Lo psicoterapeuta Alberto Pellai parla del caso del bambino morto sullo slittino mentre era in montagna.
Unimamme, la tragedia del bambino morto sullo slittino è ancora fresca nella nostra mente, ora prende la parola lo psicoterapeuta Alberto Pellai per parlare di quanto accaduto e delle reazioni che si stanno verificando dinanzi a questa immane tragedia.
Avrete sicuramente sentito parlare della tragedia avvenuta sulle nevi di Valdidentro, dove un bambino di nome Diego, di soli 4 anni, ha perso la vita schiantandosi con uno slittino contro un albero, insieme al fratellino di 2 anni. Lo psicoterapeuta Alberto Pellai sottolinea che davanti a un dramma simile molti si sono chiesti “e se fosse successo a noi?” “I bambini sono molto imprevedibili, fanno, a volte, l’ esatto contrario di ciò che ti aspetti da loro. Chi non ha vissuto l’ esperienza di vedere il proprio bambino che ti sfugge di mano e si mette ad attraversare una strada, senza controllare se e in quale direzione stanno circolando le auto?” sottolinea l’esperto.
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Naturalmente i genitori devono vigilare ma Pellai rammenta che “tanto dipende anche dall’ intervento dell’ angelo custode o della buona sorte”. Davanti a una tragedia simile dovrebbe scattare in automatico la solidarietà, “vorremmo abbracciarli questi genitori, consolarli, confortarli. Lo facciamo perché intuiamo l’ immensità dello sconcerto e della tristezza da cui si sentono abitati“. Ai tempi dei social però a queste reazioni naturali se ne associano anche altre. “Un modo giudicante e sprezzante, che partendo dalla notizia, si scaglia contro i genitori che stanno affrontando un lutto, definendone colpe e irresponsabilità, puntando il dito sul fatto che certi eventi ti accadono “perché te li meriti”, visto che non sai proteggere i tuoi figli quando invece dovresti farlo. Centinaia, anzi migliaia di commenti che, partendo da un figlio morto, uccidono con le parole le mamme e i papà che lo hanno messo al mondo“. In pratica questi genitori stanno dicendo: “ve la siete cercata” alla mamma e al papà di Diego.
Una mamma amica di questi genitori che hanno perso un figlio ha notato questi commenti molto aggressivi e commenta: “i genitori sono stati sconsiderati, incoscienti e irresponsabili, che sono persone che non meritavano di avere figli, e via dicendo. Come crede si possano sentire due persone che hanno perso uno dei loro figli? Come crede potranno sopravvivere con un macigno simile sul cuore? Peraltro le notizie che vengono riportate sui giornali non sono del tutto vere, la dinamica dell’ incidente non è chiara… ma di certo sappiamo tutti che le fatalità accadono, e che sebbene quel papà fosse a un passo da loro non ha potuto evitare che il destino facesse il suo corso“. La donna accusa la pubblica opinione di mancare di empatia, della volontà di dire qualsiasi cosa gli passi per la testa.
Pellai lascia un augurio per i genitori di Diego, rivolgendo loro parole di conforto. “Io oggi sento solo pena per quei genitori. Vorrei abbracciarli, piangere con loro, fargli sentire che il loro dolore è anche il mio dolore. Vorrei dire loro che i bambini sono imprevedibili, che non tutto nella vita può essere tenuto sotto controllo e che ci sono eventi che sfuggono alla nostra responsabilità. Vorrei abbracciarli e dire loro di non smettere mai di credere nella forza della vita, di sentire che il bambino di 2 anni rimasto praticamente illeso, è la dimostrazione e la prova “provata” che la forza della vita prevarrà sul dolore distruttivo della morte e li aiuterà a trovare un senso in questa tragedia che al momento è priva di senso”.
Pellai esorta le persone che accusano i genitori di Diego a fermarsi a riflettere: “nascosti da uno schermo e da una, tastiera, non sentiamo più il dolore degli altri, non ne proviamo un sacro rispetto, non continuiamo a “essere umani”? Sono più che certo che le stesse persone che scrivono cose terribili su questi due genitori disperati, se partecipassero al funerale del loro bambino, piangerebbero e sentirebbero un bisogno forte di abbracciarli. Invece nel caldo della propria casa, di fronte ai tasti del loro PC, scagliano parole che sembrano coltelli. È di fronte a fatti come questi che sento forte il senso del mio lavoro. Un lavoro che mette al centro delle nostre vita la relazione, il potere della parola, la capacità empatica dello sguardo. Se volete non perdere il nucleo profondo della vostra umanità, oggi leggete questo articolo a qualcun altro e poi seminate una frase buona nei social per i genitori di Diego”. Unimamme, voi cosa ne pensate di queste considerazioni descritte su Famiglia Cristiana? Voi vi siete fatti un’opinione su quanto accaduto?
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