Un padre cerca le figlie su Facebook che erano state adottate. La pubblicazione di un post con dei dati delle ragazze è un “trattamento illecito”.
A volte i social possono essere utili, c’è chi ha fatto richieste di aiuto o chi ha cercato amici o anche parenti che non vedeva da molto tempo. Dei rapporti che si formano o si fortificano grazie ai social. Non è però quello che è successo ad un uomo che ha cercato le sue figlie biologiche su Facebook. Le due ragazze non hanno gradito che il padre biologico le stesse cercando attraverso il social network e dopo una battaglia legale Facebook ha dovuto rimuovere i contenuti pubblicati dal padre biologico. La famiglia si era rivolta direttamente a Facebook in un primo momento, ma poi c’è stato bisogno dell’intervento del Tribunale di Milano.
Un uomo con l’intento di ritrovare le figlie biologiche ha lanciato un appello pubblico dalla propria bacheca Facebook per cercare le sue due figlie biologiche. Nell’appello sono stati pubblicati i dati personali delle figlie con la speranza che qualche utente le riconoscesse. Per puro coso le due ragazze sono venute a conoscenza del messaggio, ma, a differenza di come si potrebbe pensare, non sono rimaste contente del gesto tanto che hanno subito chiesto a Facebook l’immediata eliminazione del post, ma hanno avuto risposta negativa. Le due sorelle, che nel frattempo sono state adottate da una famiglia, si sono rivolte al tribunale civile di Milano per imporre a Facebook di rimuovere e bloccare tutti i messaggi contenenti dati personali su di loro.
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La vicenda è raccontata dal Corriere. Le due ragazze sono state assegnate ad una famiglia adottiva ed erano state tolte dal padre per problemi familiari, ma quest’ultimo ha poi desiderato ricontattarle. In seguito, l’uomo ha pubblicato un post su Facebook dove si è presentato specificando il paese d’origine, ma anche il nome e la data di nascita delle due ragazze, per due motivi: aiutare eventuali utenti a identificarle ed eventualmente raggiungere le dirette interessate. Le ragazze, che secondo valutazioni psicologiche precedenti, sono affette da “specifiche fragilità”, non vogliono ricongiungersi al genitore biologico e anzi temono che i propri dati divulgati così divulgati possano aiutare quest’ultimo a rintracciarle contro la loro volontà, per esempio mentre si recano a scuola.
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Dopo la segnalazione su Facebook, il social ha risposto negativamente alla richiesta: “abbiamo esaminato il post che hai segnalato e non viola i nostri standard della community“, che in effetti non contengono riferimenti a casi simili. Anche l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali si è dichiarata impotente: il ricorso presentato dai genitori adottivi delle ragazze è stato respinto perché “la fattispecie descritta non appare riconducibile nell’ambito delle finalità della legge 71 del 29 maggio 2017“, ovvero la legge sul cyberbullismo che però è anch’essa fin troppo specifica per essere applicata a ciò che sta accadendo alle ragazze sul social.
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Solo il Tribunale di Milano è riuscito a risolvere la situazione,il giudice della I sezione del Tribunale civile di Milano, utilizzando la leva della privacy e stabilendo che i messaggi pubblicati dal padre (per di più resi indicizzabili da qualunque motore di ricerca) “costituiscono trattamento illecito dei dati personali delle figlie naturali” e permettono a terzi di identificarle. A Facebook Ireland Ltd sono dunque state ordinate “la rimozione e il blocco di tutti i messaggi“.
Voi unimamme cosa ne pensate di questa vicenda? E’ stato giusto far cancellare il post?
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