Una mamma racconta la commovente vicenda delle sue bimbe gemelle nate premature con zero possibilità di sopravvivere per i medici.
Kayla Ibarra è una mamma ha voluto condividere la sua storia. Lei si era sposata molto giovane con suo marito e, dopo 3 anni, era nato il loro primogenito Noah, nell’ottobre del 2016. Quando il piccolo aveva 1 anno e mezzo Kayla e il marito hanno deciso di avere un altro. Quando la donna è andata a fare l’ecografia le hanno comunicato che si trattava di gemelli e lei ne è stata entusiasta.
Inizialmente la gravidanza delle 2 gemelline sembrava procedere bene, ma quando Kayla è arrivata alla 21° settimana tutto è cambiato. Kayla ha trovato una perdita di sangue, la sua ginecologa le ha detto di andare in ospedale per farsi controllare. Dopo aver atteso per 4 ore la donna voleva tornarsene a casa. In quel momento è arrivato il suo turno. Mentre la stavano visitando ha avuto le contrazioni e le si sono rotte le acque. “Le bambine nasceranno oggi e moriranno” le ha detto il medico che doveva occuparsi di lei. La stessa cosa il medico ha ripetuto a tutti i parenti accorsi che chiedevano cosa potessero fare. La cognata la invitava a pregare, ma Kayla non voleva “non pregherò, sono arrabbiata con Dio, come poteva Lui permettere tutto ciò?”.
I parenti volevano trasferirla in un altro ospedale in Ontario dove si occupavano di neonati di 24 settimane, ma la dottoressa che seguiva Kayla non voleva chiamarli né darle qualcosa per il dolore, perché “sarebbe passato presto” diceva. Questa mamma disperata e arrabbiata ha quindi iniziato a pregare “Dicevo a Dio che ero arrabbiata” e di improvviso le contrazioni si sono fermate. E’ così riuscita a convincere il medico a lasciarla stare. Il medico le ha detto in ogni caso che non le avrebbe lasciato vedere le bambine o sentire il battito del loro cuore perché sarebbe stata “una perdita di tempo“.
Il giorno successivo il ginecologo le ha spiegato quali erano appunto, i rischi, nel tenere ancora in grembo quelle bambine e che nessun ospedale l’avrebbe aiutata prima delle 23 settimane. Kayla rischiava di morire se avesse tenuto le piccole, ma lei non voleva rinunciare a loro. Il medico inoltre non le ha voluto dare nulla nemmeno per far sviluppare i polmoni e il cervello delle piccole, convinto com’era che non ce l’avrebbero fatta. Kayla è rimasta immobilizzata a letto in ospedale per 4 giorni. In tutti quei giorni Kayla ha pregati i medici di chiamare l’ospedale dall’Ontario e di darle qualcosa per il dolore. Le è stato tutto negato, quindi lei è rimasta lì a piangere, disperarsi e pregare.
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Quando è arrivata a 22 settimane e 2 giorni è ricominciato il travaglio. Kayla si sentiva sconfitta “avrei partorito le mie bambine e le avrei tenute in braccio mentre morivano”. Fortunatamente un nuovo medico si è interessato alle sue richieste e si attivato per farla trasferire immediatamente nell’ospedale in Ontario. Una volta arrivata lì le hanno diagnosticato la polmonite.
Alla fine l’hanno fatta partorire: la prima piccina, Louna pesava nemmeno 400 grammi. Poco dopo è nata la sorellina Ema, di 450 grammi. “Loro erano lì, vive, stabili, ci hanno detto che avevano circa 12-24 ore con le bimbe. Quando finalmente le ho potute incontrare la mia vita è cambiata per sempre, quando le ho guardate ho capito che era valsa la pena di tutto quello che avevo passato”. Louna ed Ema hanno trascorso 115 giorni nel reparto di terapia intensiva neonatale, ma poi sono tornate a casa e ora sono bambine come tutte le altre e nessuno potrebbe dire che sono nate premature a 22 settimane.
“Abbiamo voluto creare consapevolezza sui bambini nati a 22 settimane. Vogliamo che il mondo sappia che possono sopravvivere e fiorire, ora siamo ambasciatori dell’ospedale che ha salvato le mie gemelle. Siamo partiti da 0% di possibilità di sopravvivenza a festeggiare il loro primo anno di vita” racconta questa mamma che ha voluto condividere la sua storia per dare speranza ad altre mamme come lei.
Unimamme, cosa ne pensate di questa bella storia raccontata su Love What Matters?
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