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Figli adolescenti a casa: come evitare lo scontro secondo un pedagogista | VIDEO

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Valentina Crea

Avere figli adolescenti in casa non è facile, gestirli in un momento critico come questo può essere davvero difficile. I consigli di un psicoterapeuta.

Figli adolescenti a casa: come evitare lo scontro secondo un pedagogista | VIDEO – Universomamma.it

A seguito dell’emergenza per il coronavirus siamo obbligati a rimanere in casa. Le scuole sono chiuse, molti genitori lavorano da casa e le uscite per incontrare parenti ed amici non sono ammesse. Tutto questo per cercare di ridurre i contagi ed è giusto seguire le indicazioni che ci sono state date. Se per gli adulti è difficile rimanere a casa, tantissime persone sono state denunciate in questi mesi dalle forze dell’ordine, anche per i nostri figli non è facile. Forse, di più per gli adolescenti. Un famoso pedagogista ha spiegato come gestire questi ragazzi che si trovano a dover passare tutta la giornata a casa.

Figli adolescenti chiusi in casa per l’emergenza: alcuni consigli

Il pedagogista Daniele Novara ha pubblicato un articolo, anche su Avvenire, nel quale parla dei ragazzi adolescenti, dai 13 ai 16 anni, che sono costretti a stare in casa forzatamente per un mese o più con i genitori. E’ un’eta molto particolare, un’età nella quale si cerca di liberarsi dal controllo genotoriale, per sentirsi “grandi, indipendenti. Come ricorda Novara: “Improvvisamente nell’età in cui i figli si organizzano per fare a meno di papà e mamma, per schiodarsi dal loro controllo, per liberarsi dal nido materno, finiscono col trovarsi esattamente agli antipodi di questo bisogno evolutivo, ossia chiusi in casa proprio con loro”. I ragazzi di questa età stanno subendo dei cambiamenti ormonali ed emotivi che li portano ad essere imprevedibili.

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Si ribellano ai genitori che cercano, invece, d’instaurare un rapporto, ma che i ragazzi vedono come un ostacolo alla loro crescita. Quindi nascono momenti di tensione: “Le provocazioni risultano normali, quasi all’ordine del giorno: evitare la colazione, il pranzo e la cena assieme; opporsi alle richieste scolastiche; stare appiccicati ai videogiochi ore e ore; convertire la notte in giorno e viceversa; e tanto altro”. Una situazione che è quasi impossibile da “domare” per un genitore. Il Dottore Novara da dei consigli ai genitori che devono rapportarsi con un adolescente “chiuso in casa”:

  • Usare una giusta misura ed una giusta distanza educativa: “Organizzare una buona comunicazione. Meglio abbandonare un modello comunicativo centrato sulla richiesta e sulla pretesa, ossia sul fatto che il figliolo o la figliola, in quell’età così particolare della vita, debba sottostare alle richieste dei genitori. Questo tipo di comunicazione porta inevitabilmente allo scontro poiché stimola nei figli adolescenti il bisogno di riproporre la propria identità e la propria presenza trasgressiva”. Evitare di fare troppe domande personali, come: “Voglio che tu finisca questo compito; Voglio che ti sbrighi a venire perché stiamo iniziando a mangiare; Capisci o no che ti stiamo aspettando?; Quando ti degnerai di farci l’onore della tua presenza?”.
  • Usare la comunicazione di tipo organizzativo, di servizio, oggettiva: una comunicazione che stabilisce una necessità imprescindibile che va al di là della richiesta genitoriale. In altre parole: “C’è da tenere in ordine la casa; La casa va presidiata nell’ordine e tutti devono darsi da fare; La scuola ha le sue esigenze e occorre organizzarsi in funzione di queste esigenze; C’è da portare fuori il cane”. In questo modo il ragazzo non vedrà nella richiesta un’imposizione, ma riconoscerà, “pur nella difficoltà della costrizione reclusiva, la particolarità della situazione e adeguarsi il più possibile”.
    Il rapporto compiti/scuola: lo psicoterapeuta ricorda che anche se la scuola e gli insegnati si stanno dando un gran da fare per garantire lo svolgimento delle lezioni e mantenere vivo il “senso dell’apprendimento e del fare scuola”, per i ragazzi è difficile riuscire a mantenere l’attenzione. “I ragazzi chiusi in casa vivono una profonda alterazione sia dal punto di vista emotivo, neurofisiologico e neurocerebrale. Non si può pretendere che abbiano le stesse prestazioni che nel contesto scolastico comune, dove ci sono anzitutto i compagni che fungono da rispecchiamento, da incentivatore e da motivatore. Sono soli, isolati, in una condizione anche depressiva”.
    Cambiare il modo di valutare: è necessario “uscire dai soliti schemi e steccati, lezione-studio-interrogazione, e di sperimentare nuove modalità sia di apprendimento più concrete e laboratoriali centrate sul fare, piuttosto che sull’ascoltare, ma specialmente, nuove modalità di valutazione non più focalizzate sulle risposte esatte, ma sul monitoraggio dei processi di crescita”.

Il professore Novara è il direttore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti ed a messo appunto un servizio di consulenza per aiutare i genitori. Il servizio si svolge anche via Skype e lo scopo è quello di “aiutare i genitori a leggere e capire la situazione che si stanno vivendo all’interno della famiglia per individuare le strade percorribili, tenendo conto della fascia d’età di cui si sta parlando“.

Voi unimamme avete figli adolescenti? Come cercate di gestirli?

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