Un ventinovenne ricoverato in ospedale a Rovereto con il Covid 19, lancia un appello rivolto, in modo particolare, ai suoi coetanei.
Unimamme, esperti, medici e infermieri, in quest’ultimo periodo, sottolineano che ad ammalarsi di Covid 19 non sono solo gli anziani con patologie multiple, ma anche persone più giovani. Se ancora questo non bastasse, un 29enne di San Giovanni lancia un accorato appello alle persone affinché stiano a casa, aiutando così il personale medico in trincea.
A parlare, per mettere in guardia, è un 29enne romano ricoverato presso l’Ospedale Santa Maria del Carmine, Mattia De Angelis, il quale vorrebbe che tutti conoscessero la sua storia per fare più attenzione e seguire in modo ferreo le disposizioni del nostro Stato sul Covid – 19.
Il suo primo messaggio, pubblicato dalla sua pagina Facebook risale al 17 marzo scorso ” Ciao a tutti sono Mattia un ragazzo di 29 anni si avete letto bene.. 29 ANNI perche sta merda di virus prende anche i giovani e a sto giro ha deciso di rompere le palle a me.. non è una semplice influenza non ascoltate cio che dicono in tv.. STRONZATE, questa merda ti uccide dentro.. la terapia non è semplice.. perfavore rimanete in casa non dovete fare le olimpiadi risparmitevi la corsetta fatelo per i vostri cari.. siate responsabili.. i supermercati non finiscono le scorte non siamo in guerra SVEJA! mentre voi decidete che pizza ordinare e che serie vedere io devo sta a combatte con mdicinali pesanti .. decide quale vena famme martorià datemi retta non lo auguro al peggior nemico quello che sto passando io.. siate reponsabili e un minimo piu altruisti!” Le sue parole sono virali con 140. 833 Like e 97 323 condivisioni.
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in un’intervista a Fanpage Mattia ha aggiunto qualcosa, raccontando la sua storia nei particolari: “lavoravo in un complesso sciistico a Canazei, vicino a Trento. Una di quelle località turistiche prese d’assalto dai residenti delle zone rosse, fuggiti dalla quarantena. Gli alberghi erano pieni, quando si sono iniziati a svuotare era ormai troppo tardi. I lavoratori hanno iniziato a essere contagiati, e così pure io. Per due giorni sono stato bene. Il terzo giorno, all’improvviso, malissimo. Ho avuto subito febbre, mal di gola, mal di testa e dolori al petto. Respiravo male. Ero seguito dalla guardia medica, ma i sintomi erano quelli del Coronavirus. Non riuscivo più a respirare bene, fare una rampa di scale per andare in camera era uno sforzo, la facevo in affanno. Poi una sera stavo mangiando, non riuscivo a fare nemmeno quello. Non lo so spiegare, era come se avessi polvere o piombo addosso, nei polmoni. Ho chiamato l’ambulanza”
Il 29enne, come raccontato, si era recato in Val di Fassa per lavorare durante la stagione invernale. Mattia è un quasi trentenne sano e sportivo, quindi non corrisponde per nulla al ritratto dell’uomo giovane, ma con patologie importanti che potrebbero averne minato il fisico rendendolo più vulnerabile all’attacco del coronavirus. “Sono entrati con le tutone bianche, e lì ho avuto la percezione di quanto fosse grave la situazione. Loro sono stati carini, hanno cercato di tranquillizarmi, ma è stato davvero brutto. È stata davvero una brutta esperienza. Da lì mi hanno portato all’ospedale di Cavalese, dove ho fatto il tampone che è risultato positivo, e da lì all’ospedale di Rovereto, dove sono ora.
Due mesi fa non davo peso a questo virus, mi sentivo invulnerabile e invincibile utto mi aspettavo tranne questo. Quando ho cominciato a stare male, mi sono reso conto che il mio corpo si accorgeva che stava combattendo una cosa nuova, e mi sono molto spaventato. Siate responsabili, mettetevi una mano sulla coscienza e abbiate pazienza. Tutto tornerà come prima, arriverà il tempo in cui torneremo ad abbracciarci, ma non è ora. Io sono la diretta testimonianza che anche un ragazzo giovane può stare male e riportare gravi danni. Non bisogna sottovalutare il coronavirus, nemmeno i medici sanno bene con cosa hanno a che fare”.
Come molte persone in salute anche Mattia si sentiva invulnerabile, fin quando non lo è stato più. I suoi coinquilini sono in quarantena, monitorati dall’azienda sanitaria. Ora il 29enne è nel reparto malattie infettive, ma anche se si trova in camera con una sola persona, si è reso perfettamente conto della grave situazione. “Qui sono tutti davvero molto gentili, me si vede che l’ospedale è pieno di pazienti, sono sempre di corsa. Pur in questa grandissima confusione, c’è una grande organizzazione. I medici sono bravissimi, gli infermieri pure. Ma ho proprio l’impressione che il reparto sia pieno di gente“. Mattia ora sta meglio e tutti sono fiduciosi nella sua ripresa, ma lui ci tiene a inviare un appello a chi sta fuori. “La gente deve imparare a stare a casa. Io davvero, nei giorni scorsi ho visto su Instagram che anche dalle mie parti le persone stanno prendendo sottogamba questo virus. Vedo che c’è gente che fa la corsa al parco, ci sono ancora assembramenti. Ma il pericolo c’è. Io non sono certamente anziano, e anche io mi sentivo invulnerabile. Eppure mi sono ammalato e sono venuti a prendermi con le tutone bianche. Quindi per favore, lo dico a tutti, restate a casa». Unimamme, leggete e fate leggere queste parole a tutti i vostri famigliari e conoscenti che continuano a uscire senza vera necessità. Magari capiranno cosa rischiano.
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