Una mamma ed anche medico ha deciso di scrivere una lettera, indirizzata alla scuola, per lanciare un appello nell’emergenza Coronavirus.
L’Eco di Bergamo ha pubblicato una lettera che una mamma ha deciso di scrivere in questo momento così difficile legato all’emergenza Coronavirus. La mamma è anche medico e da sola si deve occupare di 4 figli di età diverse e che è costretta a lasciare tutto il giorno da soli per aiutare le persone che in questo momento stanno male.
La dottoressa bergamasca inizia così la sua toccante lettera indirizzata alla “scuola”: “Cara scuola, sono giorni che ci penso. Quale è la differenza fra una priorità e un’emergenza? La scadenza. Improrogabile nel secondo caso, non nel primo”. Poi continua raccontando della sua vita, del suo lavoro: “Sono medico e mamma separata di 4 ragazzi preadolescenti. Nella vita lavoro con i tossicodipendenti, in carcere. Per questa emergenza sono stata richiamata in ospedale a coprire turni nei reparti adibiti a gestire i malati (anziani, giovani, pluripatologici e non) sfortunati, colpiti dal virus e affetti da questa potenzialmente letale patologia chiamata Covid 19. Non temete, ci hanno detto al corso, di non esserne all’altezza. Se non ci foste voi al letto di questi pazienti, morirebbero soli. E così eccomi là. È un’emergenza”.
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Il suo lavoro continua anche a casa, dove trova 4 ragazzi che essendo stati tutto il giorno da soli hanno avuto difficoltà ad organizzarsi con i compiti: “Al rientro a casa, ogni sera, con le lacrime agli occhi, racconto cosa ho visto ai miei 4 figli. Sono a casa da scuola, loro, 4 scuole diverse per ordine e grado. Son ragazzi in gamba, intelligenti, sensibili. Ma non perfetti. E a casa, da soli tutto il giorno, faticano ad organizzarsi fra tablet, computer e smartphone: caricare programmi, capire dove a che ora con quale professore collegarsi in video lezione (che si sovrappongono), eseguire esercizi mai fatti, ricerche, power point. E si distraggono, certo, giocano, chiacchierano, chattano, litigano. Così l’altro giorno glielo ho ritirato quel maledetto telefono e l’ho portato come me al lavoro. (Nooooo!!? Li ho lasciati senza orari, codici, contatti). Compiti che non si possono rimandare, perché ogni compito ha una scadenza!”.
Poi racconta della figlia che ha un lieve ritardo mentale e che prima di questa emergenza aveva un percorso scolastico individuale, ma che ad oggi non è più così: “Ora i compiti che deve consegnare sono quelli di tutti gli altri. Senza facilitazioni. Senza spiegazioni, ma con una scadenza. È guarita???”.
La mamma/medico ha cercato di trovare una soluzione, ma le ha dovute scartare tutte:
“I nonni. Li accudiscono, preparano loro i pasti, ma non possono nemmeno ospitarli perché non hanno la tecnologia adeguata a devono restare isolati”. Poi ha pensato di cercare una baby sitter: “Certamente: giovane, che sappia gestire 4 ragazzi, che sia abile con le piattaforme digitali, che abiti vicino e che non abbia paura di contrarre il coronavirus. Non esiste”. L’altra idea era quella di prendere ferie: “Non posso. Non sono anestesista, è vero. Ma in quel mio turno, quel malato con fame d’aria, dipende unicamente da chi come me è li accanto a lui e ha la possibilità di chiamarlo l’anestesista quando peggiora. E quel giorno, quando sarò a casa ad aiutare i miei figli a fare i compiti per poter rispettare le scadenze, spero in quel letto ci sia questa scuola”. Oppure di “tornare al passato e avere un figlio unico. Per fortuna non è andata così”.
Conclude la sua lettera facendo un appello alla scuola e ricordando che “non siamo a casa in vacanza. È un’emergenza e dietro ad ogni alunno vi è una storia. La nostra è solo una di queste. Forse una tra le più allegre perché qualcun altro avrà sicuramente un genitore ricoverato in terapia intensiva e credo abbia il diritto di vivere la paura di perderlo nella massima libertà. Vi prego pertanto di ripensare, anzi eliminare le scadenze e vi auguro di ritrovarvi tutti tra i banchi di scuola, al rientro”.
Voi unimamme siete vi trovate con le parole della mamma medico? Cosa ne pensate?
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