Lo smog invade le città italiane, ma il problema non è solo il traffico. Cosa dicono gli esperti.
In questi giorni è allarme in molte città italiane a causa dello smog che ristagna in pianura e sopratutto nei grandi centri urbani a causa dell’alta pressione che ha portato tempo mite ma non ha permesso un’adeguata circolazione dell’aria. Nei prossimi giorni, con il cambio del tempo e l’arrivo di nuove perturbazioni, la situazione dovrebbe cambiare e l’aria dovrebbe farsi più respirabile, si spera. Nel frattempo, le grandi città sono corse ai ripari limitando il traffico urbano e regolamentando anche l’utilizzo degli impianti di riscaldamento. Tutto pur di ridurre le emissioni inquinanti e con esse le pericolosissime polveri sottili.
Quello dello smog o inquinamento dell’aria è un problema grave ma sottovalutato. Eppure nel 2017 sono morte in Italia quasi 60 mila persone (57.033) per colpa dello smog, secondo lo studio “2019 Pollution and Health Metrics: Global, Regional and Country Analysis“, realizzato dalla Global Alliance on Health and Pollution (Gahp), associazione internazionale di cui fanno parte esperti e osservatori e che ha come scopo quello di trovare risorse e soluzioni ai problemi mondiali legati all’inquinamento. Le polveri sottili che minacciano la nostra salute, tuttavia, non sono solo nei tubi di scappamento delle automobili o nelle cappe dei camini dei riscaldamenti. A contribuire ad inquinare l’aria ci si mette anche il fumo da sigaretta, peggiorando la situazione. Ecco cosa dicono gli esperti.
Mentre la Pianura Padana soffoca a causa dello smog intrappolato in foschie e nebbie, in attesa del vento che faccia un po’ di pulizia dell’aria, torna il problema delle misure da impiegare per contrastare le temute polveri sottili che sono diventate una vera e propria emergenza. Le amministrazioni comunali fanno quello che possono, con gli strumenti a loro disposizione, il che significa introdurre limitazioni alla circolazione del traffico e divieti di tenere i riscaldamenti a temperature troppo elevate, anche perché poi non ha fatto così freddo in questi giorni. Servirebbero, tuttavia, strategie di più ampio respiro – in tutti i sensi – che consentano almeno di prevenire le situazioni di emergenza e non arrivare sempre all’ultimo minuto quando la situazione è critica e l’aria si è fatta irrespirabile. Tanto che secondo alcuni studiosi, come la direttrice del Cnr, Cinzia Perrino, “col blocco delle auto cambia poco“. L’inquinamento resta comunque elevato, troppo elevato.
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In ogni caso, le limitazioni del traffico hanno comunque la loro utilità, anche se non eliminano il problema se non altro lo limitano. Roberto Boffi, direttore del reparto di pneumologia all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha dichiarato che le limitazioni al traffico a Milano, sia per l’ecopass che per l’area C, hanno funzionato. “A parità di pm10 – ha spiegato -, queste restrizioni del traffico hanno determinato una diminuzione significativa del black carbon, ossia della componente tossica del particolato. Questo significa che all’interno di queste aree c’era un pm10 meno dannoso. È chiaro però che non si può pensare di risolvere il problema solo con le misure sul traffico“, ha precisato Boffi. Se in centro a Milano l’aria è irrespirabile, tuttavia in provincia non si sta meglio. Infatti, si può essere portati a pensare che fuori città l’aria circoli meglio e ci sia meno smog per via delle minori concentrazioni del traffico. Invece, durante l’inverno, in provincia “la concentrazione di black carbon è molto più elevata che in città a causa di caminetti e stufe a legna e a pellet“, ha spiegato Boffi. Queste fonti di riscaldamento sono una potente fonte di inquinamento dell’aria da polveri sottili.
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Nel frattempo, per contenere gli effetti nocivi dello smog è consigliabile prendere alcune precauzioni semplici ma fondamentali per proteggere la nostra salute. In primo luogo, “bisogna evitare di fare sforzi fisici a meno di cento metri dalle vie più trafficate“, come ha spiegato sempre Boffi. Quindi, niente jogging né corse in bicicletta in città. Un consiglio che dovrebbero seguire tutti e non solo i soggetti appartenenti alle categorie più a rischio, come bambini, anziani, donne incinte, cardiopatici e malati cronici. A questi individui, anzi, si consiglia di utilizzare mascherine col filtro antiparticolato p3, che sono in grado di trattenere più del 90% delle polveri fini e ultrafini. Quando si è sotto sforzo fisico, infatti, si tende ad iperventilare e così assorbire più polveri sottili. L’attività fisica in questa stagione andrebbe evitata in città anche nelle giornate dei picchi del virus dell’influenza, perché in questi casi il danno da inquinamento si unisce a quello del virus. Secondo un recente studio condotto con la sua équipe, Boffi ha spiegato che “l’inquinamento rende più pericolosa l’influenza, specie per il cuore“.
Per contenere l’inquinamento dell’aria nelle città, sono necessarie più azioni su più fronti, a cominciare da un maggiore utilizzo e potenziamento dei mezzi pubblici, come ha sollecitato lo stesso Roberto Boffi, nelle sue dichiarazioni riportate dal quotidiano La Stampa. Occorrono riscaldamenti meno inquinanti, evitare le temperature troppo elevate negli appartamenti, ma anche negli uffici e nei negozi. Mentre per la mobilità urbana è necessario incoraggiare la diffusione di auto ibride. Insomma, tutto per contenere le emissioni nocive.
Allo stesso tempo, comunque, è bene ridurre anche il fumo di sigaretta o smettere direttamente di fumare, perché ne guadagnerebbe non solo la salute dei fumatori, ma anche l’ambiente. Infatti, come ha spiegato Boffi “una sigaretta è capace di inquinare dieci volte più di un diesel in termini di particolato. Dove non arrivano la sensibilizzazione e la cultura ben vengano i divieti“, ha aggiunto, proponendo “anche le giornate in cui non si può fumare neppure all’aperto“, che andrebbero ad aggiungersi a quelle dello stop alle auto.
Che ne pensate unimamme di queste proposte?
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