Emergenza Coronavirus: nostante i segnali positivi serve più tempo e forse una proroga della quarantena. I pareri concordi esperti quali Burioni, Galli, Garattini, Locatelli, Pregliasco, Rezza
Alcuni tra i principali scienziati italiani sono concordi nell’ammettere che nonostante alcuni segnali positivi sarebbe meglio fissare una nuova data, più lontana, per la fine della quarantena.
Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano, in un’intervista al Messaggero dice: “siamo ancora nella fase acuta dell’epidemia nonostante si vede qualche segnale timido positivo, basta guardare i ricoveri in terapia intensiva” e aggiunge che è “ troppo presto per sperare di vedere un cambiamento significativo non dobbiamo a fatto a stupirci se gli effetti delle misure restrittive non sono ancora evidenti. Sarà così anche domani dopodomani per qualche altro giorno ancora. Ci vuole infatti più tempo per sperare in un segnale positivo. Diciamo che ci vuole all’ incirca una settimana per scorgere un primo segnale positivo, una lieve flessione dell’aumento dei casi. E ci vogliono all’ incirca due settimane per sperare se non in una frenata, quantomeno in una stabilizzazione” . Il virologo si lancia anche in una previsione: “picco a fine marzo e fine del problema in Italia tra maggio e giugno”
Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri intervistato a Radio Capital ha invece dichiarato che: “per la settimana prossima ci aspettiamo il picco, realistico pensare a 30, 40mila casi”. Secondo Garattini: “tutto dipenderà da noi, dalla nostra capacità di evitare il contagio. Atteniamoci alle disposizioni. Se tutti avessero stili di vita adeguati e ci fosse un’adeguata prevenzione forse saremo più resistenti. La diffusione di virus e batteri continuerà a esserci, dobbiamo ripensare il mondo della salute”. Secondo Garattini bisognerebbe eseguire fare dei tamponi più mirati, come agli operatori sanitari e a tutti quelli a rischio.
Massimo Galli, primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale sacco di Milano in un intervista su La7, ha invece detto: “è evidente che siamo ben lontani dal picco epidemico e c’è molto da lottare soprattutto per evitare che il problema si estenda ad altre regioni del centro e del sud. E poi ci sarà un importante battaglia nella zona metropolitana di Milano, che in parte è già in corso, e occorre per forza prevedere maggiore vicinanza a chi è a casa e a problemi”
In un’intervista al Corriere della Sera, Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità ed esperto del Comitato tecnico-scientifico attivato sull’emergenza coronavirus, ematologo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha detto: “Oggi possiamo affermare che la scelta di chiudere scuole e università, causa di molte polemiche, sta funzionando. Ha evitato assieme ad altre misure di rendere ancora più critica l’emergenza. Nei giorni immediatamente precedenti la scadenza del 3 aprile valuteremo la situazione. Siamo pronti a prorogare la sospensione didattica se necessario”. Rispetto ad un’ipotesi di allungamento dei tempi Locatelli aggiunge: “potrebbe porsi l’ipotesi anche perché i dati delle ex zone rosse di Lodi e Codogno, dicono che la riduzione di casi è stata netta. Quindi essere stringenti ci permette di contenere l’ondata e risparmiare vite e risorse. Più la pandemia rallenta, meno si gestisce in affanno con rischio di sprecare denaro” e ancora: “È innegabile che chiudere le scuole sia servito e come nel rallentare la trasmissione del virus. Sapremo solo dopo in quale misura, 20-30%?”
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Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità ha detto al quotidiano online InTerris.it : “sono troppe le variabili delle quali bisogna tenere conto e non si conoscono i possibili sviluppi della pandemia…L’importante è che sotto la supervisione del personale sanitario delle ASL le persone contagiate siano isolate in ambienti domestici idonei e che possano per esempio disporre di un bagno utilizzato esclusivamente da loro per impedire il contagio del resto della famiglia” . Sono tante infatti le persone confinate a casa e secondo Rezza: “Fino a quando riescono a respirare normalmente, cioè finché non sopraggiunga un’insufficienza respiratoria, possono essere gestiti lasciandoli nelle loro abitazioni”. Secondo Rezza fare le previsioni non è possibile: ” non si conosce la diffusione del COVID-19 quindi non si può prevedere scientificamente quando arriverà il picco dei contagi”
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Più positivo Roberto Burioni, ordinario di virologia e microbiologia dell’università San Raffaele di Milano, alla trasmissione “che tempo che fa” dice: “abbiate fiducia. Siamo sulla strada giusta “… “Dobbiamo avere fiducia perché in questo panorama negativo ci sono dei segni molto interessanti che devono farci capire che siamo sulla strada giusta”. Secondo il virologo infatti: “nelle zone dove per primo si è cominciato a stare a casa, il focolaio di Codogno e nell’altra cittadina in Veneto, i contagi sono arrivati a zero. Questo ci fa capire che il virus non si trasmette da solo, siamo noi che lo trasmettiamo e se noi ci impegniamo per non trasmetterlo questo virus non si trasmette più”. È importante per Burioni guadagnare tempo in ogni modo possibile: “guadagnare tempo, è risorsa fondamentale perché permette alle terapie intensive di avere a disposizione più letti, permette ai medici di trovare nuovi modi efficaci e tutto il mondo scientifico sta cercando una cura per questa malattia. Potremmo trovare efficace qualche farmaco già esistente ma anche qualcuno nuovo. Guadagnare tempo con questa resistenza”
E voi Unimamme cosa ne pensate di queste dichiarazioni riportate dall‘HuffingtonPost? Siete pronte allo slittamento dell’inizio della scuola e a stare a casa per tutto il tempo che ci vorrà?
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