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Salute e benessere bambini

I disabili “possono essere lasciati morire” in America: le direttive shock per l’epidemia

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Gaia Fabbrini

USA: le linee guida shock di ogni stato per l’emergenza sanitaria. Per l’Alabama e altri stati degli USA i disabili “possono essere lasciati morire”.

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Questa emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova il sistema sanitario mondiale, mancano gli strumenti salvavita per tutti e ogni paese si trova nella situazione di dover dare delle linee guida al proprio sistema sanitario. Queste linee guida vogliono essere uno strumento di aiuto al singolo medico di fronte alla pressione di dover scegliere chi attaccare al respiratore e chi lasciar morire. In Italia ha fatto molto discutere il criterio scelto dai medici ” di voler considerare l’età del paziente e chi può avere più anni di vita salvata , in un’ottica di massimizzazione dei benefici”, hanno scritto i medici italiani in un rapporto che è stato pubblicato sul sito Internet di Siaarti. Secondo questo rapporto dei medici, giudicare “inappropriato” l’accesso alle cure di qualcuno, trova giustificazione nella straordinarietà della situazione di emergenza che stiamo vivendo.

Anche sugli Stati Uniti si sta abbattendo la prima ondata di casi di coronavirus e ogni Stato membro cerca di fornire ai medici dei criteri, in base ai quali prendere le decisioni più delicate: gli ospedali presto saranno in difficoltà perché invasi da pazienti con difficoltà respiratorie e dovranno scegliere chi attaccare al respiratorie e chi no. Ogni Stato, rispetto a questa emergenza, ha avuto un approccio diverso ma si può notare una tendenza abbastanza diffusa: di 36 Stati che si sono espressi una decina ha elencato considerazioni di tipo “intellettivo” e condizioni precise che porteranno alla discriminazione nei confronti dei disabili, denunciano diverse associazioni.

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Lo stato dell ‘Alabama, in un documento titolato “Scarce resource management”, sosterrebbe che “i disabili psichici sono candidati improbabili per il supporto alla respirazione“. Anche lo stato di Washington che è stato il primo ad essere colpito dal Coronavirus si esprime nelle sue linee guida con frasi come “capacità cognitiva“, così come lo stato del Maryland e della Pennsylvania che parlano di “disturbo neurologico grave”. In Tennessee le persone affette da atrofia muscolare spinale verranno “escluse” dalla terapia intensiva. In Minnesota saranno la cirrosi epatica, le malattie polmonari e gli scompensi cardiaci. Il Michigan darà la precedenza ai lavoratori dei servizi essenziali.

Coronavirus: “criteri basati sull’idea che alcune vite valgano più di altre”

Tutto questo ha scatenato le associazioni che difendono i disabili tre delle quali (disability rights Washington, self advocates in leadership, Ark of the united states) si sono subito scagliate contro lo stato di Washington facendogli causa al fine di impedire l’entrata in vigore di questi criteri salvavita.

Altre organizzazione si sono appellate direttamente al governo federale affinché imponga alle amministrazioni locali e agli ospedali, criteri più equi: che diano il diritto ai disabili di avere lo stesso trattamento degli altri. Come sostiene Ari Ne’eman, docente al Lurie Institute for disability policy dell’università Brandeis, “Le persone affette da disabilità sono terrorizzate che se le risorse si fanno scarse, verranno inviati in fondo alla fila. E hanno ragione, perché molti Stati lo affermano in modo abbastanza esplicito nei loro criteri “. Quello che fa davvero paura è che questi criteri siano basati sull’idea che alcune vite valgano più di altre.

Oltretutto in tutti i documenti degli Stati membri emerge un “inquietante principio” in base al quale si dovrebbe gestire le risorse: quello di chiedere al paziente, in caso scarseggino le risorse salvavita, se vuole lasciare il posto a chi potrebbe avere più probabilità di sopravvivenza, o meglio come dice Ari Ne’emann: “maggiore valore per la società. “ Tutto questo, conclude la Ne’eman: “impone una pressione inaudita”.

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Anche in Italia le famiglie con disabili si sentono dimenticate e hanno paura. Si sente la mancanza di aiuto e solidarietà da parte del governo. Le Onlus si sono organizzate con attività online per continuare le assistenze e dare un’ora di sollievo ai familiari in isolamento. Ma ci sono famiglie che necessitano di aiuto h24. Non ci sono mascherine, guanti. Lo sappiamo e le cooperative che hanno a carico i servizi non distribuiscono i dispositivi agli operatori che a loro volta non effettuano prestazioni alle famiglie da giorni.

A. Philip Randolph scrisse che: “una comunità è davvero democratica, solo quando le persone più umili e più deboli possono godere dei più alti diritti civili, economici e sociali. Gli stessi che i più grandi e i più potenti possiedono”. Se è davvero cosi siamo ben lontani dal poterci definire democratici. E gli americani lo sono meno di noi.

E voi Unimamme cosa ne pensate di queste disposizioni prese dagli Stati Uniti per far fronte a questa emergenza coronavirus riportate da Avvenire?

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Gaia Fabbrini

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