Processo a Michael Jackson per pedofilia, riaperte le accuse contro la popstar.
A un anno di distanza dall’uscita del documentario “Leaving Neverland“, potrebbe riaprirsi il processo per le accuse di pedofilia a carico di Michael Jackson. Non contro di lui, ovviamente, morto da più di dieci anni, ma il processo civile a carico delle sue società. Lo Stato della California, infatti, ha approvato una nuova legge che allunga i termini di decadenza per le accuse, riaprendo la possibilità di nuovo processo per Wade Robson e James Safechuck i due giovani uomini che accusano Jackson di aver abusato di loro quando erano bambini e che hanno raccontato le loro storie proprio nel documentario “Leaving Neverland“.
Nel 2017 un giudice aveva respinto le cause che i due avevano presentato nel 2014 contro le società di Jackson, MJJ Productions e MJJ Ventures, perché avrebbero dovuto presentarle prima di compiere 26 anni. Ora, però, la nuova legge della California, entrata in vigore il 1° gennaio, ha alzato questo termine a 40 anni. Dunque Robson, che ha 36 anni, e Safechuck, che ne ha 40, possono ora presentare la loro causa e pretendere dalle società appartenute a Michael Jackson un risarcimento milionario.
Si tratta di un vero e proprio colpo di scena. Una nuova legge entrata in vigore in California il 1° gennaio 2020 riapre i termini del processo civile per i risarcimenti dovuti per i presunti abusi sessuali commessi da Michael Jackson nei confronti di due bambini tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Quei bambini, oggi uomini, si chiamano Wade Robson e James Safechuck e avevano rispettivamente 7 e 11 anni quando conobbero la popstar di fama mondiale. Entrambi erano baby artisti, Robson ballerino e Safechuck attore. Si instaurò subito un legame molto stretto tra il cantante e i due bambini, tanto che i genitori li lasciavano spesso con Jackson, anche da soli, e perfino a dormire a casa sua, nel ranch Neverland, a Santa Barbara in California. L’insolito rapporto di amicizia, tuttavia, secondo quanto raccontato nel documentario “Leaving Nederland”, nascondeva una realtà fatta di abusi sessuali e perversione, che i due ragazzini furono costretti a subire, come riportano i due nelle accuse presentate contro Jackson.
Solo di recente, però, i due hanno accusato Jackson, mentre nei processi precedenti lo avevano addirittura difeso. Come Wade Robson nel 2005 che con la sua testimonianza a favore del cantante fece cadere le accuse di abuso di minore contro di lui. Robson ha spiegato che all’epoca vedeva Michael Jackson come una figura paterna e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.
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Poi le cose sono cambiate. Ma con la denuncia tardiva erano venute meno le possibilità di un processo civile per ottenere almeno un risarcimento. Questo accadeva fino a pochi giorni fa, perché ora grazie alla nuova legge sull’allungamento dei termini per la presentazione delle cause civili per abusi sessuali subiti durante l’infanzia, le vittime hanno tempo per presentarle fino a quando hanno compiuto 40 anni.
La conferma è poi arrivata anche dalla Corte distrettuale di Appello che ha annullato la sentenza del 2017 che rigettava le azioni legali di Robson e Safechuck contro le società di Michael Jackson MJJ Productions e MJJ Ventures, per farsi risarcire il danno degli abusi sessuali subiti da lui. Secondo l’accusa, infatti, chi dirigeva quelle società e dunque era in stretto contatto con Jackson, sapeva o almeno avrebbe dovuto sapere dei rischi che correvano i bambini entrando in contatto con il cantante. Se Robson e Safechuck riusciranno a provare questo fatto, insieme alle accuse riferite agli abusi, allora potranno ottenere risarcimenti milionari, come riporta il Dailytmail.
Nel frattempo, si celebrerà un processo e una giuria valuterà il caso dei due giovani uomini che avrebbero subito abusi sessuali da Michael Jackson. Wade Robson e James Safechuck avevano anche tentato di fare causa alla proprietà Jackson Estate, ma anche in questo caso le azioni legali erano state respinte perché presentate fuori dai termini. Questo processo, infatti , non è stato riaperto dalla sentenza della Corte di appello come quelli contro le due società.
L’avvocato delle due vittime, Vince Finaldi, ha spiegato al Guardian che è importante citare in giudizio le aziende poiché “queste persone che lo circondavano… hanno permesso e facilitato questo abuso“.
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