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I bambini hanno poca pazienza: come svilupparla secondo gli esperti

Published by
Gaia Fabbrini

I bambini hanno poca pazienza ma la possono esercitare e sviluppare. Le risposte di studi e alcuni consigli su come fare, in base all’età del bambino.

I bambini hanno poca pazienza: come svilupparla secondo gli esperti – Universomamma.it

Quante volte siete al telefono e dite a vostro figlio di aspettare ma lui non capisce e continua a richiedere la vostra attenzione, sempre più esasperato? Purtroppo i bambini hanno poca pazienza ed è scientificamente giustificato.

La pazienza dei bambini spiegata dalla scienza

Secondo Jill Trumbell, assistente professore di Sviluppo Umano presso l’Università New Hampshire, che ha condotto alcune ricerche sullo sviluppo della pazienza nei bambini, “Desiderare è bello ma nella vita è fondamentale imparare presto ad aspettare. E’ infatti dimostrato che i bambini che sviluppano la pazienza diventeranno adulti con una migliore salute fisica e mentale e con capacità relazionali maggiori. Il cervello dei bambini è in sviluppo, e per loro aspettare è difficile: per loro i genitori dovrebbero essere a disposizione 24 ore su 24. Si può però insegnare a un bambino di 3 anni ad essere paziente: con chiarezza, costanza e pazienza.

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Un’altra esperta, Pamela Cole, professoressa di psicologia alla Penn State University, ha studiato il modo in cui bambini mostrano pazienza in età diverse :

  • i bambini tra i 18 e i 24 mesi che dovevano aspettare 8 minuti per aprire un regalo hanno mostrato subito rabbia e hanno distolto l’attenzione dal regalo con molta lentezza.
  • a 3 anni i bambini sono riusciti a concentrarsi più rapidamente su altre cose per un po’ di tempo prima di arrabbiarsi e comunque la loro rabbia è durata meno tempo.
  • A 4 anni hanno inizialmente attirato l’attenzione della madre proprio come i bambini più piccoli di 18 mesi ma poi l’hanno rapidamente rivolta su altro. Nel complesso i bambini più grandi, si sono arrabbiati di meno, quindi l’età li aiuta ad autoregolarsi.

Secondo una professoressa di psicologia all’università di Ottawa, Cristina Atance, che studia i bambini dai 3 ai 5 anni, questi sono in grado di aspettare senza che gli venga anticipata una ricompensa, come ad esempio caramelle o Mashmallow: i bambini infatti sono in grado di inventare strategie di “copying”, come cantare da soli, saltare o rimanere fermi. Secondo la Atance inoltre la pazienza o la non pazienza dei bambini dipende anche dal contesto: in classe è più probabile che i bambini siano più pazienti. Inoltre altri fattori possono incidere, come la stanchezza o la fame. In questi casi sarà più difficile convincerli ad aspettare.

La pazienza dei bambini con i genitori: tutto dipende dalla connessione

La domanda principale che ci facciamo noi adulti è: come mai per i bambini sia così difficile aspettare? La risposta è che le loro vite sono strettamente connesse alla nostra e quindi per loro noi dobbiamo essere presenti 24 ore su 24. Per loro se siamo al telefono o impegnati equivale a perdere la connessione con noi.

Una professoressa di psicologia dell’Università del Michigan, Pamela Davis-Kean, spiega che i bambini vedono il mondo in modo diverso dagli adulti. Non riescono a considerare la prospettiva di un’altra persona o le regole di un’altra persona. “Se amano qualcosa anche tu dovresti. Se odiano qualcosa, dovresti farlo anche tu”: i bambini sono molto egocentrici ma questo va bene perché è fondamentale per il loro sviluppo. Il cambiamento inizia verso i 5 anni. Poi poi verso gli 8 anni iniziano a criticare e auto criticare non vedendosi più bravi in tutto. Da questo scaturirà un’attenzione maggiore rispetto agli altri e una maggiore capacità di autoregolarsi ed affrontare le aspettative. ”Si fermeranno quando gli verrà chiesto di smettere” spiega la Davis-Kean. Inoltre occorre tenere presente che i bambini in età prescolare non hanno una concezione del tempo amplia, e quindi se diciamo loro “dammi un secondo”, loro conteranno un secondo e poi riprenderanno a chiedere attenzioni.

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Come aiutare i bambini a costruire la pazienza.

Cosa possiamo fare noi genitori per aiutare i nostri bambini ad essere più pazienti? Zelazo, un professore di sviluppo del bambino all’Università del Minnesota, spiega che il cervello umano si sviluppa fino ai 25 anni e lo paragona ad una palestra: puoi andare a rimetterti in forma ma non dura per sempre. Occorre allenamento, pratica e costanza. Distinguendo per età:

  • con i bambini sotto i 4 anni occorre essere concreti e fissare delle regole: non si parla al telefono quando si è con loro, con loro o sei bianco o sei nero. Ci sei? Allora ci sei per loro.
  • intorno ai 4 anni aiuta invece bisogna creargli una distrazione e poi dirgli che i prossimi cinque minuti devono occuparsi di quella cosa che può essere un puzzle, costruire una torre, colorare, leggere un libro. Possono anche impostare un timer e quando si spenge controllarlo insieme.
  • a 5 anni possono capire e quindi possono trarre beneficio da una spiegazione non solo da una regola : “dobbiamo parlare quindi nel frattempo devi fare qualcos’altro“. Anche il fatto che abbiano iniziato ad andare a scuola può aiutare.

Un consiglio utile può essere quello di chiedere loro di fingersi un supereroi:  Rachel White, assistente professore di psicologia all’Hamilton College, ha condotto ricerche con bambini dai 4 ai 6 anni che quando facevano finta di essere Batman, Rapunzel, ecc. riuscivano meglio in un compito difficile, essendo più flessibili ed energici. Chiedere loro di recitare un ruolo li rende più pazienti e si annoiano di meno.

Un altro trucco, da usare ad esempio in macchina in mezzo al traffico, può essere quello di spiegare ai bambini la situazione e di chiedere loro idee su come passare il tempo: individuare tutte le macchine di un colore ad esempio. E’ in questo modo che si pongono le basi della pazienza.

Un esercizio proposto da Zelazo è quello di mettere un animale di peluche e sullo stomaco e cullarlo per farlo addormentare con i respiri del bambino. Si inizia con 30 secondi di respiro tranquillo e poi se aumenta di un secondo ogni volta. Questo esercizio potrà essere chiamato “pazienza” e lo si potrà richiamare in futuro. Invece di dire al bambino “sii paziente” si potrà dire “ti ricordi di quando eri stato paziente aspettando che Teddy si addormentasse? Ho bisogno che tu lo faccia ancora.  Funziona da innesco spiega lo scienziato. Secondo Zelazo infatti i bambini sono influenzati da storie nelle quali i personaggi tengono comportamenti che noi vogliamo che essi emulino che non da istruzioni esplicite, e questo sempre perché il cervello è ancora in sviluppo.

Importante inoltre è premiare i bambini pazienti con frasi come “So che è stato difficile e apprezzo che mi hai concesso quel tempo e sei stato paziente”. In questo modo si pongono le basi per un deposito emotivo necessario per la crescita e per l’autostima. Impareranno a riconoscersi come persone pazienti.

Capita anche a voi Unimamme di trovarvi in difficolta coi vostri figli? Pensate che questi consigli pubblicati su Greator Good Magazine dell’Università di Berkley possano esservi utili?

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