Avviata la terapia domiciliare oncologica, ad effettuarla saranno 2 donne su pazienti risiedenti a Napoli.
Nel capoluogo partenopeo si sta assistendo a una piccola rivoluzione per quanto riguarda la terapia oncologica che ora diventa domiciliare.
A beneficiare di questa opportunità saranno le pazienti affette da tumore mammario di tipo Her2 , una neoplasia che risponde ai farmaci biologici che saranno somministrati tramite flebo. Le 2 pazienti interessate sono: Rita Maria di Marano di 55 anni e Marisa che ha 59 anni e vive a San Giuseppe Vesuviano. A partire da fine febbraio riceveranno le cure nelle loro case. Medico e infermiere rimarranno per tutto il tempo dell’infusione pronti a intervenire in caso di reazioni avverse.
Le due donne sono in cura da tempo all’Ospedale Pascale dove hanno già completato tutti i cicli di chemio (questo trattamento, per legge, deve essere praticato in regime ambulatoriale, solo in ospedale). Questo nuovo progetto, invece, si chiama HERHOME includendo la sigla della neoplasia e la parola home che vuol dire casa. Trovare questa formula e far approvare il progetto non è stato facile per i dirigenti Roche e i vertici del Pascale. A renderli ancora più determinati era la memoria di Stefania Pisani, una paziente vittima di un tumore al seno che con l’associazione Noi ci siamo ha cercato di promuovere programmi di cure realizzati su misura per le donne.
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Il direttore di direttore di Oncologia senologica Michelino de Laurentiis commenta così: “era uno dei suoi sogni e sono felice di averlo condotto in porto. Grazie alle sinergie tra Pascale e Roche adesso è possibile mettere al centro dell’organizzazione sanitaria la paziente e le sue esigenze. Ma sono anche contento per tutte le altre donne che potranno usufruire di un servizio evoluto non erogato, al momento, da nessun’altra istituzione italiana“. Il programma HERHOME contribuirà ad alleggerire il day hospital dell’ospedale. Il direttore scientico Botti sottolinea la sinergia tra pubblico e privato: “è la prova che è possibile e necessaria, per realizzare progetti altrimenti destinati a rimanere un sogno”. Unimamme, cosa ne pensate di questa innovazione di cui si parla su Repubblica?
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