Giornata dell’educazione, la ‘mutazione antropologica’ dei genitori | Parla l’esperto

Giornata dell’educazione, la ‘mutazione antropologica’ dei genitori che ha reso fragili i figli. Il parere del pedagogista.

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La fragilità educativa di bambini e ragazzi è un’emergenza dei nostri giorni e la colpa non è loro, ma di genitori che nel tempo si sono troppo ammorbiditi. È quello che afferma il pedagogista Daniele Novara, intervenuto in occasione della Giornata Internazionale dell’Educazione che si è tenuta il 24 gennaio. Cosa ha detto l’esperto e quali sono i suoi consigli per i genitori.

Giornata dell’educazione: la parola al pediatra su genitori e figli

L’educazione è diventato un tema cruciale dei nostri giorni e in alcune realtà sociali è una vera e propria emergenza. Una società sempre più complessa, con numerose esigenze e allo stesso tempo tanti fattori di distrazione ed elementi fuorvianti o confondenti, anche per gli stessi genitori, hanno fatto diventare l’educazione dei bambini e dei ragazzi molto difficile e in alcuni quasi impossibile da portare a termine in modo efficace. Colpa della società si dice, colpa dei genitori, dicono altri. Più che individuare le “colpe”, forse è meglio concentrarsi sugli strumenti e i metodi per superare i problemi e realizzare un’educazione compiuta e per quanto possibile completa dei più giovani.

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Per raggiungere questi obiettivi è stata istituita nel 2018 la Giornata internazionale dell’educazione, che si celebra il 24 gennaio di ogni anno; promossa sui social con hashtag #beneducati. Con questa giornata si vuole sottolineare il ruolo fondamentale dell’educazione al fine di dare alle persone le capacità, i valori e le conoscenze per costruire il loro futuro.

A questo proposito, gli esperti non hanno mancato di sottolineare le carenze nell’educazione dei figli da parte di molti genitori. Può essere un girare il dito nella piaga, ma è sicuramente anche l’occasione per guardare in faccia quello che non va e agire di conseguenza per cambiarlo. Il pedagogista Daniele Novara, fondatore e direttore del Centro PiscoPedagogico per l’Educazione e la Gestione dei conflitti, ha sottolineato il fenomeno della “fragilità educativa“, che coinvolge un numero sempre più alto genitori. Il pedagogista l’ha definita una sorta di “emergenza” dei nostri giorni che ha conseguenze serie sui bambini e i ragazzi. Tra queste, ha segnalato: l’uso precoce degli schermi di smartphone e tablet già in bambini molto piccoli, anche di 2 o 3 anni, che può portare alla successiva dipendenza da videogiochi, l’aumento delle certificazioni neuro-psichiatriche infantili, le difficoltà nei normali gesti quotidiani, come vestirsi e preparare lo zaino, la dispersione scolastica, fino alla mancanza di obiettivi di studio o lavoro.

Quali sono le origini di questi problemi e della “fragilità educativa” che ne sarebbe alla base? Secondo il pedagogista, “non sono i bambini ad essere cambiati”, ma i loro genitori, colpiti da una sorta di “mutazione antropologica“: “Sono diventati amici dei figli, psicologi dei figli, compagni di gioco dei figli”, sono i punti dolenti evidenziati. Il compito di educare, però, è diverso, richiede altri comportamenti e soprattutto, spiega il pedagogista, “va esercitato con la consapevolezza di essere adulti e, dunque, diversi dai figli“. Un atteggiamento indispensabile per evitare i “cortocircuiti emotivi”.

Tra i comportamenti che Novara sottolinea come tipici della “fragilità educativa” ci sono quelli dei genitori troppo protettivi che aiutano eccessivamente i figli con i compiti e glieli correggono, sostituendosi a loro e impedendo ai figli di diventare autonomi. Peggio ancora, quei genitori che alle partite di calcio giocate dai figli diventano aggressivi contro gli altri bambini o le famiglie della squadra avversaria. Purtroppo abbiamo visto troppi episodi di questo genere, anche razzisti.

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Secondo il pedagogista questa sorta di “mutazione antropologica è avvenuta fra gli anni ’70 e gli inizi degli anni ’90, quando da una società dell’appartenenza e del legame sociale si è passati a una società dell’individualismo narcisistico“. Di conseguenza anche il modo di educare un figlio è cambiato: non più una persona che deve costruirsi una vita, ma “un essere che va conservato come una cosa preziosissima, mandandolo in crisi”. Questo modo di rapportarsi verso i figli è anche un tentativo di molti genitori di colmare le lacune che loro stessi hanno vissuto durante l’infanzia.

Novara ricorda che “i figli non possono restituire l’infanzia mancata ai loro genitori, che rischiano così di risultare adulti infantili”. Una frase che può risultare molto dura e ferire tanti genitori. Allo stesso tempo, però, il pedagogista sottolinea anche che bisogna dire basta alla “caccia al genitore colpevole”: “Non è utile a nessuno. È importante aiutare i genitori nell’educazione: non è un compito nel quale vanno lasciati soli”.

Parole dunque incoraggianti, con cui si vogliono aiutare i genitori ad educare al meglio i figli evitando di colpevolizzarli. Anche perché ci sono genitori che a loro volta sono stati educati in modo inadeguato quando erano bambini e ragazzi.

A questo scopo il pedagogista Novara ha elaborato un “decalogo anti-fragilità educativa”, che vuole essere un punto di riferimento per i genitori.

  1. Liberarsi dall’ansia da prestazione: i genitori perfetti non esistono, ma può aiutare l’organizzazione dell’educazione, anche per mantenere la giusta distanza dai figli. Occorre essere essere concreti e pratici.
  2. Tenere vivo il dialogo con il partner: quando si diventa genitori invece il dialogo nella coppia dovrebbe intensificarsi. In questo modo di possono prendere le decisioni giuste e stabilire le regole dell’educazione.
  3. Dare, insieme, le giuste regole: non deve essere un solo genitore a darle.
  4. Essere concreti: i bambini, soprattutto tra gli 11 e 12 anni hanno bisogno di chiarezza non di tante parole.
  5. Favorire le esperienze sensoriali: nei primi tre anni di vita i bambini dovrebbero evitare smartphone, tablet e tv. Nelle età successive contenere la dimensione digitale di bambini e adolescenti. Lo sviluppo cognitivo di un bambino necessita soprattutto di esperienze sensoriali.
  6. Non urlare: un adulto che grida mostra tutta la sua fragilità emotiva. Invece un genitore organizzato, anche nei momenti critici, non alza la voce e non ricorre alla violenza o ai castighi.
  7. Uscire dal mito dell’ascolto: ai genitori non deve importare di essere ascoltati o ringraziati dai figli, ma solo che questi facciano la cosa giusta.
  8. Non chiedere il parere dei figli: un bambino non deve prendere decisioni al posto dei genitori, come se fosse un adulto in miniatura, ma ha bisogno di imparare buone abitudini.
  9. Accompagnare i figli all’autonomia: insegnare ai figli a diventare autonomi e non fare le cose al posto loro. Su tutti i compiti.
  10. Liberare gli adolescenti dal controllo: permettere al figli di fare “i primi passi fuori dal nido”.

Un approfondimento di questi 10 punti lo trovate nell’articolo di D di Repubblica che affronta l’argomento.

Che ne pensate unimamme? Siete d’accordo con questa impostazione e con i punti del decalogo?

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