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Coronavirus: cosa fare se ci sono sintomi nei bambini

Published by
Maria Sole Bosaia

Il Coronavirus sembra stare risparmiando i bambini più piccoli, ma ecco una guida su cosa fare se si presentano sintomi sospetti.

Coronavirus cosa fare se ci sono sintomi nei bambini Universomamma.it

La situazione del Coronavirus in Italia e nel mondo

Una recente analisi pubblicata sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine ha analizzato le prime 425 persone contagiate dal  virus 2019-nCoV, identificato il 7 gennaio 2020 dagli epidemiologi cinesi, stabilendo che non c’erano persone malate sotto i 15 anni. Sul Lancet, altra stimata rivista scientifica, uno studio su 99 casi ha stabilito che l’età dei contagiati va dai 21 agli 82 anni. A Pechino c’è un bambino contagiato di 9 mesi, ma risulta palese che il temibile virus tende a risparmiare i bambini più piccoli.

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Il passaggio dal pipistrello all’uomo è avvenuto a metà novembre del 2019 per poi esplodere come epidemia un mese dopo. Questo nuovo coronavirus ha una somiglianza genetica dell’85% con il virus Sars. Il coronavirus era originariamente confinato in animali selvatici, fino a quando ha fatto il salto di specie contagiando l’uomo. Il contagio avviene per contatto a breve distanza, cioè con uno starnuto o un colpo di tosse a meno di un metro da persona già contagiata. Non ci sono prove che il virus possa essere trasmesso al bimbo dalle donne in gravidanza già contagiate, tanto che poco tempo fa una mamma contagiata ha partorito una figlia sana. Non esistono prove nemmeno del contagio via latte materno. Esiste anche la possibilità di trasmissione asintomatica da parte di chi non ha ancora i sintomi dell’infezione, il periodo di incubazione stimato però è tra i 7 e i 14 giorni, in quel periodo la carica virale è bassa e quindi anche la possibilità di diffondere il contagio.

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Rassicurazioni per quanto riguarda i piccoli provengono anche dal dottor Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria e responsabile di pediatria generale e malattie infettive dell’Ospedale Bambino Gesù individuato dalla Regione Lazio come centro di riferimento per l’emergenza epidemica.“Il fatto è che la maggior parte dei pazienti finora individuati hanno delle comorbidità mentre difficilmente i bambini presentano delle malattie concomitanti. Inoltre, sono sicuramente meno esposti ad ambienti rischiosi come i mercati alimentari cinesi”. Esistono però anche altre ipotesi.

Susanna Esposito, ordinario di pediatria all’Università di Parma e presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid), ha commentato: “così come il virus della varicella si presenta con manifestazioni cliniche più gravi nell’adulto, allo stesso modo i dati fanno pensare che il nuovo coronavirus dia una sintomatologia in età pediatrica più leggera e non diversa dalle sindromi influenzali”. Una terza ipotesi è quella per cui i bambini che si sono già ammalati di altri coronavirus noti, possono avere reazioni solo parziali con questo nuovo virus. sempre Esposito precisa: “I Coronavirus sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono anche causare malattie respiratorie da lievi a moderate come bronchiti, bronchioliti, faringo-tonsillite e raramente polmonite”. Attualmente ci sono 4 coronavirus riconosciuti:  229-E, l’NL63, l’ OC43 e l’HKU1.

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Su quest’ultimo commenta Susanna Esposito: “Si tratta di virus che non hanno mai destato grandi preoccupazioni e i bambini che ne sono stati colpiti in precedenza potrebbero avere una reazione diversa del sistema immunitario che risulterebbe in qualche modo parzialmente protetto anche dal nuovo ceppo”. Bisogna però avere maggior riguardo per i bambini immunocompressi o affetti da patologie croniche come asma o fibrosi cisticaE poi non dimentichiamo che, avendo una ricca vita di comunità, proprio i bambini possono essere coloro che trasmettono il virus agli altri”. L’invito degli esperti rimane quello di evitare inutili allarmismi. Villani dichiara: “Chi non è stato in Cina nelle due settimane precedenti e non ha avuto contatti diretti con soggetti malati non corre nessun rischio”. Il presidente della Sip sottolinea “Non bisogna fare discriminazioni anche perchè i bambini cinesi hanno lo stesso rischio di contrarre la malattia di un bambino italiano e non vanno considerati un vettore di infezione se non sono stati lì. Piuttosto, cogliamo l’occasione per ricordare le buone norme di igiene come lavarsi bene le mani e coprirsi naso e bocca quando si starnutisce”.

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Al di là di questo se si notano sintomi atipici o gravi difficoltà respiratorie fate un controllo dal medico, ma l’invito è quello di non correre al pronto soccorso. L’Iss ci ricorda che “tutte le persone che rientrano dalla Cina se manifestano sintomi delle alte vie respiratorie o se sono state in contatto con portatore di coronavirus negli ultimi 14 giorni sono soggette a controllo sanitario così come i loro contatti“. Esiste un numero verde voluto dal Ministero della Salute: 1500, il medico o gli operatori valuteranno l’intervento del 112 o l’invio di un’ambulanza per fronteggiare i rischi infettivi. Nei reparti di malattie infettive ci sono camere ad alta sicurezza dove eventualmente i bambini possono essere isolati insieme ai genitori. I governatori di 4 regioni avevano chiesto la quarantena per gli studenti di ritorno dalla Cina, ma la richiesta è stata giudicata eccessiva.

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Stando alle prime stime il coronavirus ha un tasso di letalità intorno al 3%, più basso della Sars e dell’ebola. Dal 1 febbraio il tasso di guarigione, secondo l’Unicef, ha superato quello dei decessi. A oggi i guariti sono 3497. Le autorità cinesi hanno comunicato che ci sono 40.573 casi di contagio e 910 decessi in Cina, la maggior parte nella provincia di Hubei. Altri casi si sono registrati in ‘Estremo Oriente (246) nel subcontinente indiano (5), in Australia, USA e Canada (29) e in Europa (38 casi tra Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna, Russia, Svezia, Belgio, Spagna Finlandia). Inoltre ci sono 135 contagiati a bordo della nave da crociera Diamond Princess, bloccata al largo di Yokohama. Il 30 gennaio l’OMS ha dichiarato l’Emergenza sanitaria globale. In Italia, come sappiamo, sono state prese misure come gli scanner termici per le persone in arrivo dalle zone a rischio. Utilizzare le mascherine è inutile perché il virus non sta circolando nel nostro Paese. Purtroppo il coronavirus non può essere curato con gli antibiotici, attualmente non esistono farmaci antivirali specifici, si cerca di alleviare i sintomianti-infiammatori, antipiretici e idratazione, usando soprattutto l’isolamento. Non esiste, ovviamente, nemmeno un vaccino, la cui messa a punto potrebbe variare da 3 mesi a 1 anno. La medicina più immediata è impedire il propargarsi del coronavirus.  Unimamme, cosa ne pensate delle minure prese e riportate su Repubblica?

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Maria Sole Bosaia

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