L’emergenza coronavirus costringe le donne vittime di violenza a restare in casa con il loro aguzzino. L’allarme lanciato da Telefono Rosa.
L’emergenza Covid – 19 ci costringe tutti nelle nostre case, ma benché molti si lamentino delle costrizioni e della noia, la situazione più pericolosa la vivono le donne che sono costrette tra le pareti domestiche con il loro aguzzino, senza più nessuna valvola di sfogo, che sia il lavoro dell’uno o dell’altro o una passeggiata. Ecco cosa dice a questo proposito la psicologa Elia D’Ascoli, intervistata su Repubblica da Valentina Ruggiu e Serena Console.
Telefono Rosa, che risponde al numero 1522, come numero nazionale anti violenza e anti stalking, denuncia che, in quest’ultimo periodo, arrivano pochissime chiamate, tutte sussurrate dalla doccia o dalla camera da letto. Eliana D’Ascoli, psicologa con 15 anni di esperienza per Telefono Rosa, commenta: “stare a casa forzatamente sta aumentando in maniera esponenziale gli episodi di violenza anche in situazioni in cui, fino a prima della quarantena, non si erano mai palesate dinamiche violente. La noia, l’ansia e il nervosismo che viviamo in questi giorni stanno accentuando ancor di più le dinamiche delle famiglie violente”.
In questa particolare situazione le donne faticano a trovare un momento da dedicare a loro stesse “una ragazza che aveva chiamato il 1522 alle 14 è riuscita a mettersi in contatto con me solo alle sette di sera. Un’altra signora mi ha chiamata mentre era chiusa in macchina, sfruttando un momento in cui era scesa per buttare l’immondizia. A volte faccio fatica persino a sentirle per il rumore che creano pur non farsi sentire dall’uomo“. Non sono solo le donne a chiamare, ma anche i loro figli. “Ricevo telefonate anche di figli che denunciano le violenze subite dalla madre o che subiscono in prima persona dal padre, a volte anche indirettamente perché intervengono nelle liti per proteggere la donna”.
Inoltre c’è anche il timore che l’uomo possa scoprirle e vendicarsi- “Una paura che già hanno normalmente. Sa quante volte riceviamo telefonate che vengono interrotte bruscamente perché arriva l’uomo o c’è un rumore che spaventa la donna”. D’Ascoli prosegue raccontando che, almeno, nonostante il contesto prressivo, le donne stanno cercando di ottenere aiuto “a parte casi gravissimi, non telefonano tanto per denunciare quanto per avere assistenza psicologica: una valvola di sfogo, un sostegno per far fronte a questa situazione eccezionale. Anche perché la denuncia, lo diciamo sempre, deve essere fatta nel momento in cui si esce da casa e mai prima, perché all’uomo viene notificato l’atto”.
A ogni modo è bene sapere che il 1522 è collegato direttamente con il pronto soccorso e con le forze dell’ordine e che, in caso si può anche parlare via chat. Questa è accessibile tramite il sito del 1522 o l’applicazione per smartphone scaricarile, in modo gratuito e semplice da Google Play o su 15.22.eu “in questo momento può essere fondamentale più che mai”. La dottoressa spiega che conseguenze psicologiche della violenza. “Le donne che escono da una situazione di violenza manifestano tutti i criteri diagnostici ricollegabili ai disturbi da stress post traumatico, perché quello che hanno vissuto è stato un vero e proprio trauma”. La psicologa, però, vuole lanciare un messaggio di speranza per tutte le donne in difficoltà. “Anche se in casa sei sola, chiusa in una gabbia con lui accanto, un aiuto lo puoi trovare”. In Italia l’81,2 % dei femminicidi nel 2019 è avvenuto tra le mura domestiche, sempre nel 2019 sono state registrare 88 vittime ogni giorno, una ogni 15 minuti. Secondo l’avvocato Elisa Anania il calo delle chiamate si spiega con l’isolamento fisico e mentale, che scoraggia le donne dal rivolgersi all’esterno o parlarne con un’amica. Bisogna ribadire però che i centri antiviolenza sono in funzione. Di Telefono Rosa esiste anche una pagina Facebook dove poter trarre informazioni e suggerimenti.
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