Coronavirus: le ipotesi sulla durata dell’epidemia in Italia secondo gli esperti: potrebbero volerci mesi.
Mentre in Italia continua la chiusura delle scuole per un’altra settimana nelle regioni interessate dai principali focolai epidemici di coronavirus, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ci si chiede quanto potrà durare l’epidemia. Gli esperti sono concordi nel ritenere che non finirà presto, ma potrebbe durare dei mesi. Prepariamoci, dunque, ad affrontare un periodo impegnativo di grande attenzione e misure di precauzione, senza panico né psicosi.
Ma quanto durerà l’epidemia di coronavirus? Se lo stanno chiedendo in molti in Italia; quelli in isolamento in quarantena, quelli bloccati nelle loro attività lavorative, e che hanno urgente bisogno di ripartire, e tutti quelli che sono preoccupati o esausti per il continuo stato di allerta. La risposta non è semplice e se la fase di picco, secondo gli esperti, è attesa all’incirca tra uno o due settimane, quando questo maledetto coronavirus sparirà dalla circolazione non possiamo ancora dirlo. Potrebbe ancora durare a lungo, forse cessare con l’arrivo del caldo e addirittura ritornare, come l’influenza stagionale.
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Secondo Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, ci vorranno ancora “mesi” prima di liberarci da questo virus non così letale ma comunque contagioso e molto pericoloso nei soggetti più fragili. “Abbiamo un numero non piccolo di casi. Siamo arrivati alla seconda o terza generazione di contagi“, ha spiegato Rezza a Reubblica, rassicurando comunque sul fatto che “il focolaio principale è circoscritto“. “I nuovi casi sono quasi tutti riconducibili all’epicentro dell’epidemia nel Lodigiano e ai due focolai più piccoli in Veneto“, ha aggiunto Rezza.
Le autorità sanitarie si aspettano “ancora un aumento dei casi” nei prossimi giorni, fino a quando le misure adottate non daranno gli effetti sperati”. La quarantena in atto nelle zone di contagio, infatti, serve non a impedire nuovi casi di coronavirus, sarebbe impossibile, ma rallentarne la diffusione, anche per dare tempo agli ospedali di gestire i ricoveri. Se troppe persone si ammalassero tutte insieme, infatti,
Il coronavirus o Covid-19, come si chiama la malattia causata da SARS-CoV-2, contagerà ancora molte persone, è inevitabile. Fortunatamente la sua letalità è bassa, potrebbe essere inferiore all’1%, secondo un articolo del New England Journal of Medicine. I più esposti ai rischi sono le persone anziane, dai 60 anni in su, quelle con patologie pregresse, come diabete, scompenso cardiaco o insufficienza respiratoria e i malati in dialisi. Mentre i giovani di norma rimangono in buone condizioni anche con il virus o comunque hanno un decorso breve della malattia e i bambini invece non si ammalano o accade raramente. La prevenzione va fatta dunque per le persone più fragili.
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È importante, ripetono all’infinito gli esperti, osservare buone norme di igiene per non diffondere il virus se si è ammalati – ma vale lo stesso anche in caso di ordinaria influenza o raffreddore: starnutire nell’incavo del gomito o in un fazzoletto di carta poi da buttare subito, lavarsi bene le mani dopo aver starnutito o tossito o essersi toccati naso e bocca. Non mettersi le mani sul viso e sugli occhi quando si è fuori, in giro per la città e sui mezzi pubblici. Portare con sé un disinfettante per le mani per scrupolo. Mentre la mascherina da chirurgo non serve a proteggervi dal contagio se non siete malati: è bene lasciarla solo a chi serve, ovvero alle persone malate per non diffondere il virus, ricordando che comunque la mascherina va cambiata più volte durante la giornata, oppure a chi visita una persona malata o immunodepressa. Quando è possibile il lavaggio delle mani è preferibile all’uso del disinfettante perché più efficace nella distruzione delle molecole degli agenti patogeni.
Inoltre, è fondamentale che le persone con i sintomi di un infezione come l’influenza, ma anche un forte raffreddore, non vadano assolutamente al pronto soccorso, per non contagiare gli altri pazienti e nemmeno dal medico di famiglia. Meglio chiamare prima il proprio medico o la guardia medica o i numeri verdi istituiti in ogni regione.
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Le persone infette da coronavirus e i casi sospetti vanno isolati, per il periodo di tempo necessario alla guarigione o alla quarantena. Così come vanno protetti gli anziani, i soggetti con patologie o immunodepressi, ai quali è consigliato in questo periodo di evitare i luoghi affollati al chiuso e di fare il sacrificio di limitare la socialità e i contatti.
“Allontanando le persone infette, riusciremo a spezzare la catena dei contagi“, ha affermato Massimo Ciccozzi, epidemiologo del Campus biomedico di Roma. “Abbiamo osservato due mutazioni importanti rispetto alla Sars che circolò nel 2003 – ha spiegato l’epidemiologo -. La prima rende il nuovo coronavirus più contagioso. La seconda per fortuna fa sì che sia meno letale“.
La sfida a contenere il coronavirus è importante anche per limitare le sue eventuali mutazioni che, spiega Ciccozzi, possono essere dannose per l’ospite o anche no”. In ogni caso, più il virus circola e più muta. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, comunque, finora ha escluso cambiamenti importanti nel genoma del coronavirus.
Nel frattempo, è importante interrompere la catena dei contagi, per questo nelle zone dove sono presenti i focolai epidemici le scuole devono rimanere ancora chiuse e le attività e manifestazioni pubbliche limitate. Occorre poi imparare a convivere con la malattia.
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Informazioni aggiornate in tempo reale sulla diffusione dei casi di Covid-19 in Italia le trovate sul sito web del Ministero della Salute.
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