il terremoto del 2010 e l’uragano del 2016. Purtroppo ,non è la prima volta che vengono documentati casi di abusi sessuali da parte dei Caschi blu: era già accaduto in Mozambico, Bosnia, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Centrafricana.
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