Tanti bambini sono a casa da scuola a seguito dei provvedimenti presi in alcune regioni del Nord Italia, ecco alcuni consigli degli esperti su come gestire la situazione.
Per effetto dei provvedimenti presi per fronteggiare l’emergenza Coronavirus molte scuole del Nord Italia rimarranno chiuse per una settimana. I piccoli, a casa, fanno domande, ecco come gestire la situazione senza, lo ripetiamo, farsi prendere dall’ansia e dal panico, perché gli adulti dovrebbero essere i primi a mantenere la calma e tranquilizzare i più piccini, che ovviamente hanno meno risorse per capire cosa sta accadendo davvero e sono più suggestionabili. Leggiamo attentamente i consigli del pedagogista Daniele Novara, autore di Urlare non serve a nulla e Organizzati e felici, direttore del Centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione dei Conflitti.
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I piccoli, lo ripetiamo, sono molto influenzabili dai genitori, vivono i loro stessi stati d’animo, le loro paure. D’altra parte la presenza della mamma e del papà è rassicurante. Secondo gli studi di Donald Winnicott durante i bombardamenti su Londra da parte dei tedeschi nella Seconda Guerra mondiale i bambini meno traumatizzati furono quelli rimasti nei rifugi con i genitori e non quelli inviati lontano. Ecco alcuni esempi concreti su come comportarsi.
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Genitore educattivo: è una figura presente ma che non si trova in un clima di allarme e ansia, fa vivere al figlio a casa un’esperienza di vacanza con giochi o attività che possano distrarlo. Non parla con lui in termini allarmistici della situazione, non li coinvolge in discorsi che per i piccoli sono incomprensibili e non li espone al flusso continuo di notizie della televisione e dei media in generale. Si tratta di informazioni che sono già di difficile gestione per un adulto, in modo particolare non li espone alle informazioni riguardanti la morte che i bambini a partire dal 5° anno sono capaci di percepire come definitiva. Bambini di 7,8, 9 anni non possiedono le capacità cognitive e un pensiero reversibile in grado di cogliere la complessità di questa situazione e poi di rielaborarlo a livello psicologico e cognitivo. Se i vostri piccoli hanno 6,7 anni dite semplicemente che per qualche giorno devono restare a casa da scuola, non entrate nei particolari, li angoscereste soltanto. Dagli 8 anni in su si può acennare a una malattia che dobbiamo evitare restando a casa.
Niente spiegoni: da evitare anche l’eccesso di rassicurazioni, perché si ha l’effetto opposto. Gli adulti trasmettono la loro reale preoccupazione continuando a tranquillizzare i bimbi per calmare se stessi. In questo modo non fate il loro bene, li impaurite. Le comunicazioni devono essere asciutte, pertinenti e, soprattutto, limitate. Spiegate semplicemente che non andranno a scuola per un po’ e che potranno giocare, ma che dovranno fare anche dei compiti a casa, magari incontrare in casa altri bambini.
Unimamme, ricordatevi che i piccini, a dispetto di quello che possiamo pensare, alla fine sono quelli che affrontano meglio la situazione e riescono, con le loro risorse, a superarlo, se guidati con saggezza e coscienza. Cosa ne pensate dei consigli dell’esperto riportati sul Corriere?
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