Aumentano le diseguaglianze: i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. I dati del rapporto Oxfam.
Un’ingiustizia nota da tempo e che è sotto gli occhi di tutti e che trova conferma, purtroppo, nell’ultimo rapporto Oxfam “Time to Care“, pubblicato alla vigilia del World Economic Forum di Davos. Nel mondo, il famoso 1% della popolazione, poco più di 2 mila persone, è molto più ricco di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione mondiale. Un confronto spaventoso, con una sproporzione colossale che non accenna a diminuire, anzi peggiora nel tempo. I più penalizzati sono giovani e le donne. Anche la situazione italiana è critica, con le diseguaglianze in aumento. Cosa dice il rapporto.
Il 21 gennaio si apre a Davos, sulle Alpi svizzere, la 50a edizione del World Economic Forum, il summit che ogni anno riunisce l’élite del potere economico, finanziario e politico mondiale. I ricchi del mondo si riuniscono per discutere della situazione economica, di previsioni e delle questioni da affrontare per il futuro, anche in tema di salute e ambiente. Per ricordare loro quali sono i problemi più urgenti, Oxfam, organizzazione umanitaria internazionale impegnata a combattere la fame e la povertà nel mondo, ha pubblicato alla vigilia del summit il suo rapporto sulle diseguaglianze nel mondo “Time to Care“, che significa più o meno “è tempo di preoccuparsi“. Infatti, è arrivato il momento di preoccuparsi e occuparsi delle disuguaglianze nel mondo, che sono sempre più marcate e in aumento.
Da anni si ripete che l’1% della popolazione del mondo ha nelle proprie mani la stragrande maggioranza della ricchezza mondiale e non è una frase fatta, ma la situazione attuale, che non solo non è migliorata ma è addirittura peggiorata. I numeri forniti da Oxfam sono spaventosi. Nel mondo sono presenti 2.153 miliardari, circa l’1% della popolazione, che possiedono più ricchezza di 4,9 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione mondiale.
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“La diseguaglianza globale è incredibilmente radicata e vasta – scrive Oxfam nel suo rapporto – e il numero di miliardari è raddoppiato nell’ultimo decennio“. Amitabh Behar, CEO di Oxfam India, a Davos per rappresentare Oxfam, ha dichiarato: “Il divario tra ricchi e poveri non può essere risolto senza precise deliberate di lotta alla disuguaglianza, e troppi pochi governi sono impegnati in questo senso“.
In termini di patrimonio, l’1% più ricco del mondo possedeva a metà del 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone. A parti invertite, la quota di ricchezza della metà più povera dell’umanità, circa 3,8 miliardi di persone, non sfiorava nemmeno l’1%.
Il rapporto evidenzia in particolare gli squilibri che danneggiano le donne, in tutto il mondo e specialmente quelle dei Paesi più poveri. Oxfam rileva, infatti, che i 22 uomini più ricchi del mondo hanno un patrimonio che è superiore alla ricchezza di tutte le donne africane. Inoltre, il rapporto sottolinea il valore del lavoro di cura e assistenza delle donne di tutto il mondo che viene svolto tutti i giorni e non viene pagato. Si tratta di 12,5 miliardi di ore corrispondenti a 10,8 miliardi di miliardi di dollari all’anno, un valore che è tre volte più grande di quello prodotto dal settore tecnologico globale.
“Le donne e le ragazze sono tra quelle che beneficiano meno del sistema economico odierno. Trascorrono miliardi di ore a cucinare, pulire e prendersi cura dei bambini e degli anziani. Il lavoro di assistenza non retribuito è il ‘motore nascosto’ che fa muovere le ruote delle nostre economie, imprese e società. È guidato da donne che spesso hanno poco tempo per ottenere un’istruzione, guadagnare una vita dignitosa o avere voce in capitolo su come sono gestite le nostre società e che sono quindi intrappolate nella parte inferiore dell’economia ”, ha sottolineato Amitabh Behar.
Le donne nel mondo svolgono più di tre quarti del lavoro di cura non pagato. Per questo motivo, il 42% delle donne in età da lavorativa non può trovare un lavoro perché troppo impegnata nel la mansioni di cura (a bambini e anziani, ad esempio). Le donne, inoltre, sono responsabili di tutte le attività di assistenza, mentre gli uomini sono appena il 6%.
Le donne, inoltre, formano anche i due terzi della “forza lavoro” retribuita nell’assistenza agli altri. I lavori di carattere domestico e assistenza sono spesso mal pagati, forniscono scarsi benefici, impongono orari irregolari e possono avere un peso fisico ed emotivo. La richiesta di caregiver, pagati e non, aumenterà negli anni, con l’aumento e l’invecchiamento della popolazione globale. Si stima che nel 2030 circa 2,3 miliardi di persone avranno bisogno di assistenza, con un incremento di 200 milioni dal 2015. Il cambiamento climatico potrebbe peggiorare la situazione, con circa 2,4 miliardi di persone nel 2025 che vivranno in zone con acqua insufficiente.
I governi potrebbero trovare le risorse per sollevare le donne dai loro gravosi impegni di cura, e ridurre così povertà e disuguaglianza, tassando le grandi società e gli individui più ricchi, ma non lo stanno facendo sottolinea il rapporto di Oxfam. Anzi i più ricchi sono tassati troppo poco. Allo stesso tempo, i governi non stanno finanziando adeguatamente i servizi pubblici essenziali e le infrastrutture che potrebbero alleggerire il carico di lavoro delle donne. Nei Paesi più poveri finanziare i servizi idrici, la sanificazione, l’elettricità, l’assistenza all’infanzia e la sanità potrebbe liberare il tempo delle donne e migliorare la qualità della loro vita.
L’altro grave problema è il lavoro scarsamente pagato, che genera forti disparità di reddito. Nel mondo, infatti, il 46% delle persone vive con meno di 5,50 dollari al giorno. Nel 2017, rileva il rapporto, con un reddito medio da lavoro di 22 dollari al mese, un lavoratore nella fascia del 10% delle retribuzioni più basse avrebbe dovuto lavorare quasi tre secoli e mezzo per raggiungere la retribuzione annuale media di un lavoratore situato nel top 10% della scala globale.
Anche in questo caso, la leva per ridurre le diseguaglianze è quella fiscale. Ad esempio, facendo pagare all’1% dei più ricchi del mondo anche solo lo 0,5% di tasse extra sulle loro ricchezze nei prossimi dieci anni porterebbe risorse per creare 117 milioni di posti di lavoro nell’assistenza agli anziani e ai bambini, nell’istruzione e nella sanità.
“I governi hanno creato la crisi della disuguaglianza, ora devono agire ora per porre fine alla crisi – ha sottolineato Behar -. Devono assicurare che le società e le persone facoltose paghino la loro giusta quota di tasse e devono aumentare gli investimenti in servizi pubblici e infrastrutture. Devono approvare leggi per affrontare l’enorme quantità di lavoro di cura svolto da donne e ragazze e garantire che le persone che svolgono alcuni dei lavori più importanti nella nostra società – prendersi cura dei nostri genitori, dei nostri figli e dei più vulnerabili – ricevano un salario che permetta loro di vivere. I governi devono dare priorità all’assistenza, che è importante quanto tutti gli altri settori, al fine di costruire economie più umane che funzionino per tutti, non solo per pochi fortunati “, ha concluso Behar.
In questo quadro fosco, anche la situazione dell’Italia presenta forti diseguaglianze. Nel nostro Paese il 10% più ricco della popolazione possiede oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero. La quota di ricchezza posseduta dall’1% più degli italiani più ricchi supera quanto detenuto dal 70% più povero.
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Alla fine del primo semestre del 2019, a fronte di una ricchezza nazionale netta di 9.297 miliardi di euro, il 20% più benestante degli italiani ne deteneva quasi il 70%, il successivo 20% era titolare del 16,9%, lasciando al 60% più povero il 13,3% della ricchezza nazionale. La quota dei ricchi è cresciuta del 7,6% in 20 anni a cui è corrisposta una riduzione del 36,6% della metà più povera degli italiani.
Riguardo al lavoro, in Italia la quota del reddito da lavoro del 10% dei lavoratori con retribuzioni più elevate, pari a quasi il 30% del reddito da lavoro totale, supera complessivamente quella della metà dei lavoratori italiani con retribuzioni più basse. Tra i più penalizzati nel lavoro, dopo le donne, ci sono i giovani che guadagnano meno 800 euro lordi al mese. Dopo la crisi economico-finanziaria del 2008, i livelli occupazionali hanno preso a risalire, ma il mercato del lavoro è caratterizzato dalla precarietà e dalla vulnerabilità. Gli squilibri che emergono dal rapporto Oxfam sono evidenti. Sono aumentati dal 2000 e interessano tutti i Paesi. Mentre la mobilità sociale resta ferma: i figli dei ricchi saranno ricchi; i figli del poveri saranno poveri.
Il rapporto è stato citato da SkyNews24.
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