Parla il papà di Martina, la ventenne morta a Palma di Maiorca durante un tentato stupro. La prescrizione ha cancellato metà delle accuse.
Martina Rossi era una studentessa di Genova che morì precipitando dal balcone di una camera d’albergo a Palma di Maiorca il 3 agosto del 2011. Secondo l’accusa stava tentando di fuggire da una violenza sessuale di gruppo.
Gli imputati sono: Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, loro però ora sono accusati di tentata violenza sessuale di gruppo, a rischio di prescrizione per l’agosto del 2012, mentre l’accusa di morte in conseguenza di altro reato è già andata in prescrizione. In primo grado i due sono stati condannati a 6 anni. Bruno Rossi, padre di Martina, commenta: “Martina non me la ridà nessuno, ma almeno spero che per lei e per noi ci sia un po’ di giustizia, sia pure dimezzata, per la prescrizione di uno dei due reati”. In appello la procura ha proposto la condanna. “Sia il giudice relatore che il Pm sono stati splendidi nel ricostruire i fatti, nello spiegare perchè mia figlia non si faceva mettere le mani addosso da nessuno, non faceva sesso col primo venuto. Certo, resta una grande amarezza…”.
Come accennevamo la giovane era in vacanza nella località spagnola insieme a 2 amiche. La sera del 3 agosto le amiche di Martina si sono appartate nella loro stanza con 2 ragazzi, Martina invece è andata nella camera dei 2 imputati. Secondo 2 cittadini danesi che avevano la stanza accanto dopo 20 minuti si è sentito un urlo straziante. Il corpo della giovane è stato ritrovato senza vita 6 piani più sotto senza ciabatte e con indosso solo i pantaloncini. Secondo la polizia spagnola si è trattato di suicidio, ma ci sono molti elementi che non tornano. L’inchiesta voluta dalla famiglia di Martina si chiude a Genova nel 2014 con 4 indagati, di cui 2 per falsa testimonianza. Poi il processo è passato ad Arezzo, luogo di residenza dei due imputati. Questo però ha comportato un salto di 3 anni. Le indagini vengono chiuse il 12 febbraio 2017 e due imputati rinviati a giudizio per tentata violenza sessuale di gruppo e morte in conseguenza di un altro reato. Il processo di primo grado si conclude con la condanna degli imputati a 6 anni. il 14 dicembre del 2018. Secondo i giudici Martina ha cercato di sfuggire a un tentato stupro, perdendo l’equilibrio perché impaurita e miope. Il 28 novembre scorso è stato prescritto il reato di morte in conseguenza di un altro reato, il processo invece è stato rinviato al 19 febbraio 2020.
Papà Bruno si esprime sulla prescrizione. “In venti minuti, all’udienza dello scorso autunno, la corte d’appello ha deciso che uno dei reati non c’era più, che non poteva essere perseguito, che non c’erano colpevoli. Per me è un’ingiustizia profonda. Ma non me la prendo coi giudici che applicano la legge. E’ la politica che ci deve pensare. Per questo con mia moglie abbiamo chiesto un incontro al ministro della giustizia Bonafede”. Il Ministro li ha ricevuti e ha preso a cuore la loro situazione. “Qui stiamo parlando di qualcosa che assomiglia a un omicidio. Per me è inaccettabile e fa bene chi vuole cambiare questo stato di cose. I delinquenti sono delinquenti.” La sentenza, per i due imputati, non è ancora definitiva. Il padre di Martina ha dovuto stare nella stessa stanza con Vanneschi. “Quando lo vedo non posso fare a meno di pensare che ha messo le mani addosso a mia figlia. C’è più di uno stato di disagio a stare insieme per ore nello stesso spazio. Mi viene voglia di… Non mi faccia dire di cosa mi viene voglia».
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Ora Bruno Rossi e sua moglie attendono il verdetto dei giudici d’appello. “Spero in una sentenza che riaffermi quello di cui noi non abbiamo mai dubitato, fin da quando siamo andati a recuperare la salma a Palma di Maiorca, il 3 agosto 2011. Martina era una brava ragazza, non quella che hanno cercato di descrivere. Era una alla sua prima vacanza da sola e non è tornata viva. Nove anni sono passati, troppi. Ma almeno che finalmente esca la verità”. Unimamme, cosa ne pensate dell’evoluzione di questo prcesso di cui si è occupato La Nazione?
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