I fondatori dell’azienda Baby2 hanno riconvenrtito ad interim la loro attività d’impresa, producendo mascherine.
Nello sforzo titanico di combattere il Covid 19, è impegnata anche l’azienda Baby2 che solitamente è impegnata nella confezione di abbigliamento per Versace, Balenciaga, Dolce&Gabbana, Dior.
A prendere questa importante decisione sono stati i coniugi fondatori dell’azienda: Tiziana Finotti e Fedele Lombardi hanno deciso che i loro 15 dipendenti, che fino a poo tempo fa utilizzavano macchinari specializzati per confezionare maglieria in cotone, in lycra e fibre sintetiche devono dedicarsi alla produzione di mascherine. Le mascherine, in questo periodo sono una delle cose più richieste in assoluto, vista la loro carenza e la necessità che tanti lavoratori ne hanno stando a contatto con il pubblico, senza contare che esse vanno cambiate con una certa frequenza o sono inutili. Ecco cosa raccontano della loro esperienza i coniugi. “Un primo lotto di 1600 mascherine chirurgiche tagliate e cucite a scopo sperimentale in due giorni è andato esaurito in poche ore. Avvalendoci del passaparola, le abbiamo consegnate gratuitamente ai reparti dell’ospedale Maggiore di Novara e ai comitati della Croce rossa di Novara, Galliate, Trecate”.
Naturalmente sono state richieste altre mascherine “made in Romentino” e così questa azienda si è dedicata ad approntare altre 6 mila mascherine. «Le mascherine chirurgiche che abbiamo soprannominato “Baby2 hanno la particolarità di non essere usa e getta. Si possono sterilizzare con amuchina in lavatrice a 60 gradi e riutilizzare più di 10 volte». Se prima le macchine, sotto la supervisione degli operai, cucivano costumi da bagno, ora cuciono mascherine. “Il tessuto è stato reso impermeabile con un trattamento “antigoccia” portato a termine nello stabilimento comasco della Colorsystem di Luigi Rossato L’impianto lariano che abitualmente realizza la lavorazione capace di rendere la stoffa impermeabile, in questo periodo era chiuso per l’emergenza coronavirus. I titolari hanno accolto la nostra richiesta e riavviando i macchinari si sono messi nella condizione di fornire un contributo concreto alla produzione straordinaria delle nostre mascherine“.
La loro grande impresa di donazione gratuita continuerà finché termineranno le scorte di materiale impermeabile. “I quasi 300 metri di tessuto che avevamo a disposizione sono diventati finora 7600 mascherine. Se riusciremo a recuperare dai fornitori altra materia prima idonea, proseguiremo l’attività a tempo pieno”. I due fondatori desiderano garantire un adeguato flusso di mascherine agli enti istituzionali che ne sono sprovvisti. “Ci risulta che gli operatori impegnati nell’assistenza-cura dei contagiati dal Covid19, siano costretti ad indossare le mascherine ffp3 anche per dieci giorni consecutivi. L’utilizzo estremo di quel materiale lo rende evidentemente non più del tutto efficace. Queste invece alla sera possono essere lavate-igienizzate e al mattino successivo sono pronte per il riutilizzo. Le nostre consegne assolutamente gratuite proseguiranno a beneficio dell’ospedale, dei soccorritori in prima linea della croce rossa, vigili, case di riposo, infermieri, medici”. Unimamme, cosa ne pensate della decisione di questi imprenditori risportata su La Stampa? Secondo voi chi può dovrebbe prenderli come esempio?
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