La Lidl è stata multata per aver “ingannato” i consumatori sull’origine del grano contenuto nella sua pasta. Purtroppo non è l’unica azienda.
L’Antitrust, l’autorità indipendente che si occupa di difendere il diritto di concorrenza e i diritti dei consumatori, ha accolto gli impegni di quattro aziende produttrici di pasta di semola di grano duro, ma ha anche deciso di multare la Lidl per pratica commerciale scorretta.
In Italia, l’Antitrust viene denominata Autorità garante della concorrenza e del mercato. Con il termine Antitrust, inoltre, s’intendono anche tutte quelle norme che hanno l’obiettivo di garantire la libera concorrenza fra le imprese e di difendere i consumatori da eventuali comportamenti scorretti delle aziende.
In una nota informativa e come riportato anche da il Fatto Quotidiano, l’Antitrust ha ritenuto alcune informazioni che riguardavano il grano per produrre la pasta “forvianti”. Per questo motivo Lidl è stata sanzionata con una multa da un milione di euro, mentre Divella, De Cecco, Margherita Distribuzione (ex Auchan, marchio Passioni) e Pastificio Artigiano Cav. Giuseppe Cocco (marchio Cocco) dovranno modificare le etichette e i rispettivi siti “così da garantire al consumatore una informazione completa, fin dal primo contatto, sull’origine (talvolta estera) del grano utilizzato nella produzione della pasta”.
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La Lidl è stata multata per aver diffuso informazioni fuorvianti circa l’origine del grano duro utilizzato: “Il procedimento concerne i comportamenti posti in essere dal professionista, consistenti nella promozione e commercializzazione, nei punti vendita Lidl e mediante il sito internet www.lidl.it, delle proprie linee di pasta di semola di grano duro a marchio “Italiano” e “Combino”, mediante confezioni che rappresentano in maniera ingannevole le caratteristiche di tale pasta, enfatizzando sulla parte frontale l’italianità del prodotto, in assenza di adeguate e contestuali indicazioni sull’origine anche estera del grano duro impiegato nella produzione della pasta”.
Il grano della pasta che viene prodotta in Italia arriva anche da Canada, California, Arizona. Nel caso del marcio “Passioni” distribuito dall’Auchan, da Argentina, Russia, Francia, Grecia, Messico e altri Paesi ancora.
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L’antitrust ha emesso cinque procedimenti istruttori, ma il provvedimento di pratica commerciale scorretta è stato adottato solo nei confronti della Lidl che non ha presentato impegni nel corso della procedura istruttoria. Gli altri marchi hanno invece rispetto gli impegni stabili dall’Autorità. Per le autorità la Lidl avrebbe “ingannato i consumatori”: “Lidl ha utilizzato negli ultimi 30 mesi semola ottenuta da miscele di grani duri provenienti sia dai paesi Ue che non Ue, in cui quello italiano rappresentava in media una quota del 40%”. E ciò vale sia per Italiamo che per Combino: “Quindi, quelle diciture “Specialità italiana” e “Prodotto in Italia”, sulle confezioni risultano ingannevoli”. Infatti, le confezioni a marchio “Italiamo” riportano sulla parte frontale le indicazioni relative all’italianità del prodotto: le diciture ‘Italiamo’ e ‘Passione Italiana’, l’immagine della bandiera italiana, nonché l’indicazione ‘IGP’ nel caso della Pasta di Gragnano IGP. L’indicazione sulla provenienza del grano è evidenziata solo si lato e con caratteri molto piccoli e non si nota in un primo momento.
La stessa cosa per il marchio “Combino”, sulla confezione ci sono immagini che richiamano i paesaggi italiani accompagnati dalla dicitura ‘Prodotto in Italia’ e l’indicazione “Specialità italiana”. Anche in tal caso, l’indicazione sulla provenienza del grano ha una collocazione marginale.
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Gli impegni che hanno deciso di accettare gli altri marchi consistono in modifiche delle etichette e dei rispettivi siti così da garantire al consumatore una informazione completa. Ad esempio nel caso della De Cecco, l’azienda ha così presentato una proposta di impegni che sono stati accettati dall’Autorità: “sulle nuove confezioni di pasta dovranno essere eliminate, dalla parte frontale, le diciture “Metodo De Cecco”, “ricetta da oltre 130 anni” e “Made in Italy”, nonché la bandierina italiana tricolore, mentre sarà inserita la dicitura: “I migliori grani italiani, californiani e dell’Arizona”.
Nel caso in cui si voglia esaltare l’italianità del prodotto in confezione, con la bandiera italiana o con la dicitura “Made in Italy” in evidenza, “si rende necessario controbilanciare tale enfasi con una più evidente e contestuale indicazione dell’origine del grano”.
In una recente indagine europea è stato dimostrato che “l’origine del prodotto alimentare è la variabile di scelta maggiormente considerata dagli italiani al momento dell’acquisto del cibo (è indicata dal 62% dei consumatori italiani, contro il 53% della media UE) e ha un’importanza ben superiore a quella del prezzo”.
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