Una famiglia di Torino, 4 anni fa, adotta i senzatetto di Piazza San Carlo a Torino. Tra di loro si è instaurato un bel rapporto di amicizia.
C’è una famiglia che abita in provincia di Torino che una volta a settimana si reca nella galleria San Federico, in piazza San Carlo, in via Po di Torino. Il loro obiettivo è quello di aiutare i senzatetto che dimorano sotto i portici. Arrivano con l’auto carica di cibo, vestiti e medicine per i senzatetto che sono diventati, negli anni, degli amici.
Sono ormai 4 anni che padre, madre ed i 5 figli ogni venerdì sera partono dalla periferia di Torino, Pianezza, per arrivare in Piazza San Carlo, una delle piazze più importanti della città. Non sono qui per una passeggiata, per shopping o per andare a mangiare in uno dei bellissimi bar o ristoranti della zona, ma per aiutare i loro “amici” senzatetto. In tutti questi anni tra la famiglia Marcon ed i senzatetto si è instaurato un rapporto di amicizia, di fiducia. Quando arrivano c’è chi li aiuta a portare i pacchi dal parcheggio formando una catena umana. Si dividono il thé e il caffè caldo nei thermos, i biscotti, i grissini. Poi passano ai vestiti, alle coperte, come riportato da Il Corriere.
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Arrivano con la macchina piena di bene di prima necessita che hanno raccolto anche grazie ai loro vicini di casa che gli portano quel che a loro non serve più, raccogliendo medicine, cibo e coperte. Come per molte cose straordinarie anche questa “tradizione” è iniziata per caso come ha raccontato Emanuela Marcon: “Quattro anni fa mio marito ha avuto un infarto. Una di quelle cose che ti obbliga a farti delle domande. Sulla vita che fai, sul senso di tutto”. Durante la convalescenza Roberto, impiegato in una azienda collegata al Politecnico, se n’era uscito con una frase: “Perché non proviamo a fare qualcosa di diverso?”.
Appena sposati, marito e moglie avevano partecipato ad una missione in Africa.
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Emanuela, insegnante in una scuola materna, ha sempre avuto il desiderio di aiutare gli altri, però non solo una volta, ma facendo qualcosa di continuativo che non faccia stare bene solo chi fa del bene, ma anche chi lo riceve.
Quando hanno iniziato 4 anni fa, il figlio più piccolo aveva solo 8 anni ed erano preoccupati di come potesse reagire: “La prima volta ci chiedevamo come saremmo stati accolti. Eravamo un po’ preoccupati, con noi c’era anche Nicolas, che all’epoca aveva 8 anni. Non sapevamo come avrebbero reagito alla nostra iniziativa”. Per fortuna il bambino si è subito integrato, prendeva anche lezioni di Francese da un senzatetto.
Inoltre, con queste persone che aiutano sono diventi una “famiglia”. Le cene di Natale e di Pasqua non sono i Macron che vanno dai senza tetto, ma i senzatetto che si recano a casa della famiglia per festeggiare tutti insieme. Ad alcuni di loro pagano il ticket sanitario per permettergli di curarsi. Un anno hanno rinunciato alle vacanze estive per pagare i 400 euro al mese di affitto a una coppia di disoccupati che non ce la faceva più a dormire all’addiaccio: “Noi ci mettiamo del nostro, è vero. Ma la verità è che ormai non potremmo stare senza di loro. Come fossimo un’unica famiglia”. A chi chiede perché lo fanno o se sono ricchi, Roberto risponde che in famiglia lavora solo lui e che se non lo facesse “che uomo sarei?”.
Per Emanuela non fanno niente di speciale: “Non riusciamo a considerarci speciali. Cerchiamo di essere amici con chi soffre, con chi viene considerato invisibile. E non siamo mai stati respinti, mai”.
Voi unimamme eravate a conoscenza di questa famiglia? Cosa ne ensate della loro scelta di aiutare i senza tetto?
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