Un insegnante accusato di maltrattare i suoi alunni è stato condannato dopo 6 anni. Le parole con cui giustificava i suoi comportamenti.
Nel 2013 Ferdinando Cadicamo, un maestro 59enne al suo primo incarico di ruolo, aveva perso il posto da insegnante solo dopo un mese a causa delle accuse di violenze verso i bambini delle scuole Primo Maggio e Carducci di Treviso.
Dopo le segnalazioni delle famiglie, ad incastrare definitivamente Cadicamo erano state le immagini delle telecamere piazzate nella classe dalla squadra mobile di Treviso. Nelle immagini si vedeva chiaramente che l’insegnante dava calci e schiaffi agli alunni, alcuni venivano trascinati fuori dall’aula per un orecchio, ad altri venivano torti i polsi e le braccia. All’epoca l’uomo aveva cercato di discolparsi: “Non è vero che io abbia sbattuto un ragazzino contro un termosifone, né che abbia preso per i capelli una delle mie alunne“.
Quando gli hanno chiesto del calcio dato a un bambino Cadicamo ha risposto: “non era una punizione, era un calcetto a mo’ di scherzo, un modo leggero di riprenderlo“. Dai frame delle riprese effettuate si vedevano i bambini che in classe si proteggevano il viso e si rannicchiavano quando passava l’uomo. L’uomo si era difeso così: “i bambini non avevano paura, semmai erano spaesati. I primi giorni di scuola sono sempre complicati per gli alunni della prima elementare, un po’ come quando si inizia l’università dopo le superiori, è un modo tutto diverso».
Nelle immagini si vedeva un piccolo di 6 anni venire strattonato per un braccio e preso a sberle. Interrogato su questo episodio Cadicamo aveva risposto: “voi non sapete che cosa aveva fatto questo bambino”.
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Le 19 vittime di questo maestro violento si sono costituite parte civile con i genitori chiedendo mezzo milione di Euro di risarcimento. Ora Cadicamo è stato condannato a 2 anni e 6 mesi e a risarcire le famiglie con 5 mila Euro. Il legale Stefano Pietrobon, che si occupa delle famiglie dei bambini ha commentato: “Dopo questa sentenza c’è soddisfazione ma anche rammarico per la durata di questo processo, che forse sia per le famiglie sia in generale forse esigeva una risposta un po’ più rapida. Rimane anche la constatazione di come l’amministrazione scolastica non abbia saputo neutralizzare per tempo questa persona. La condanna di Cadicamo attenua nelle famiglie la delusione che sino ad oggi hanno provato“.
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