Un istituto romano ha diviso gli alunni a seconda della classe sociale. Il Ministro Azzolina ha chiesto spiegazioni.
La scuola dovrebbe essere inclusiva e non fare distinzioni di classi sociali, ma non è andata così per un istituto romano, la vicenda ha interessato anche il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina che è intervenuta.
Unimamme, ha colpito tutti l’annuncio di un istituto romano, l’IC via Trionfale di Roma che, nella sua presentazione ha sottolineato la distinzione tra le classi sociali. “La sede di via Trionfale e il plesso di via Taverna accolgono alunni appartenenti a famiglie del ceto medio-alto, mentre il plesso di via Assarotti, situato nel cuore del quartiere popolare di Monte Mario, accoglie alunni di estrazione sociale medio-bassa e conta, tra gli iscritti, il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana”. A questo si aggiunge anche: “il plesso di via Vallombrosa, sulla via Cortina d’Ampezzo accoglie, invece, prevalentemente alunni appartenenti a famiglie dell’alta borghesia assieme ai figli dei lavoratori dipendenti occupati presso queste famiglie (colf, badanti, autisti, e simili)”.
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La reazione delle istituzioni è stata forte. Il vice ministro dell’Istruzione Anna Ascani su Facebook ha commentato: “è davvero inaccettabile la presentazione sul sito internet dell’Istituto Comprensivo “Via Trionfale” che divide i bambini in base alla classe sociale: da una parte i ricchi, dall’altra i poveri. La scuola italiana non può e non deve essere questo. La scuola è il luogo dell’inclusione e non della ghettizzazione. E in questo senso deve offrire pari opportunità a tutti e deve accorciare le distanze, senza distinzione alcuna. In attesa di avere chiarimenti e di capire come sia stato possibile pubblicare una presentazione così fuori dai principi costituzionali, a causa della segnalazione e della presa di posizione di tutti i vertici del Ministero, la pagina è stata modificata“.
Il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina invece ha risposto così: “La scuola dovrebbe sempre operare per favorire l’inclusione. Descrivere e pubblicare la propria popolazione scolastica per censo non ha senso. Mi auguro che l’istituto romano di cui ci racconta oggi Leggo possa dare motivate ragioni di questa scelta. Che comunque non condivido”. L’associazione dei Presidi ha preso le distanze da quanto enunciato da quell’istituto: “la scuola è un luogo educativo ed inclusivo, no a forme di categorizzazioni superficiali e inutili. La scuola non può evidenziare eventuali differenziazioni socio-culturali degli alunni iscritti poiché, tra l’altro, oltre a dare una cattiva rappresentazione di se stessa agli occhi di chi legge corre anche il rischio di originare idee o forme classiste” ha sottolineato Mario Rusconi, presidente dell’Anp-Lazio. Un papà il cui figlio frequenta l’istituto incriminato ha commentato: “che situazione vergognosa. Non mi aspettavo una cosa del genere, spero che il ministro dell’Istruzione prenda provvedimenti”.
A prendere la parola, naturalmente, c’è anche il consiglio dell’istituto scolastico in questione, che si è espresso così: “i dati riportati nella presentazione della scuola, composta da 4 distinti plessi, collocati in diversi contesti socio-culturali, sono da leggere come mera descrizione socio-economica del territorio, secondo le indicazioni del Miur per la redazione del Pof (Piano di offerta formativa). L’istituto scolastico non ha mai posto in essere condotte discriminatorie nella ripartizione degli alunni nei diversi plessi o nelle diverse classi. Infatti, è importante chiarire che al momento dell’iscrizione dei propri figli, sono i genitori a scegliere uno dei 4 plessi scolastici dell’istituto sulla base dei criteri della residenza e/o del luogo di lavoro. In ogni caso si ritiene opportuno procedere ad una modifica perchè siano rimosse le definizioni interpretate in maniera discriminatoria e perchè si possano descrivere compiutamente i percorsi formativi e inclusivi realmente applicati e portati avanti dalla scuola e dalle famiglie”. L’Istituto garantisce inoltre di “attuare costantemente e quotidianamente le migliori e più opportune pratiche per l’inclusione e la rimozione di qualunque discriminazione”. La presentazione è stata poi rimossa, ma la polemica permane. Unimamme, voi cosa ne pensate di questa situazione denunciata su Leggo?
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