Una mamma racconta come sua figlia di 8 anni sia stata adescata su Tik Tok da un pedofilo che è ancora a piede libero.
Unimamme, oggi vi presentiamo il caso di una bambina adescata su Tik Tok, un’applicazione nata in Cina che viene usata in 150 Stati e tradotta in 75 lingue e che per numero di iscritti sta superando Facebook, Instagram e Snapchat.
A livello mondiale conta 1 miliardo di utenti, 2 milioni e mezzo solo in Italia, per la maggior parte bambini e adolescenti, ma non solo. Di recente anche volti noti come Michelle Hunziker e Chiara Ferragni hanno fatto la loro comparsa. Tik Tok è un’applicazione che serve per condividere filmati cambiandone la velocità, aggiungendo filtri ed effetti. Si tratta di balletti, di sketch, scenette, lyp sync. Tik Tok è facile da usare, ma per questo espone i minori a gravi pericoli.
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Nella puntata del 26 febbraio di Chi l’ha visto, una mamma ha raccontato che la figlia che ora ha 10 anni, quando ne aveva 8 è stata adescata da un pedofilo su Tik Tok. I genitori avevano regalato il telefono alla bimba e lei aveva chiesto loro di poter scaricare l’applicazione perché le amiche l’avevano già. La mamma però ignorava che nell’applicazione ci fosse un sistema di messaggistica istantanea. Iscriversi a Tik Tok è facile, si può creare un profilo che può essere pubblico o privato, l’età minima è 13 anni, ma si può tranquillamente falsificare tutto. Come immaginerete questo è un paradiso per pedofili. Mentono quindi sull’età, usano un linguaggio infantile e sono pronti ad adescare. Mentre inizialmente lasciano like e diventano follower acquisiscono dati e filmati che possono essere ripostati in altra sede. Tra le clausole di Tik Tok c’è la perdita di ciò che si pubblica.
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A un certo punto una nipote di questa mamma l’ha informata che sotto i video della figlia c’erano commenti ricorrenti di una certa persona. Allora lei si è insospettita. Era chiaramente una persona più grande che nel suo profilo aveva foto di donne mezze nude. Tra le foto delle adulte c’erano anche quelle della bambina. Su due piedi la mamma ha fatto cancellare l’applicazione. Il padre della bimba è poi andato dalla polizia postale. Lì gli hanno detto che dietro il nickname c’era un uomo che metteva annunci pornografici su Google con immagini molto pesanti. La donna ha poi scoperto che l’uomo aveva chattato in privato con la figlia per oltre un mese. Nella chat le faceva i complimenti, le chiedeva di dove fosse. Il pedofilo le chiedeva di mandare una sua foto, le ha scritto: “vorrei poterti abbracciare”. Poi le ha chiesto di scambiarsi i numeri di telefono. Quando alla fine il padre della piccola, esasperato ha chiamato il pedofilo quest’ultimo chiede di non contattare le autorità, che lui non faceva niente di male.
I genitori hanno poi deciso di non sporgere denuncia, per non traumatizzare la piccola, ma oggi la bambina ha il terrore che le capiti un altro episodio simile sui social. L’uomo, secondo quanto raccontato sulla puntata di Chi l’ha visto, è ancora su Tik Tok e continua a intrattenersi con le minorenni.
Sul tema pedofilia si è espresso persino Papa Francesco nei mesi scorsi chiedendo maggior protezione online per i bambini. Papa Francesco fa bene a chiedere ai big della Rete di implementare un algoritmo che difenda i bambini. Don Fortunato Di Noto, da sempre pronto a combattere la pedofilia con la sua associazione Meter, gli ha fatto eco.”Ma il punto è che si possono fare tutti gli algoritmi del mondo, solo che se poi non si trova chi abusa tutto questo non sarà servito a niente”. Il prete, che seguiamo da anni, segnala decine e decine di migliaia di link pedopornografici. “Si tratta di un vero catalogo dell’orrore, ci sono foto e video degli stupri su neonati fino a ragazzini di 12/13 anni. Ci sono decine di migliaia di foto e video. Decine di migliaia di bambini già abusati. E tutto tace”.
Fino allo scorso Aprile Meter ha segnalato 6 milioni di foto a sfondo pedopornografico e oltre 100 mila video simili. Secondo i dati del 2016:
L’adescamento avviene nelle chat, ma anche nelle piattaforme di gioco online usate dai piccoli. La polizia postale opera contro i pedofili e organizza anche incontri nelle scuole sulla pedofilia online. Non è facile però, perché la tecnica di adescamento è difficile da individuare. I pedofili studiano le possibili vittime, poi:
Unimamme, cosa ne pensate di questa vicenda? Voi controllate con chi chattano i vostri figli?
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