Marco Benatti, imprenditore e uomo di successo, 20 anni fa ha messo i figli davanti alla carriera e per questo è conosciuto come il “mammo” d’Italia.
Benatti è un imprenditore di successo: 68 anni, 8 figli, due divorzi, decine di aziende e start-up lanciate. Il 23 giugno del 1999 è stato definito da Il Corriere della sera il “mammo” d’Italia perché decise, per non perdersi la crescita dei propri figli, di limitare il lavoro e mettere la famiglia al primo posto. Marco più che un “mammo” si sente però un papà fortunato e confessa in un’intervista a Repubblica: “Io sono semplicemente stato un padre presente e fortunato, la crescita dei figli non è solo cosa da mamme“.
Per anni è stato un papa da weekend, preso principalmente dalla sua carriera, a Milano, con i figli però a Verona. Ma lui amava fare il padre e soffriva la mancanza dai figli. Decide cosi’ di provare una strada alternativa: “Per anni ero un babbo da weekend: figli a Verona, lavoro a Milano. Sempre insoddisfatto perché mi mancavano: sono sempre stati più importanti di tutto il resto, carriera e soldi compresi. Poi, una mattina, ho letto del capo della Cia che si dimetteva per stare con i figli. Ho pensato: se lo fa lui che ha il mondo nelle mani posso provarci anch’io“. E’ cosi che Marco decide di cambiare la sua vita per sempre. Basta con cene e appuntamenti di affari fuori orario di lavoro, basta con i fine settimana a lavoro. Marco decide di lavorare dal martedì al giovedi. “Da allora, io smetto di lavorare il giovedì sera e sono tutto loro. Certo, me lo posso permettere perché sono un imprenditore perché le nuove tecnologie mi consentono di lavorare da casa. Ma ho comunque fatto rinunce: in un Paese dove gli affari si fanno a tavola io ho tagliato la vita sociale, niente cene né weekend di lavoro“. In un paese, come l’Italia di venti anni fa, dove il padre per tradizione stava poco con i figli e pensava sopra ogni altra cosa al lavoro, la sua scelta ha fatto discutere, iniziando dagli amici e dai parenti. “Protestavano tutti, mi dicevano: dai il cattivo esempio, adesso le nostre mogli vogliono che stiamo coi ragazzi, che li facciamo giocare, studiare e disegnare come te“.
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Oggi, a proposito dei papà a casa, la senatrice PD Francesca Puglisi, sottosegretaria al lavoro e pari opportunità insieme alla ministra Catalfo, stanno lavorando ad una proposta di legge per un congedo parentale più ampio: vogliono estenderlo da 5 a 6 mesi, un mese sarà infatti a disposizione unicamente dei papà. La ministra Puglisi spiega cosi a Repubblica “Con la ministra Catalfo c’è piena sintonia è nel nostro programma di governo l’attuazione di misure che riducano il ‘gender pay gap‘, cioè la differenza di retribuzione tra uomini e donne. Ma uno dei motivi per cui le donne sono pagate di meno è che restano indietro nella carriera, il più delle volte perché si devono occupare della cura dei figli e della famiglia”. Secondo la ministra le politiche che sono state fatte fino ad ora a sostegno materno non hanno aiutato in questa direzione, ‘gender pay gap’ anzi hanno frenato questa parità tra i sessi nel lavoro. “Bisogna passare alle politiche di condivisione: il mese di congedo parentale del padre non potrà essere trasferito alla madre, attueremo una serie di misure per promuovere una rivoluzione culturale. I sette giorni ottenuti in legge di bilancio sono ancora pochi e spesso i padri non prendono neanche quelli, ci vuole un’azione forte di governo”.
A proposito del congedo dei papà Marco Benatti ne è assolutamente a favore e ammette che lui stesso ha aiutato molto la moglie coi pannolini e svegliandosi la notte, tra l’altro nel suo lettone dormono ancora 2 dei suoi 8 figli. Marco ha a tal proposito le idee molto chiare, secondo lui quei 30 giorni sarebbero più utili alle mamme se usati in un arco di tempo molto lungo invece che solo il primo mese del nascituro. “Sarebbe molto più utile per le compagne e per i figli che il congedo fosse spalmato nel tempo, rendendo possibili settimane corte, pomeriggi liberi da condividere per anni“.
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Marco oggi guardandosi indietro ammette di non essere stato un padre severo, ha detto pochi “no” lasciando alle sue consorti questo ingrato compito. Tanto che gli stessi figli oggi lo rimproverano per questo. In compenso però li ha stimolati ad essere curiosi e liberi e li ha fatti sempre sentire amati: “Ma ho dato loro la voglia di mettersi in gioco, la curiosità. Ora sono quasi tutti all’estero a studiare, lavorare. Curiosi della vita e del mondo, ma con affetti solidi“.
Pensando ai suoi genitori Marco pensa di aver preso l’ottimismo dal padre ma per il resto è stato sicuramente un padre molto diverso dal suo che era un padre vecchio stampo: “ha delegato l’educazione a mia madre, chiamata ‘il generale‘ per come teneva in riga i sei figli con rigore e amore, mentre lui lavorava come architetto. Era ottimista fino alle dita dei piedi, e questo ci ha trasmesso”.
Marco ha 8 figli che vanno dai 36 anni del grande a 1 anno del più piccolo e per lui rappresentano senza dubbio speranza nel futuro: “… rifarei tutto: i figli sono anche fiducia nel futuro.” Intervistato da L’Arena ha raccontato anche le difficoltà di questi anni, di lavoro e di salute, e ha concluso con una frase emblematica: “Ho avuto un melanoma e tre bypass al cuore. Ho perso tutto. Ma non la cosa più importante: la famiglia“.
E voi Unimamme cosa ne pensate di questa storia? Secondo voi oggi i papà si occupano di più dei loro figli e stanno abbastanza a casa? Conoscevate questo padre?
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