Bambino morto nel carrello di un aereo: le parole del papà sconvolto. Si chiamava Ani Guibahi Laurent Barthelemy e aveva 14 anni.
Ha un nome il bambino trovato morto nel carrello di un aereo della Air France atterrato all’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi la mattina di mercoledì 8 gennaio, proveniente da Abidjan, capitale della Costa d’Avorio. Si chiamava Ani Guibahi Laurent Barthelemy e aveva 14 anni, non 10 come si pensava in un primo momento, quando è stato trovato il corpo nel vano del carrello del Boeing 777, volo AF 703.
Una tragedia che ha sconvolto l’opinione pubblica mondiale, costringendo a nuove riflessioni sul dramma dell’emigrazione clandestina e sulle domande difficili che l’accompagnano e a cui nessuno vuole rispondere. Il numero di persone in fuga dai Paesi poveri o in guerra aumenterà nei prossimi anni, anche per effetto dei cambiamenti climatici, ma nessun Paese europeo sembra volere occuparsi seriamente di questo tema, se non per tenere lontano i migranti anche con discutibili accordi con regimi non democratici. Eppure non sarà facile fermare i flussi migratori, che sono un fenomeno ricorrente nelle varie epoche e che comportano cambiamenti profondi e inevitabili. Il piccolo Ani è solo uno dei tanti migranti, adulti e purtroppo bambini, che non ce l’hanno fatta nel loro viaggio della speranza verso l’Europa.
In fuga dalla Costa d’Avorio verso la Francia, si è concluso nel peggiore dei modi il viaggio di Ani Guibahi Laurent Barthelemy, il ragazzino poco più che bambino morto nel carrello del Boeing 777 della Air France decollato da Abidjan la sera di martedì 7 gennaio e atterrato la mattina seguente, all’alba all’aeroporto Charles De Gaulle di Roissy, nei pressi della capitale francese. Il volo era durato circa 6 ore e mezza e in tutto questo tempo Ani era nascosto nel vano del carrello dell’aereo, dove si era nascosto poco prima del decollo.
Un tempo che gli è stato fatale perché a circa 10 mila metri di quota, l’altitudine a cui viaggiano gli aerei di linea, è impossibile sopravvivere alle temperature che scendono a -50 gradi e alla mancanza di ossigeno. All’arrivo in Francia, il ragazzino era già morto. Il suo corpo è stato trovato dagli addetti dell’aeroporto incaricati dei controlli di routine. Il corpicino di Ani era rigido per il congelamento, piccolo e scambiato per quello di un bambino più piccolo. Il ragazzino non poteva sapere, evidentemente, che salire su un aereo di linea e nascondersi nel vano del carrello che non è pressurizzato significa andare incontro alla morte certa.
Due giorni dopo la tragica scoperta del cadavere, la vittima è stata identificata, anche perché nel frattempo i genitori ne avevano denunciato la scomparsa, diffondendo un avviso per la ricerca con la foto del bambino e i recapiti da contattare. Il ragazzino si chiamava Ani Guibahi Laurent Barthelemy, detto anche Laurent Ani, aveva 14 anni e frequentava il Liceo Municipale Simone Ehivet Gbagbo. Era nato a Yopougon, un quartiere popolare di Abidjan, il 5 febbraio 2005.
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Laurent Ani è stato identificato dalle autorità ivoriane. In una nota, il Ministero dell’Interno della Costa d’Avorio ha fatto sapere che la vittima trovata nel carrello del Boeing 777 della Air France è “Laurent Ani, nato il 5 febbraio 2005 a Yopougon, distretto di Abidjan, allievo di quarto anno a Niangon Lokoua, un sobborgo dello stesso quartiere. La sua identità è stata confermata da genitori”.
Le immagini delle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto hanno catturato il momento in cui il ragazzino sale a bordo dell’aereo: “Si vede un individuo che indossa una maglietta (…) Pensiamo sia riuscito a entrare sulla pista scavalcando le recinzioni. Poi si deve essere nascosto nelle siepi per infine correre ad afferrare il carrello di atterraggio dell’aereo proprio al momento del decollo”, come ha spiegato il ministro Amadou Koné al quotidiano Fraternité Matin. Nessuno, però, si è accorto di lui e di quello che stava facendo.
Il corpo del ragazzino è stato trovato nel vano del carrello del Boeing di Air France, all’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi, intorno alle 6:40 di mattina dell’8 gennaio. L’aereo era atterrato 40 minuti prima. Secondo una fonte riportata da Repubblica, il 14enne “è morto per asfissia o per congelamento“.
Sulla vicenda, il ministero dei trasporti ivoriano ha istituito una commissione investigativa presieduta dal direttore generale dell’Autorità nazionale per l’aviazione civile, che comprende anche la polizia nazionale, la gendarmeria nazionale, l’Ambasciata francese e le compagnie aeree Air France e Avisecure. Inoltre, il governo della Costa d’Avorio ha assicurato di aver “intrapreso misure di rafforzamento” dei “dispositivi di sicurezza nello spazio aeroportuale” per evitare che episodi simili non si ripetano più. Nel frattempo, in Francia, la Procura di Bobigny ha aperto un’inchiesta affidata alla Gendarmerie des Transports aérennes (GTA), la Gendarmeria dei trasporti aerei.
Il padre di Laurent Ani non si dà pace, ha raccontato che il figlio non era uno scapestrato ma un ragazzo tranquillo, docile e allegro che frequentava la scuola. Lunedì 6 gennaio, tuttavia, non era rientrato a casa dalle lezioni così i familiari si erano messi a cercarlo. La sorella aveva chiesto agli amici di Laurent dove fosse finito e i genitori sono andati alla polizia, ma senza ricevere molto aiuto. Fino al tragico epilogo, quando le autorità ivoriane hanno capito che probabilmente il corpo del ragazzino trovato sul volo da Abidjan a Parigi poteva esser quello del 14enne scomparso.
Il padre ha assicurato che il figlio non sarebbe mai salito da solo in quel modo su un aereo. “Qualcuno deve avergli messo in testa questa idea terribile“, ha detto. Laurent era un ragazzino ingenuo e non aveva un telefono cellulare e nemmeno i mezzi per raggiungere l’aeroporto da solo. Il padre lo ha lasciato lunedì 6 gennaio a scuola e poi non lo ha più rivisto.
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