Era solito dire: “se dovesse succedere a me, lascerei subito il posto a un giovane!” e poi è successo davvero. L’esempio di un prete bergamasco morto per il Covid-19.
Don Giuseppe Berardelli era arciprete di Casnigo, in Val Gandino (Bergamo), ormai da 14 anni ed era molto amato, sempre cordiale e sincero, impegnato nel sociale, anteponeva la vita degli altri alla sua. Purtroppo don Giuseppe aveva avuto problemi di salute molto recentemente ed il COVID-19 li ha riacutizzati. Era solito dire: “se dovesse succedere a me, lascerei subito il posto a un giovane!” e poi è successo davvero, come riporta Vaticannews. La comunità parrocchiale di Gandino voleva comprare al prete con una colletta un respiratore ma purtroppo non ha fatto in tempo, Don Giuseppe è morto nel giro di 4-5 giorni. Don Giuseppe Bernardelli si è spento domenica 15 marzo all’età di 72 anni.
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Don Giuseppe era originario di Fonteno ed è nato il 21 agosto del 1947. Ordinato sacerdote il 30 giugno 1973, il suo primo incarico era stato di coadiutore nella parrocchia di San Giuseppe in città alta, poi a Calolzio e infine è stato parroco di Gaverina, Fiorano e Casnigo. Attorno alla sua scomparsa si stringe non solo la comunità di Gandino perché il suo spirito allegro era conosciuto e amato da molti oltre i confini della valle.
Giuseppe Imberti, a lungo sindaco di Casnigo lo ricorda con affetto:”Era una persona semplice, schietta, di una grande gentilezza e disponibilità verso tutti, credenti e non credenti. Il suo saluto era “pace e bene”. Sempre cordiale e disponibile verso l’amministrazione pubblica, le associazioni e non solo quelle della parrocchia, partecipava a tutte le manifestazioni senza essere mai invadente. Alla festa dei coscritti del ‘47 non mancava mai. Perfino per le veglie funebri chiedeva prima ai parenti se fosse gradita la sua presenza, per dire la discrezione che aveva. Era amato da tutti, da Fiorano arrivavano ancora i suoi ex parrocchiani dopo anni a trovarlo. Ma aveva anche una capacità incredibile di risolvere i problemi economici, di bussare alle porte giuste per avere aiuti. Si muoveva con il suo “galletto” e quel casco vecchio che sembrava quello di sturmtruppen, ha valorizzato i santuari (l’ultima grana era il tetto della Trinità…) e il recupero della sagrestia opera di Ignazio Hillipront . E naturalmente il nuovo Oratorio, la sua opera maggiore che lo ha preoccupato parecchio. Un arciprete amato da tutti”.
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Anche Clara Poli, per anni sindaca di Fiorano, dove Don Giuseppe è stato a lungo parroco, dal 1993 al 2006, lo ricorda con molto affetto: “Era un prete che ascoltava tutti, sapeva ascoltare, chiunque si rivolgeva a lui sapeva che poteva contare sul suo aiuto per Fiorano è stato un ottimo parroco, grazie a lui e a don Luigi Manenti che era a Semonte, sono riuscita ad aprire il Centro di Auto Aiuto che ha permetto di aiutare tante famiglie e tanti ragazzi sbandati, senza di lui sarebbe stato impossibile. Con lui l’amministrazione è riuscita a mettere in piedi il grande Cre che adesso è davvero diventato un punto di riferimento per tutti i giovani”. Era sempre allegro ma dietro il suo sorriso Don Giuseppe nascondeva molte preoccupazioni “Lo ricordo sulla sua vecchia moto Guzzi, amava la sua moto, e quando lo si vedeva passare era sempre allegro e pieno di entusiasmo, ha regalato pace e gioia alle nostre comunità”.
Non c’è stato nessun funerale ma a Casnigo lo hanno salutato a modo loro, lunedì 16 marzo alle 12:00 si sono tutti affacciati sul balcone di casa e lo hanno salutato con un applauso. Don Giuseppe era un prete mariano, molto legato al Santuario ed era amato da tutti come ribadisce Clara Poli: “Il suo è un arrivederci, non ci lascia soli, da lassù veglia su di noi e continua a scorrazzare fra le nubi con la sua motocicletta, chissà quanti progetti sta facendo lassù, anche per noi”….
Dall’inizio di marzo, purtroppo sono già più di 20 i sacerdoti della diocesi di Bergamo scomparsi per il Covid-19.
E voi unimamme cosa ne pensate di questa storia di fede e altruismo riportata da araberara?
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