Coronavirus: i bambini con infezione da coronavirus sono molto pochi e sembra che siano in grado di superare la malattia brillantemente, ma non sono immuni e possono essere pericolosi. Le parole dell’esperto.
Durante la conferenza stampa della Protezione civile, Gianni Rezza, il direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore della sanità, ha spiegato che si sta lavorando per capire qual è il ruolo del coronavirus sul numero dei decessi: “per ora non abbiamo dati certi, bisognerà acquisire le cartelle cliniche” e poi si è concentrato sui bambini. Secondo quanto riportato da Rezza, i bambini con infezione da coronavirus sono molto pochi e sembra che siano in grado di superare la malattia brillantemente, una bella notizia quindi. Il fatto che però possano riuscire a contrastare il virus meglio degli adulti, non fa venir meno la necessità di tenerli in casa: “questa notizia unitamente a uno studio che mostra come i bambini anche se con pochi sintomi clinici possono essere positivi al tampone ( studio fatto all’estero ), rafforza la decisione che è stata presa di chiudere le scuole”.
Lo studio a cui si è riferito Rezza è uno studio epidemiologico pubblicato dall’ISS sui dati dei contagiati fino al 9 marzo, ossia su 8342 malati. Lo studio ha confermato che la maggior parte dei casi riguarda persone di sesso maschile (il 62%) e ha oltre i 60 anni (57%). Tra i bambini di età compresa tra 0 e 9 anni i casi sono stati 43. Numero che quasi raddoppia nella fascia di età tra 10 e 19 (85) e che insieme rappresentano 1,5% dei casi. Di questi nessuno è stato fortunatamente ricoverato in rianimazione. Se tutto ciò ci conforta, non deve però farci compiere passi sbagliati. I bambini infatti non sono immuni al virus ed inoltre possono essere asintomatici, ossia essere contagiati e contagiosi senza mostrare alcun sintomo. Per questo motivo però più pericolosi. Gli esperti infatti consigliano di tenerli in casa e di evitare anche il parco.
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Riguardo al virus Rezza ha dato alcune notizie buone, la prima è che l’Istituto superiore della sanità: “ha isolato e sequenziato interamente il coronavirus in un paziente cinese, in un lombardo e anche in un veneto ed il virus è sempre quello cinese, ha subito poche mutazioni.” Fortunatamente, ha spiegato Rezza, il virus “non è diventato più aggressivo”. La seconda è che la Cina ci ha insegnato molto in termini di contenimento dell’infezione da coronavirus: ” Perché quello che è stato fatto a Wuhan e nella provincia dell’Hubei è stato davvero un successo delle misure di contenimento…misure stringenti possono rallentare se non addirittura controllare dei focolai anche grandi”. Inoltre sempre con la Cina è in atto una collaborazione a livello scientifico, soprattutto riguardo le sperimentazioni cliniche: “Siamo in attesa di dati che ci indichino l’evidenza di efficacia dei diversi trattamenti, sia per gli antivirali che per la terapia intensiva e sub intensiva” si legge su adnkronos.
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Infine ha fatto riferimento alla dichiarazione di pandemia dell’OMS, puntualizzando sul fatto che diversi Stati hanno fatto molto poco per arginare il virus, e spiegando che: “La dichiarazione di pandemia per noi non aggiunge molto, perché avendo avuto per primi un’epidemia dentro casa, il fatto che l’organizzazione mondiale della sanità dichiari uno stato di pandemia ci colpisce poco: per pandemia si intende la diffusione globale dell’infezione”.
E voi Unimamme, questi nuovi dati condivisi da Rezza vi rassicurano?
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