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Salute e benessere bambini

Quarantena e auto-isolamento in casa: come prevenire il contagio in famiglia

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Redazione Universo Mamma

La pandemia di Coronavirus sta mettendo a dura prova tutti noi, ma se in famiglia si ha un malato di coronavirus, anche asintomatico o con lievi sintomi, occorre sapere come prevenire il contagio. Almeno da noi in Italia infatti se si risulta positivi al tampone ma non si hanno sintomi gravi si viene obbligati a rimanere isolati in casa. 

Quarantena e auto-isolamento in casa: come prevenire il contagio in famiglia – Universomamma.it

Un professore della Johns Hopkins University, Crystal Watson, ha fornito alcuni suggerimenti per contrastare il contagio. che abbiamo integrato con le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.

Epidemia di Coronavirus: come prevenire il contagio in casa

La prima distinzione che viene fatta dal professore è tra quarantena, autoisolamento e distanziamento sociale.

  • la quarantena consiste nel rimanere a casa per 14 giorni perché si ha avuto un “contatto stretto” con qualcuno che è poi risultato positivo al tampone
  • l’auto-isolamento consiste nell’isolarsi in casa dopo aver avuto i sintomi del Coronavirus
  • il distanziamento sociale consiste nel mantenere una distanza dagli altri per evitare possibili contagi pur non avendo certezza della presenza del virus in noi o negli altri

Cosa si intende per contatto stretto? La risposta la troviamo sul sito dell’Istituto superiore di sanità:

“il contatto stretto di un caso possibile o confermato è definito come:
una persona che vive nella stessa casa di un caso di COVID-19;
• una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso di COVID-19 (per esempio la stretta di mano);
• una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso di COVID19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati);
• una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso di COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di durata maggiore a 15 minuti;
• una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso di COVID-19 per almeno 15 minuti, a distanza minore di 2 metri;
• un operatore sanitario od altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso di COVID-19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso di COVID-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei;
• una persona che abbia viaggiato seduta in aereo nei due posti adiacenti, in qualsiasi direzione, di un caso di COVID-19, i compagni di viaggio o le persone addette all’assistenza e i membri dell’equipaggio addetti alla sezione dell’aereo dove il caso indice era seduto (qualora il caso indice abbia una sintomatologia grave od abbia effettuato spostamenti all’interno dell’aereo, determinando una maggiore esposizione dei passeggeri, considerare come contatti stretti tutti i passeggeri seduti nella stessa sezione dell’aereo o in tutto l’aereo).
• sono da considerarsi rilevanti a fine epidemiologico i contatti avvenuti entro un periodo di 14 giorni prima dell’insorgenza della malattia nel caso in esame.”

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Se una persona sviluppa i sintomi, come tosse, febbre o respiro corto, deve contattare il medico di famiglia, il pediatra o uno dei numeri regionali dedicati e rimanere in casa sempre se i sintomi non peggiorano, come se si trattasse di una normale influenza. Solo se i sintomi peggiorano o persistono o si prova una grave difficoltà respiratoria si deve chiamare subito l’ambulanza contattando i numeri di emergenza 112/118.

Se i sintomi non peggiorano, i contagiati  devono autoisolarsi, per un periodo di 14 giorni.  In questo caso la soluzione ideale sarebbe avere una stanza e un bagno ad uso esclusivo.

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Il caregiver, chi si prende cioè cura della persona con sintomi, deve fare molta attenzione all’igiene, lavarsi le mani di frequente, evitare il contatto e far indossare al malato la mascherina per evitare di diffondere il virus nell’aria. E’ fondamentale anche assicurare la pulizia delle superfici e un lavaggio degli abiti con temperature alte. Anche chi si prende cura del malato dovrebbe indossare una mascherina. A queste indicazioni il nostro Istituto Superiore di Sanità aggiunge:

  • garantire una buona ventilazione della stanza
  • limitare gli spostamenti all’interno della casa se vi sono altre persone
  • garantire il ricambio d’aria in tutti i locali della casa
  • evitare di condividere asciugamani, lenzuola, ecc. che vanno lavati in lavatrice per almeno 30 minuti a 60° in un lavaggio dedicato.

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Se uno spazio dedicato al malato in casa non è presente, è necessario mantenere la distanza in casa di almeno un metro dal contagiato, lavarsi spesso le mani e pulire le superfici che possono essere toccate. Se si è un caregiver, è necessario indossare una mascherina e assicurarsi di lavarsi spesso le mani, e procedere alla pulizia accurata di superfici e indumenti.

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Se il contagiato è un bambino o una persona non autonoma, non in grado cioè di seguire le raccomandazioni di lavarsi le mani e non toccarsi il viso, mantenere la distanza diventa più difficile se non impossibile, anche perché soprattutto i bambini quando sono malati hanno ancora più bisogno di contatto e conforto. L’ideale sarebbe che i principali caregiver  non siano persone ad alto rischio in caso di contagio, ossia persone con più di 60 anni o con problemi di salute.

Un caso a sé lo sia quando vi sia un neonato da allattare: in questo caso, secondo l’ISS, “la madre dovrebbe indossare una mascherina chirurgica ed eseguire un’igiene accurata delle mani prima di entrare in stretto contatto con il bambino.”

E voi unimamme, eravate al corrente di tutte queste indicazioni?

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