In un caso di presunti maltrattamenti in un asilo nido, l’educatrice è stata licenziata in tronco. Il giudice ha però dichiarato che la realtà è stata deformata da una chat tra genitori su whatsapp.
E’ la prima volta che un gruppo WhatsApp di genitori entra nelle aule di un tribunale. Il risultato è allarmante visto che la giudice del Tribunale di Ferrara (Alessandra De Curtis), ha dichiarato che le chat deformano la realtà creando un fenomeno di suggestione. Un’educatrice di un asilo nido privato è stata licenziata in tronco a causa di presunti maltrattamenti ai danni di una bambina di due anni. La piccola aveva raccontato alla madre di essere stata sculacciata dalla maestra. La madre venuta a conoscenza dell’episodio aveva deciso di aprire immediatamente una gruppo WhatsApp tra i genitori per raccogliere eventuali altre testimonianze riguardo a maltrattamenti verso altri bambini dello stesso asilo. La suggestione cresce: da quel momento ogni piccolo episodio di nervosismo, incubi, regressione dei bambini, viene ricondotto automaticamente alla maestra in questione.
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A quanto pare la situazione è stata gestita molto male dai genitori, come è emerso durante il processo, si sono infatti confrontati spesso tra loro in presenza dei bambini creando in questi ultimi delle prevedibili risposte emotive: “in tali contesti il bambino tende a raccontare le cose nel modo in cui può incontrare più facilmente le aspettative dell’adulto”, inoltre stressare con domande ai bambini può innescare una sorta di «desiderabilità sociale», i minori dicono quello che pensano che glia altri vogliano sentire. Cosi frasi che possono dire bimbi cosi piccoli come ad esempio “la maestra è cattiva” oppure “la maestra dà le totò” perdono il reale significato, si legge nella sentenza 161 del 30 dicembre, come riportato su Il Sole 24 ore.
Tra l’altro il clima di generale allarmismo tra i genitori aveva portato la maestra a conoscenza dei sospetti dei genitori cosa che ha compromesso il lavoro della psicologa di osservazione e di investigazione delle forze dell’ordine. In seguito a tanto allarmismo erano infatti seguite le denunce alla Questura e il ritiro di 6 bambini dalla struttura. A nulla sono servite le testimonianza di altri genitori che hanno dichiarato di aver iscritto i figli in quella struttura proprio per quella maestra. Durante l’istruttoria è emerso anche che nel gruppo dei genitori qualcuno «aveva la tendenza a drammatizzare o esagerare le dinamiche che avrebbero potuto essere anche nella normalità di un asilo».
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Secondo il giudice nel gruppo WhatsApp i genitori hanno perso di vista la realtà e si è generato un graduale e crescente allarme che innesca una “dinamica progressiva” che ha poi dato vita a componenti suggestive.
In questo quadro l’educatrice è stata assolta con formula piena e anche se non riavrà il suo posto ha diritto ad un risarcimento di 5000 euro, che poi corrisponde alla retribuzione che avrebbe maturato a scadenza del contratto con la scuola.
Anche a voi Unimamme è successo di trovarvi in una situazione simile ? Che ne pensate dei gruppi whatsapp?
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