Una consumatrice ha trovato della muffa nella passata di pomodoro che stava per usare. la risposta della ditta produttrice e l’opinione di un esperto.
I richiami di un prodotto avvengono a seguito di informazioni su prodotti non conformi che possono andare a rappresentare un rischio per la salute del consumatore. Non solo il Ministero della Sanità o gli operatori del settore alimentare possono segnalare la presenza di un “difetto” in un prodotto che stanno per consumare. A volte le segnalazioni dei consumatori portano al ritiro di un intero lotto, mentre altre volte il problema è circoscritto alla confezione acquistata. Quest’ultimo è il caso che è stato segnalato dalla rivista Il Fatto Alimentare che si occupa da anni di tematiche alimentari che riguardano la sicurezza dei prodotti, alimentari e non.
Una consumatrice mentre si accingeva ad usare una confezione di passata di pomodoro del marchio Coop ha trovato della muffa l’interno della confezione. Come è bene fare, si è rivolta all’azienda produttrice per avere delle risposte. A suo avviso la prima risposta del servizio clienti della Coop non l’ha soddisfatta e così ha deciso di rivolgersi a Il Fatto Alimentare: “Vi scrivo per avere, se possibile, un confronto su quanto mi è accaduto. Sabato sera aprendo una confezione in Tetrapak di passata di pomodoro Coop, mi sono accorta, per puro caso (perché il foro predisposto all’apertura è molto piccolo) che all’interno c’era della muffa (allego foto). Ho scritto immediatamente al servizio consumatori Coop e sono stata contattata telefonicamente. Con molta tranquillità mi è stato detto che la muffa non è pericolosa anche qualora fosse stato consumato il prodotto e che non avendo avuto altre segnalazioni, la causa era dovuta probabilmente a qualche microfessura della confezione”.
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La Coop essendo un’azienda che da anni lavora nella grande distribuzione ha subito risposto con una mail, scusandosi per l’accaduto e cercando di spiegare la presenza della muffa: “Siamo veramente dispiaciuti dell’accaduto e che non sia stata soddisfatta della risposta. Non abbiamo dubitato quanto da lei riportato nel suo primo contatto via mail quando ci confermava che si trattava di una muffa in quanto, seppure di colore e forme diverse, le muffe sono facilmente riconoscibili e la loro presenza rende non consumabile il prodotto”.
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La presenza della muffa, per l’azienda, non è una loro colpa: “Le riconfermiamo quanto già comunicatole e cioè che la presenza di muffa in confezioni in tetrapak è una rara ma possibile evenienza, non legata ad un lotto di produzione, ma alla singola confezione a causa di una puntuale saldatura non perfetta oppure per microfessurazioni di una movimentazione “violenta” post confezionamento. Riguardo al lotto, la data di scadenza segnalataci nella prima mail è univoca per il lotto di produzione per il prodotto in questione. Le ricordiamo che è suo diritto recarsi al punto vendita di fiducia per farsi rimborsare o sostituire il prodotto. La ringraziamo della collaborazione”.
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Il Fatto Quotidiano ha anche contattato un docente di Microbiologia alimentare presso l’Università degli Studi di Teramo, Antonello Paparello: “Sulla base di quanto descritto e delle immagini, l’elemento più che probabile è che la confezione non fosse ermeticamente chiusa. In questi casi, non è facile accertare se si tratti di un difetto di chiusura generato in stabilimento o nel circuito distributivo o in ambiente domestico. Come per tutti gli alimenti che hanno perso l’ermeticità, il consiglio è naturalmente quello di non consumare in alcun modo il prodotto. Anche se molte delle muffe che sviluppano nel pomodoro non producono micotossine, questa eventualità non può essere esclusa a priori senza fare delle analisi. In ogni caso, la presenza di sviluppo fungino di per sé è causa di perdita della commestibilità dell’alimento”.
Voi unimamme avete avuto un episodio simile? Se si, cosa avete fatto, avete contattato l’azienda o vi siete recate al punto vendita?
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